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Il goleador silenzioso cresciuto alla corte dei grandi campioni. Ecco chi è Higuaín

A Madrid ha segnato come Juanito ma gli hanno preferito Benzema, il pupillo del presidente Perez. L’argentino non hai mai alzato la voce

Quasi sette anni a Madrid e mai una parola fuori posto. Gonzalo Gerardo Higuaín è fatto così. Ha sempre preferito parlare sul campo, alzando la voce unicamente quando c’era da festeggiare un gol. Ben 121 quelli totali con la camiseta blanca del Real, come il mitico Juanito, in 264 scampoli di partita. Sì, perché per un motivo o per l’altro, una maglia da titolare il “Pipita” se l’è sempre dovuta sudare, anche se alla fine è puntualmente riuscito a guadagnarsela.
Una situazione che, all’alba dei 26 anni, che compirà il prossimo 10 dicembre, l’ha portato lo scorso maggio ad annunciare la volontà di cambiare aria, logorato dal dualismo con Benzema, che nonostante le frequenti amnesie e i passaggi a vuoto, fin dal giorno dell’approdo, ha goduto del vantaggio di essere stato acquistato, per l’iperbolica cifra di 35 milioni, da Florentino Pérez. Non stupisce, quindi, se le pressioni presidenziali abbiano spinto decisamente a favore del lionese e non dell’argentino di Brest, colpevole di essere stato tirato fuori dal cilindro dall’odiato predecessore Ramón Calderón, che lo regalò a Fabio Capello, nel dicembre del 2006, insieme agli altri due ragazzotti di sicuro avvenire, Marcelo e Fernando Gago, che più tardi avrebbe disputato una stagione nelle fila della Roma.

CANE E GATTO – A Higuaín erano bastate 34 presenze e 13 gol con la gloriosa maglia del River Palte per guadagnarsi l’attenzione della Casa Blanca, che lo preleva per 12 milioni. Scelta subito premiata, visto che nel maggio successivo il “Pipita”, due gol pesanti nei 19 spezzoni di gara concessi da Don Fabio, festeggia già la prima delle tre Ligas che metterà in bacheca in Spagna. Davanti a lui ci sono il “Fenomeno” Ronaldo, la bandiera Raúl, e il miglior Van Nistelrooy, che però, nella temporada 2008/09 è costretto a fermarsi per diversi mesi, a causa di un terribile infortunio. Gonzalo non si lascia sfuggire l’occasione concessa dal destino e, pur non giocando da prima punta, termina la stagione con un bottino di 22 gol in Liga, in 34 apparizioni. Numeri che crescono l’anno seguente, quando arriva a Madrid Manuel Pellegrini, l’allenatore che forse ha saputo valorizzarlo meglio di tutti i prestigiosi colleghi. Con il cileno, ora alla guida del City, sono addirittura 27 le reti in campionato, 18 in più rispetto al nuovo compagno Benzema, che fatica ad ambientarsi nel nuovo ambiente. Nei quattro anni di convivenza, solo in un’occasione il bomber argentino ha segnato, in Liga, meno reti del diretto concorrente, in coincidenza, fra l’altro, con l’intervento di ernia discale della stagione 2010/11, conclusasi comunque in doppia cifra. È in quel frangente che Mourinho, in un’indimenticabile conferenza stampa, parla per la prima volta di “andare a caccia con il gatto (Benzema), quando manca il cane (Higuaín)”. Definizione, per certi versi sviata, che non abbandona più i due contendenti. Lo Special One finisce per alternarli scientificamente, prediligendo il Pipita per le sfide esterne e Karim per quelle domestiche. Le reti piovono a grappoli, anche se, almeno nel caso del sudamericano, le cifre cambiano sensibilmente quando si studiano le statistiche continentali. In 48 presenze in Champions Gonzalo ha trovato la porta solo in 8 occasioni.
Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione
L.D.M.

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