Il campionato argentino,dopo un Clausura ricco ed avvincente,va finalmente in vacanza. La storica affermazione dell’Arsenal, il ritorno in ‘A’ dei ‘milionari’ del River e del Quilmes e le sofferte salvezze di San Lorenzo e San Martin hanno garantito emozioni infinite per quello che si conferma essere il più affascinante campionato sudamericano. E’ senza dubbio stato il campionato di un monumentale Riquelme, mai come quest’anno continuo e determinante,ma anche dei giovani terribili ed affamati dell’Arsenal di Sarandi. E’ stato l’ultimo campionato di due istituzioni come Veron e Fuertes, ma anche il primo di giovani talenti che hanno sottolineato ancora una volta come l’Argentina sia fucina di talenti. Ecco chi in questo Clausura ha meritato una menzione d’onore in virtù di quanto espresso sul campo:
IL MURO DEL VIADUCTO – Ventidue anni e non sentirli. Lisandro Lopez è poco più di un ragazzino, ma la personalità è quella di un veterano. E’ qualche anno ormai che a Sarandì se ne parla come di uno destinato a grandi palcoscenici e l’ultimo Clausura,concluso con l’insperato successo,ha definitivamente consacrato il ragazzone di Santa Fè. Centrale difensivo alto 187 centimetri, sfrutta al massimo gli 85kg di muscoli con i quali funge da vero e proprio incubo per gli attaccanti che gli si pongono contro. La forza fisica è solo uno dei tanti pregi di Lisandro, che oltre ad una buona velocità, impressiona per tecnica e intelligenza. Nonostante la giovane età è infatti il leader difensivo della sua squadra, componendo con Guillermo Burdisso la baby difesa dei campioni d’Argentina. Il gol nell’ultima gara contro il Belgrano, decisivo per la vittoria finale ,rappresenta una delle sue specialità. Spesso infatti le sue scorribande in occasione di calci piazzati risultano letali per gli estremi difensori avversari. Costa circa 3,5 milioni, il prossimo anno il prezzo potrebbe essere quintuplicato.
BRUM BRUM NERVO –Lisandro Lopez non è l’unico ‘craque’ dell’Arsenal, si pensi a Hugo Martin Nervo. Classe 91, Nervo è un terzino destro dedito all’offesa. Vero punto fermo dell’Arse, Gustavo Alfaro lo considera la reincarnazione di Javier Zanetti. Evitando paragoni al momento improbabili, Nervo ha comunque non pochi estimatori in Sudamerica e questa ultima vincente stagione ne avrà prodotti anche nel vecchio continente. Alto 183 centimetri e con un fisico longilineo, ha nella progressione e nel cross preciso i suoi punti di forza. Instancabile come pochi, il giovane Hugo deve crescere in fase difensiva,ma la determinazione e la sconfinata personalità sembrano poter garantire un percorso aureo verso la strada che conduce alla gloria.
PROVA A PRENDERLO – Triste l’epilogo del Banfield, retrocesso nell’ultima giornata del Clausura in ‘Segunda’, ma una nota positiva è rappresentata dal giovane Nicolas Tagliafico. Nato nel 1992, Nicolas è un centrocampista laterale tutto mancino. Letteralmente infaticabile, il piccolo cursore(165 cm) è delizioso nel dribbling risultando letale negli spazi stretti. Difficilmente si cimenta in giocate personali, preferendo il supporto alla prima punta grazie soprattutto al preciso cross. Può fungere da terzino, ma di certo la fase difensiva non rappresenta un suo punto di forza, mentre come ala ha il suo perché.
