Par di sentirlo, il rumore dei nemici: è quell’eco distinta che arriva dal mercato, è il passaparola che irrompe un giorno sì e l’altro pure, è un destino da prendere a pallonate, modello san Siro, per tirarsi fuori da questi giochi, per dimostrare che c’è un Inler nel quale credere, come ha fatto Benitez. Il rumore dei nemici è nelle dinamiche d’un calcio moderno, che va affrontato a petto in fuori, proprio come in Inter-Napoli, un’ora e mezza di ferocia su Hernanes in marcatura (nella zona), lasciando poi che Cambiasso faticasse come un disperato per andare a prendere quel regista indemoniato, due tocchi e via, che ci prova da lontano, che va in percussione e tocca il palo. Il rumore del ciak è fastidioso: e quando la storia si fa dura, è arrivato il momento di provare a metterla in discussione, ascoltando – e ci mancherebbe – che c’è Gonalons e che c’è Sandro e che c’è un universo di centrocampisti che hanno quel passo lì, che si somigliano, però lasciando ch’emerga anche qualcosa di sé.
CHE FIDUCIA. Poi c’è anche il rumore dell’«amico», che si chiama Rafa Benitez: in realtà, un estimatore. Basta tuffarsi nelle statistiche e riattraversare le quarantadue partite sin qui giocate. E san Siro è la rappresentazione del meglio d’un turco napoletano con passaporto svizzero.
IL PESO. La colpa, per quel peso di diffidenza sulle spalle, è nei diciotto milioni di euro girati all’Udinese per averlo: ma a quei tempi andava così. E ancora: a quell’epoca, s’arrivò quasi al duello ravvicinato con la Juventus, che su Inler aveva creduto e decise di provarci. Vabbè, sono storie del passato: il futuro è adesso, Gonalons o Sandro, qualche altro spunterà sempre all’orizzonte. S’avverte il rumore: caro nemico, ti scrivo. Firmato: Gokhan Inler.
Fonte: Corriere dello Sport
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