Il made in Italy va e in un Bel Paese in cui il calcio è materia prima, c’è qualità elevata in grande quantità: sopra la panca c’è un interrogativo che campa e andare a scovare tra le «debolezze» di De Laurentiis & Bigon, nell’archivio un po’ segreto dei propri pensieri, diviene esercizio anche mnemonico, ma fondato su indiscrezioni, sugli spifferi che arrivano dall’universo calcio, sulle interpretazioni mica poi così libere ma inevitabili.
SONO FRANCO – O meglio, Francesco di nome, Guidolin di cognome: un uomo e anche una garanzia, un aziendalista dentro, un professionista che ha attraversato l’Italia da Nord a Sud, che ha proposto calcio godibile sempre, che in Friuli si è conquistato due qualificazioni ai preliminari di Champions League, che sa modellare le squadre secondo gli uomini a disposizione, che difende a tre (come il Napoli) o a quattro (come ha fatto in passato), che attacca con due punte, con una e mezza, con due e mezza. L’identikit collima. Poi c’è la realtà, il suo desiderio di restare dov’è: «L’ho detto e lo ripeto, a costo di diventare stucchevole: io resto qua. Se l’Udinese vuole». Il Napoli vorrebbe, in caso di separazione da Mazzarri, affidargli un sogno e attraverso stradine periferiche ha fatto giungere a Guidolin quest’ipotesi: se ne parlerà – direttamente, concretamente – nell’eventualità in cui si debba procedere e nel discorso s’infilerebbe altro: si discuterebbe, chiaramente, di Mehdi Benatia (26), la prima tentazione per sostituire Campagnaro sul centro-destra, e poi si chiacchiererebbe anche di Luis Muriel (22), colombiano che ha il gol nel Dna e margini di sviluppo ancora da cogliere.
VADO AL MAX – Le ambizioni restano e il profilo d’un allenatore al quale consegnarle deve essere rilevante: c’è Guidolin (che ha contratto in vita) ma c’è anche Massimiliano Allegri (che ha ancora un anno d’accordo) che rappresenta la figura rassicurante per De Laurentiis e Bigon, che ha uno scudetto in bacheca e ha attraversato la Champions da dentro. Poi ci sono i se e i ma e c’è ancora il campionato da ossequiare, il terzo posto da raggiungere con il Milan e soprattutto un rapporto da verificare con la proprietà: le continue manifestazioni di pubblica stima arrivate dai calciatori hanno semplicemente rafforzato alcune valutazioni di De Laurentiis, che sul conte Max nutre non solo simpatia. Il primo contatto diretto – di due mesi fa – a bordo di una nave è servito per approfondire la conoscenza diretta di un allenatore al quale vengono riconosciute non solo le competenze ma anche uno stile di comportamento, una sobrietà e un’ironia (soprattutto nei momenti delicati della recente tormenta).
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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