IRON VELAZQUEZ – Quest’anno Ramon Diaz aveva sottolineato come all’Independiente servisse un grande difensore e l’arrivo di Gabriel Milito aveva non poco rallegrato il fumantino allenatore, ma la vera sorpresa del ‘Rojo’ è stato il giovane Julian Velazquez. Il ventunenne difensore centrale si è imposto come un vero e proprio mastino risultando tra i più temuti difensori della categoria. Se punta l’attaccante, ne diventa l’ombra arrivando a seguirlo anche oltre le linee laterali(domandare a Fuertes per credere). Abile anche nel gioco aereo, si dimostra duttile potendo all’occorrenza operare come terzino destro. Di certo non vanta grande tecnica, ma la giovane età è tutta dalla sua parte e le sirene italiane(ci ha messo le mani l’amante degli argentini Pietro Lo Monaco) potrebbero permettere al tosto centrale di colmare i limiti e limarne le qualità.
V PER VIOLA – Ci sono pochi giocatori capaci di regalare lampi di classe cristallina abbinati a semplicità e forza fisica,Valentin Viola è uno di questi. Seppur ancora ragazzino(1991) il prodigio del Racing Avellaneda ha maturato tanta esperienza grazie anche a quel Miguel Russo che ancora minorenne lo lanciò in prima squadra. Inizialmente impiegato come prima punta, ha fatto molto bene come seconda punta ed esterno d’attacco, ma evitando chimere tattiche va valutato come vertice alto. Valentin è un avanti moderno, molto bravo nella protezione della palla e nella manovra di gioco. Forte di testa e dalla progressione bruciante, ha forse nell’eccessiva generosità l’unico limite. Ciò che impressiona è la lucidità e la semplicità di esecuzione. Difficilmente infatti si fa rapire dalla giocata sopra le righe se forzata o inutile. E’ da comprare,subito.
PATITO NON HA PAURA – Il sogno di ogni bambino argentino è quello di affermarsi con il numero dieci della squadra del cuore sulle spalle. Patricio Rodriguez dell’Independiente, obiettivo del Torino in questa sessione, sembra averlo tatuato sulla schiena e nel destino quel numero. Allo stadio Libertadores de América ormai è protagonista incontrastato avendo abituato a grandi numeri la platea ‘Roja’ fin dalla tenera età di diciotto anni. Nella stagione 2009/2010 si rivela definitivamente giocando con continuità tra campionato di Apertura e di Clausura, ma esplode definitivamente in quella successiva,andando a trascinare la sua squadra alla vittoria della Copa Sudamericana 2010, realizzando, nel totale stagionale, 5 reti e 8 assist in 40 partite. Classico trequartista, opera su tutto il fronte d’attacco spaziando ottimamente su ambo i lati. L’aspetto gracilino che gli valse il soprannome di paperino, non tragga in inganno,infatti non teme la contesa con chi sembra sovrastarlo nella mole. Ottima tecnica, buon dribbling, deve mettere qualche chiletto di muscoli per affrontare il calcio europeo, ma per qualità e testa sembra essere più che pronto.
L’ASINELLO DI VIEDMA – Juan Manuel Martinez è per tutti ‘El Burrito’. Come Ortega infatti vanta una tecnica notevole e le stesse ginocchia ‘vissute’. Non più ragazzino è un personaggio da leggenda. Si narra che a otto anni,dopo essere stato scartato al provino per il River, sua squadra del cuore,tentò la sorte con l’odiato rivale ‘boquense’. Passò,ma per fede rifiutò l’occasione della vita preferendo il cuore al successo. Alla fine a sorridere fu il Velez,che riuscì ad assicurarsi il talento del bravo Juan Manuel. Dopo qualche esperienza lontano dal sobborgo di Liniers compresa una parentesi araba al Al-Shabab,è tornato ad entusiasmare la gente del ‘Fortin’ con giocate spettacolari e numeri da circo. Classico numero dieci, non dispiace come esterno. Sempre puntuale nell’ultimo passaggio,sa far male con un tiro preciso e minaccioso. Dopo l’ennesima annata sopra le righe, meriterebbe una chance nel nostro campionato,di certo non sfigurerebbe. E’ stata più volte accostato a Lavezzi per le sue caratteristiche, anche lui è un vecchio pallino di Lo Monaco.
Servizio a cura di Francesco Pugliese
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