FIRENZE – Il mercato va sempre. A Cesena in B, state certi, qualcuno andrà a spiare il giovane Alberto Almici (21, a gennaio), appena rientrato dopo un incidente che l’ha tenuto fermo per settimane e settimane e dunque bello carico. Il Napoli l’ha pedinato in passato, quando l’esterno mancino era a Lanciano, s’è informato poi nello scorso luglio con l’Atalanta, che ne detiene la proprietà, infine s’è messo sulla riva ad aspettare informazioni sempre più fresche e direttamente dal campo.
LE IDEE – In ordine neanche troppo sparso, le tentazioni restano quelle di sempre: il centrale preferito a Skrtel (29) del Liverpool e alle spalle, volendo, ci può stare Fabio Schar del Basilea; il regista a cui concedere il quarto posto della mediana è indiscutibile Maxime Gonalos (25) del Lione e a sinistra, dopo aver fatto a sportellate con l’universo intero, si tenterà di arrivare a Martin Montoya (23) del Barcellona. Calciatori fatti e in grandi club: per non perdersi in chiacchiere sull’ambientamento.
CENTROCAMPO – Il mercato dalla A alla Z è ampio e c’è Daniele Baselli (22, a febbraio), regista con i fiocchi, o anche un dieci classico – per definizione di Pierpaolo Marino – un centrocampista che ha il futuro segnato e per il quale Bigon ha bruciato, nella passata stagione, qualche week-end. L’Atalanta ha ritrovato la sua struttura originaria, nel cuore della manovra ha uomini di piede e d’esperienza, però Baselli è riuscito a ritagliarsi fettine importanti di questo avvio di stagione e la considerazione resta lusinghiera.
SUD AMERICA – Poi rimane apertissima la porta che conduce in Brasile, perché laggiù ci sono dodici milioni di euro “depositati” al Gremio e bisognerà – entro fine anno – sapere cosa farne. Il destino di Edu Vargas, l’assegno umano di cui sopra, dipende da una serie di variabili neanche troppo impazzite: il Gremio sarebbe disposto a confermarlo, quindi a riscattarlo, dopo essersi accomodato per discuterne la cifra, ma intanto è spuntata l’ipotesi Santos, che al cileno non spiace affatto.
INCONTRO – Metti una mattina a Coverciano Benitez, Sacchi e Antognoni: prepara un tavolo, ma non per pranzare, e poi lascia che il tempo scorra. Mezz’ora, anzi quaranta minuti e forse quarantacinque a confrontarsi sul proprio modo di fare calcio, sulle proprie «letture» dell’ammodernamento d’un mondo attraversato da ogni angolo. Benitez-Sacchi è un’amicizia che dura da vent’anni, è un confronto tra filosofie che hanno scoperto di avere analogie: parlarne – con Antognoni – è stato un piacere.
Fonte: Corriere dello Sport
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