Il giorno dopo, c’è Rafa ovunque: e son pensieri fissi su quelle tre ore dense, un faccia a faccia significativo, la presa di contatto che in realtà diviene la presa di coscienza d’aver fatto la scelta giusta. Piacere: e si son piaciuti, diamine, perché a Benitez è andato subito a genio il decisionismo di De Laurentiis, la sobrietà di Chiavelli, la padronanza d’argomentazioni di Bigon; e perché alla triade, quell’uomo arrivato con relazioni dettagliate su qualsiasi personaggio in organico, ha dato l’impressione di saperne una più del diavolo. Fatto, teoricamente è già fatto: ma praticamente poi resta l’ultimo ostacolo da superare, e sembra un dettaglio, vale a dire il contratto.
APPUNTAMENTO – Ricapitolando: il riassunto della puntata precedente, Londra, lunedì 20 maggio, è racchiuso in quella full immersion nella City per scoprire le affinità elettive con Rafa Benitez, per proporgli l’Idea di calcio del Napoli e valutare le possibilità di scorgere affinità, per cogliere l’entusiasmo d’un allenatore girovago e vincente, per intuire le eventuali convergenze sulle necessità della squadra, sugli interventi da effettuare in sede di mercato, su Cavani e sul suo destino legato alla clausola rescissoria. Missione compiuta, lasciandosi poi quarantotto ore per le riflessioni e per la definizione dell’aspetto economico, divenuto un orpello di quella chiacchierata rivelatasi proficua e praticamente decisiva.
SI TRATTA – Poi c’è la sintesi della puntata successiva, quella che andrà in onda tra oggi e domani e andrà realizzata senza alcun carico di stress, né di forzature, strategicamente rimosse da Aurelio De Laurentiis: «L’allenatore per il futuro sarà un uomo all’altezza del Napoli e noi non abbiamo fretta» . C’è il desiderio di un confronto ampio sulla durata (la proposta iniziale prevede un biennale) e sui compensi (che danzano intorno ai tre milioni e duecento mila euro annui), sui premi – o incentivi, chiamiamoli come vi pare – e innanzitutto c’è sia nel Napoli quanto in Benitez ottimismo e una empatia ch’è scattata immediata. Ma ora scatta la fase-due che è affidata a Manuel Garcia Quilon, il manager del tecnico madrileno, e ad Andrea Chiavelli, l’ad della Filmauro e il ministro delle Finanze d’un club ben consapevole d’aver individuato in un profilo altissimo l’uomo al quale affidare il terzo quinquennio dell’era De Laurentiis. La spedizione a Londra ha avuto il compito di conoscersi, di svelarsi.
NO PROBLEM – Le voci (talvolta impazzite) arricchiscono il romanzo e Benitez e il Napoli si son già portati avanti con il lavoro, scendendo nel dettaglio d’una struttura ch’è agile, a dispetto delle leggende metropolitane che tratteggiano uno staff da dieci-dodici persone: al tecnico spagnolo bastano quattro collaboratori, la norma più o meno, figure di fiducia con i quali portare avanti un progetto che gli è parso stuzzicante, che ne solletica la professionalità e ne stimola la curiosità professionale. E poi c’è l’Italia ch’è ancora tutta da scoprire, perché troppo breve fu la sua Inter, anche se ci fu la possibilità di vincere la coppa Intercontinentale.
STOP & GO – Toccata e fuga: quanto serve per entrar dentro se stessi, per accorgersi che sì, è quella (reciprocamente) la scelta giusta. Adesso tocca a Quilon, il procuratore, atteso a Roma per presentare la richiesta del proprio assistito, per ascoltare l’offerta, per limare le differenze. E’ la dinamica di una trattativa «normalissima» – legata a questo punto solo ed esclusivamente alle modalità contrattuali – che poi procederà per un po’ a distanza: perché Benitez è negli Usa per giocare due amichevoli con il suo Chelsea e riuscirà solo a sfiorare De Laurentiis, annunciato a Londra per la finale di Champions, prima di decollare verso gli States, da dove ormai Rafa sarà ripartito. Ma ci sarà modo per rivedersi.
FATTORE M – Ma gli uomini di spettacolo sanno sempre come stupire e De Laurentiis ci ha prova spesso: «A Londra non sono andato per Benitez» . Vabbé, intanto arriva Quilon a Roma. E poi, per arricchire di pathos l’attesa, un’indicazione a qualche tifoso che in pressing, a Città della Scienza, l’implorava: «Il cognome del prossimo allenatore comincerà con la M» …Montella no, resta a Firenze. Magari sarà Max (Allegri): ma non, ha specificato, parlava di cognome. Per un po’ è andato di moda Maran, ora è il momento di Martinez del Wigan. Ops: pure lui spagnolo, di stanza in Inghilterra… O si tratta invece di Raphael Benitez Maudes per tutti Rafa? Il gioco (delle parti) continua.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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