No, l’attrazione fatale non scattò quella sera: perché il 14 marzo, il profumo insopportabile di Londra lasciava semplicemente un profondo senso di disorientamento. Ma no, quella fu la nemesi: cross dalla destra di Ramires, sponda di Drogba e destraccio di Ivanovic, spuntato dai (retro)pensieri che ormai affollavano l’angolo partenopeo di Stamford Bridge. I sogni muoiono lì, quartiere Chelsea, dove l’erba di Branislav Ivanovic è diventata sempre più verde: eppure, ce ne aveva messo di tempo per prendersi un posto in quella squadra di fenomeni. E quando ne era diventato un simbolo, quasi un leader, eccolo là che pianta un destraccio al fianco di Walter Mazzarri, un estimatore della prima ora, e lo sbatte fuori dalla Champions.
TOP PLAYER – Ma tutto torna, pure il desiderio di ricominciare a disegnarsi una favola e nel Napoli che verrà, quella squadra da disegnare ad immagine e somiglianza, 3-4-2-1 o 3-4-3, dipende da come vogliate dare i numeri, sul foglietto lasciato tra le mani di Aurelio De Laurentiis, praticamente la lista della spesa, il corazziere serbo s’è ritrovato in prima fila, il top player per sistemare la difesa, darle contenuti fisico ma anche intraprendenza e un curriculum vitae rappresentato dalla bacheca: una coppa di Russia, 3 coppe in Inghilterra, poi pure una Premier e adesso persino la Champions.
LA SCOPERTA – Si fa in fretta a dire Ivanovic adesso, però Mazzarri l’aveva indicato subito, agli albori della sua napoletanità, quando partì per conquistar qualcosa: s’era appena accomodato in Europa League, ripartendo dal basso della zona retrocessione dalla quale aveva ereditato la squadra, ed aveva già espresso le proprie tentazioni in serbo. Perché quel gigante gli pareva buono pure mentre il blues gli pareva un microcosmo indigeribile, con tanta panchina e nessuna presenza. Uno fa delle scelte, nella vita: e Mazzarri s’è portato appresso la figurina del centrale di destra del Chelsea, come riferimento estremo d’un mercato ancor tutto da decodificare. Un metro e ottantotto di altezza, per ottacinque chili: praticamente un body guard da inserire in quell’organico da arricchire ulteriormente per dominare nel gioco aereo, per avere (quasi) un quintale di esperienza da mettere al servizio del Naples. Sorry, del Napoli: Ivanovic, oh yes.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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