Calaiò 2: il ritorno. L’Arciere atto secondo. A volte (ma non spesso) ritornano. Mettetela come volete, ma ormai ci siamo. Anzi, ci risiamo. Manu sta per tornare nell’amata Napoli, il sequel è ormai servito e la soddisfazione sembra al momento somma e generale. Per tutta una serie di motivi, per un mix ben riuscito di fortuna e virtù (diceva un certo Machiavelli), per una serie di eventi propiziatori che hanno trasformato il palermitano in un boomerang. Che torna indietro però con la giusta traiettoria: non per far danni ma per completare ad hoc un reparto che ha spessore qualitativo ma non propriamente numerico.
IL COMPLETAMENTO – E, perché no, per completarsi. Per completare quel ciclo personale forse interrotto (dopo tre stagioni e mezza) sul più bello. Non proprio in maniera cruenta o inopportuna, ma con qualche perplessità e piccolo rimpianto. Insomma, un po’ a bocca amara, ma assolutamente senza rancori di sorta o preminenti desideri di rivalsa. Perché lui, e questo si può urlare ai quattro venti, non ha mai smesso di amare l’azzurro. Che sta per maglia e città (dove ha pure preso moglie). E allora torna pure, ‘sta squadra aspetta a te… Anche se Napoli, un po’ per costituzione, un po’ per modus operandi, non è mai stata la piazza adatta ai dejà vu, che nella sua lunga ed affastellata storia, sono davvero merce molto rara e spesso poco preziosa.
I PERCHE’ – Non sarà di certo il caso del bomber siculo, poiché la sua storia presenta sfaccettature e significati diversi da quelle consuete. Il suo ritorno ci sta e non va ad intaccare equilibri, non va ad alterare gerarchie, non ha bisogno di ambientamenti o rodaggi. Lui sa come muoversi in casa Napoli, sa come farsi voler bene (i tifosi non hanno mai dimenticato quello spiccato attaccamento alla maglia) ed anche quello che può dare. In questo momento parecchio visto che, andata a farsi benedire la Coppa Italia, restano in piedi l’obiettivo Champions e l’Europa, con tanto d’impegni a raffica. Due cose non da poco, che richiedono forza, coraggio e gli uomini giusti nei posti giusti. E da questo punto di vista, per Calaiò, manco a farlo apposta, tutti i conti potrebbero tornare. Con lui.
C’ERA UNA VOLTA – Nemmeno tanto tempo fa, c’era quella volta con l’Emanuele reclamato a tutti i costi da uno dei principali artefici del doppio balzo dalla C alla A. Chi se non Pierpaolo Marino? Per intenderci, uno degli uomini del primo tricolore azzurro, e poi regista (a distanza di molti anni) della rinascita del calcio a Napoli. Perché, vero è che tutto è partito dall’illuminato Aurelio, ma è pur vero che il dg avellinese (ora a Bergamo) ci ha messo tantissimo di suo. A partire dalla faccia. Il Marino degli Hamsik e Lavezzi volle fortissimamente anche Calaiò (che a sua volta accettò la categoria inferiore), prima assicurandosene la metà pescarese e poi l’altra torinese. Senza alcun indugio. “Emanuele? Lo riporterei subito a Napoli. Durante il periodo a Siena è migliorato tantissimo sotto il profilo tecnico e tattico” ecco quanto dichiarato recentemente dall’uomo dei rinnovati sogni azzurri.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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