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Napoli e Fiorentina vogliono Osvaldo. La Roma apre l’asta

Tante pretendenti e Osvaldo vorrebbe una piazza che crede nelle sue potenzialità

E adesso il problema è che cosa ne facciamo, che cosa se ne fa il mondo di un talento gassoso disperso in un corpo fisico, troppo fisico, in una testa che confonde l’arroganza con l’indipendenza, la volgarità con la fantasia, il menefreghismo con l’astuzia. Il colore della chitarra con la musica.
Pablo Daniel Osvaldo sarebbe un supersoldato se riuscisse a vestirsi di una bandiera qualsiasi senza essere colto da convulsioni esistenziali. E’ bravo, è bello, ha i piedi e l’acrobazia, ha la presenza in area e il senso di ragno che coglie l’esistenza della porta anche quando è nascosta. Poi scende negli spogliatoi e non sappiamo se si metta a gridare o a piagnucolare come sostiene Andreazzoli, però per voce di popolo calciatore non riesce a dimostrarsi amico di nessuno e da nessuno si lascia conoscere davvero. Sembra che nella Roma il suo migliore compagno sia Burdisso, avvicinatosi in pace a Osvaldo dopo essere stato illividito di calci durante un allenamento.

ESEMPIO – Dani, diminutivo affettuoso atto a dimostrare che qualche persona cara in fin dei conti deve averla, non riuscirà neppure questa volta a battere il suo record. Record di fedeltà che vale per le donne della sua vita e soprattutto per le squadre. Due stagioni con una maglia e si cambia. Sarà lo stesso anche con la Roma, perché neppure l’indubbia qualità del suo giocare, il talento gassoso che lo rende leggero cone l’elio quando si alza a colpire con quella deviazione di testa che non fa rumore, come la coda di uno scorpione, potrà convincere una società che intende riformarsi e diventare esempio a confermare un atleta capace di tanta aggressività e maleducazione nei confronti di un allenatore vicino alla terza giovinezza.
Lasciando perdere tutti gli altri peccati che i tifosi non gli hanno rimesso, la fuga dal derby di campionato, le manate ai compagni, i litigi a Trigoria. Perdere Osvaldo è una disgrazia. Tenerlo sarebbe un suicidio, un altro da parte di questa Roma che ne ha già commessi tanti ma continua a camminare grazie alle sue sette vite.
Fuori dell’Europa, due sole competizioni alle viste per la prossima stagione, un centravanti giovane come Destro in fila per entrare, la possibilità di prendere una punta centrale esperta per premunirsi. A questo punto Osvaldo diventa un lusso, di quei lussi che mordono. Solo che il ragazzo si deprezza da solo a ogni bravata. Questo litigio con Andreazzoli, prima faccia a faccia e poi per interposti vecchi e nuovi media, gli è costato il posto in Nazionale. Basta e avanza per abbassarne la quotazione. Poi la pubblicità internazionale data al caratteraccio del giocatore aiuta gli acquirenti e non certo i venditori.
GUSTI – La Roma non regalerà Osvaldo. Non può permetterselo in assoluto e comunque i soldi le servono per rifornire il nuovo allenatore dei giocatori che chiede. Vuole quantomeno rientrare dei 17 milioni spesi. C’erano diverse squadre pronte ad arrivare a cifre quantomeno vicine. Il Tottenham era in pole, ma se decide di accogliere l’esule Franco Baldini eviterà per quieto vivere di mettergli accanto Osvaldo. La Juventus e la Fiorentina sono interessate, molto interessate. Però la prima si è ormai orientata su Higuain e a questo punto l’italoargentino è sceso a livello di seconda scelta.
Adesso il club che chiama con maggiore insistenza è il Napoli. Città e società a Osvaldo non dispiacciono. Si parte da una base d’asta di dieci milioni, bassa per la Roma. Che aveva trovato la destinazione ideale nell’Anzhi. Ma quelle telefonate arrivavano da troppo lontano e da un’aria troppo gelida per i gusti di Osvaldo e delle sue numerose famiglie.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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