La Juve ha domato anche il Milan provato da un dispendioso inseguimento e privo del suo atomico Supermario. Ha così fatto un passo decisivo verso lo scudetto (ventottesimo o trentesimo? Ho perso il conto…) e ha contemporaneamente fornito un assist favoloso al Napoli che adesso ha sette punti di vantaggio sui rossoneri e si prepara alla trasferta non proibitiva di Pescara. Note felici, purché non si ripetano le distrazioni che ieri hanno fatto tremare gli azzurri fino al 94’. Come una volta, tanto tempo fa… Insigne mi ha ricordato il Pocho. C’era anche quella volta il Cagliari, al Sant’Elia, era il novembre del 2010 e Lavezzi segnò al 94’ il gol della vittoria dopo una fuga in contropiede che restò negli occhi e nel cuore dei tifosi azzurri. Ne parlano ancora, sul web, come parleranno a lungo del tocco magico del Tenorino che ha procurato all’ultimo respiro il successo sui generosi ragazzi di Cellino: altra impresa, rispetto a quella del Pocho, più di qualità che di forza, come se avesse deciso di firmare l’atto di iscrizione alla prossima Champions e un’accorata petizione a Mazzarri a nome di tutti i compagni perché tenga duro fino al raggiungimento del traguardo alle spalle della Juve e decida di restare anche nel prossimo campionato, magari per vincere il sospirato scudetto. Ieri, al San Paolo, mentre si vivevano straordinarie emozioni, un misto di certezze e paura, si osservava Cavani con passione e scoramento insieme: tutti dicono che se ne andrà, mamma dice in Spagna, il fratello in Inghilterra, gli informatissimi in Germania, il procuratore risponde con sorrisi furbastri alle domande dei tessitori di un calciomercato senza fine come la tela di Penelope; Cavani è inquieto, cerca il gol non con l’innata capacità di segnare esibita fino a poche settimane fa ma con malcelata disperazione, quasi volesse farsi perdonare anticipatamente dai tifosi l’ineluttabile tradimento. Nessuno supererà Maradona, nè oggi nè mai. E allora Insigne fa sapere che lui ci sarà comunque, insieme a chi dovrà sostituire il Matador se questi accetterà di portare i suoi fantastici gol in qualche famoso stadio d’Europa, al Bernabeu, all’Etihad Stadium, all’Allianz Arena, agli ordini di Mourinho, di Mancini o di Guardiola. Io ci sarò – vuol dire il Tenorino – non più riserva di lusso ma titolare di un Napoli sempre più ambizioso. Quel che conta, riassumendo i significati della sofferta vittoria sul Cagliari, è che le future scelte di De Laurentiis non riguardino modesti soldati di ventura, com’è capitato di recente, ma almeno un terzetto di campioni conclamati destinati a rafforzare la difesa, il centrocampo e l’attacco per tentare di conquistare uno scudetto o una Coppa. La cronaca di Napoli-Cagliari non è fatta solo di emozioni e di gol ma di sensazioni che rendono ancora più appassionante il Giallo Finale, quasi ad offrire al patron cinematografaro la trama di un film di successo.
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