Il Napoli di Mazzarri vanta sicuramente il merito di aver sottolineato i meriti di aspetti importanti in una stagione calcistica: staff sanitario, preparazione atletica, curata dal prof.Pondrelli e prevenzione. Il modello Napoli ha fatto scalpore grazie alla forma brillante dei suoi giocatori nei momenti decisivi dell’anno e all’incidenza pressoché minima degli infortuni muscolari. Il lavoro di preparazione atletica non aveva un risalto mediatico così importante dagli anni ’90 con l’introduzione dei metodi zemaniani. Da quegli anni il concetto di preparazione atletica sull’adulto è molto cambiata, anche grazie ad apporti provenienti dall’estero ma soprattutto di imminenti professionisti e dottori quali ad esempio Arcelli, Sassi solo per citarne alcuni che hanno introdotto concetti che pian piano hanno reso la preparazione specifica e qualitativa. Nel descrivere l’attuale stato dei lavori cercherò di semplificare quanto più è possibile i concetti. La preparazione oggi non è più generale, cioè non coinvolge solo lo stato di forma generale dell’atleta, ma è specifica, nel senso che parte dal modello fisiologico del calciatore, dai meccanismi energetici di cui ha bisogno per essere performante sui 90 minuti nello sport “calcio”. In tal modo diventa essenziale tenere conto degli sforzi fisici prodotti in gara, ma anche del lavoro con l’attrezzo. C’è un aneddoto molto esplicativo; quando Crespo raggiunse Mourinho al Chelsea si lamentava di non fare corsa continua e lo “special one” gli rispose con lo stile che lo contraddistingue: “Hai mai visto un pianista correre intorno al pianoforte per riscaldarsi prima di suonare?” La risposta voleva sottolineare che il rapporto calciatore-pallone è essenziale. Molti lavori, soprattutto aerobici e che vanno ad insistere sulla gestione dell’acido lattico, vengono, infatti, svolti con la palla. In tal modo lavori lattacidi, cioè che vanno ad insistere sulla gestione dell’acido lattico, vengono eseguiti con mini-partitine a pressione che diventano funzionali allo sforzo tipico di gara. Il lavoro atletico mira così più alla qualità che alla quantità, del resto il calciatore deve produrre uno sforzo che duri 90 minuti e poco oltre. Sedute fiume di immensa quantità che migliorano certo lo stato di forma ma che non valutano il modello prestativo del calciatore sono ormai inutilizzate ed inutili. Fondamentale però è anche la prevenzione che può avvenire attraverso la preparazione atletica, elemento da non trascurare nel calcio professionistico ma anche in ogni altra competizione per la quale è richiesto un notevole sforzo fisico. La prevenzione così come il miglioramento delle qualità atletiche presuppone scienza. E in tal contesto il Milan lab di qualche anno fa e l’attuale organizzazione del Napoli sono grandi realizzazioni di questo principio. Ogni singolo calciatore è un’entità a parte, ha proprie caratteristiche strutturali, fisiologiche ed esigenze atletiche e posturali. I lavori muscolari mirati riguardo problemi specifici diventano essenziali. Esistono poi lavori comuni da far fare a tutta la squadra in maniera collettiva per rafforzare tendini, cuore, catene cinetiche, come ad esempio il riscaldamento 11+ messo a punto dalla Fifa per fornire ad allenatori e preparatori uno strumento in più di prevenzione, che oggi si trova tranquillamente in internet o su riviste specializzate in preparazione.
Altro elemento di cui oggi la preparazione tiene conto in questo rapido e semplificato excursus è poi la scelta tra la prestazione in periodi specifici dell’anno oppure la necessità di tenere un livello eccellente per lunga parte della stagione. Qualche anno fa si preferivano intensi precampionato con brevi richiami nel corso degli anni, ciò se da un lato costruiva una base di lavoro dall’altra non consentiva una resa brillante da subito. Nel calcio moderno capita spesso di giocare subito gare “decisive”, come la Supercoppa Italiana per il Napoli lo scorso Agosto, è divenuto essenziale puntare, come già detto, sulla qualità del lavoro per garantire un livello prestativo eccellente il più a lungo possibile, oppure lavorare secondo cicli di lavoro che lasciano la squadra “pronta” per larga parte del ciclo previsto con dei limiti di minore brillantezza in periodi programmati. Il Napoli ha introdotto lavori ciclici e a blocchi su determinate componenti, ciò spiegherebbe come a periodi di eccezionale espressioni di potenza si alternavano nel corso della stagione sporadicamente cali fisici e mentali. Purtroppo è ancora impossibile sia azzerare gli infortuni che essere al 100% della condizione per più di 10 mesi, e qui si affianca alla scienza l’elemento umano che fa compiere valutazioni sul periodo agonistico e scelte che determineranno le punte atletiche della stagione e di conseguenza, spesso, del rendimento della squadra.
Dino Pezzella
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