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Napoli, tra vecchi e nuovi volti: almeno in quattro verranno ceduti

«Vecchi»: ma con affetto, con quello slancio quasi confidenziale ch’è figlio di anni e anni di frequentazioni al San Paolo e nei dintorni. «Vecchi»: ma perché stanno da un bel po’ e dunque ci si può concedere qualche licenza, come per un caro amico. Fuorigrotta, casa-Napoli, casa-Maggio, casa-Zuniga, il focolare domestico di stagioni intere, tante, quel che bastano a stabilire quale sia la «vecchia guardia». Hamsik è il padrone di casa, ci mancherebbe: e la fascia di capitano ne è la testimonianza. Ma poi c’è quel Napoli che ha segnato (in grande o anche in piccolo) un’epoca, il tempo.

NA’ SERA. Christian Maggio è arrivato sei stagioni fa, lo volle Reja e po’ se l’è ritrovato Mazzarri, con il quale aveva già condiviso un pezzetto di Sampdoria: centosessantesei partite di campionato, altre quarantasei nelle varie coppe, un bel po’ di gol, la Nazionale conquistata e ora, maledizione, perduta; qualche menisco lasciato qua e là, pure i legamenti a dire il vero e per concludere uno pneumotorace. Magari cominceranno a scivolare i titoli di coda, chi può dirlo?, però è stato bello per entrambi, per Maggio e per il Napoli, per quegli inchini ai gol, un omaggio alle curve, per un feeling spontaneo, immediato, per quel basso profilo ch’è sempre stato apprezzato, per la disponibilità al sacrificio che non è bastata per volare in Brasile e ora gli ha fatto male.

COLOMBIA VOLA. Ma pure Zuniga è «vecchia guardia»: siamo già a cinque campionati, però c’è tutta un’evoluzione del colombiano, ci sono due Coppe Italia, le qualificazioni europee e poi quel «balletto» che all’inizio stancava e che poi invece ha entusiasmato. Ma è sempre più una squadra a immagine e somiglianza di Benitez: Dzemaili, Inler, Pandev e Britos sono alla terza stagione e del quartetto appena citato, solo il regista turco-napoletano ha la quasi certezza di restare. E’ il calcio, questo, che ha i suoi cicli, si aprono e poi si chiudono: era già accaduto con Paolo Cannavaro, appena nel gennaio scorso, e prim’ancora avevano salutato De Sanctis e Aronica, altri corazzieri appartenuti alla (ri)costruzione.

Fonte: Corriere dello sport

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