Al San Paolo c’è già stato, poco meno di quattro anni fa. In una notte di piena estate, il 5 agosto del 2009, José Maria Callejón Bueno giocava con l’Espanyol e partecipò a un’amichevole precampionato con il Napoli allora allenato da Donadoni. Quella sera in campo incrociò alcuni di quelli che fra pochi giorni potrebbero diventare i suoi nuovi compagni di squadra (De Sanctis, Cannavaro, Maggio e Hamsik) e probabilmente si rese conto della grande passione della tifoseria partenopea (per quella sfida, che finì 0-0 e senza particolari emozioni, c’erano 45mila spettatori a Fuorigrotta).
LANCIATO DALLO SPECIAL ONE – Da quel giorno, però, la vita dell’attaccante spagnolo è cambiata. Soprattutto grazie a un allenatore, quello che due anni fa lo ha voluto con sé al Real: Josè Mourinho. « Mi piaceva come giocava nell’Espanyol, mi piaceva la sua duttilità in campo. A Madrid poi ho conosciuto un ragazzo con una personalità forte, un giocatore umile che ha saputo ritagliarsi il suo spazio, il rispetto della gente e dei compagni di squadra. Sa rendere prezioso ogni minuto in cui è in campo: per molti giocatori entrare per 10 minuti è un problema, per lui no. Quando viene chiamato in causa è sempre al top. Mi piace molto la sua mentalità, è un esempio per tutti »: così lo racconta lo Special One, che convinse il club merengues a riprenderlo dalla seconda squadra di Barcellona pagando 5 milioni di euro nel 2011.
DUTTILITA’ E GOL – Con Mourinho in due anni al Real Madrid ha dato il meglio di sé, diventando il miglior dodicesimo uomo della Liga e conquistandosi spesso anche il posto da titolare. A farne le spese sono stati a turno Di Maria, Ozil e Kakà: Callejon ha aiutato tanto Mourinho non solo dal punto di vista realizzativo (20 gol in 78 partite fra Liga e coppe), ma anche come assist-man. Ed è stato prezioso anche dal punto di vista tattico: impiegato preferibilmente come esterno alto a sinistra, in qualche occasione è stato utilizzato dallo Special One anche come quarto basso in difesa o addirittura nella zona centrale del campo. I risultati? Sempre positivi, perché “Calleti” o “Chulo”, come lo chiamano gli amici, si è fatto sempre trovare pronto. Famose le sue esultanze con Mou, a turno uno sulle spalle dell’altro. E, con commozione, Callejon ha salutato il tecnico portoghese passato al Chelsea: « Due anni indimenticabili insieme, è stato un piacere, ti auguro ogni bene. Grazie mister ».
FAMIGLIA E AMORE – La sua maturità, in campo e fuori, arriva da lontano, da Motril, cittadina andalusa di quasi 60mila abitanti. Lì è nato (l’11 febbraio 1987, tre giorni prima di Cavani) e cresciuto Callejon, che è fiero delle sue origini. Il padre e la madre avevano una frutteria al mercato: « Sono molto orgoglioso di loro, mi hanno sempre aiutato – ha raccontato – i valori di una persona non dipendono dal lavoro che fa ». Ha un fratello gemello, Juanmi, anche lui giocatore (centrocampista dell’Hercules) e una sorella, Vanesa, che considera « una seconda madre ». Ma la donna più importante della sua vita è la sua fidanzata, Marta Ponsati Romero: « E’ una persona speciale che mi ha dato serenità e mi ha regalato tanta gioia. Mi ha insegnato ad essere rispettoso e gentile, a guardare tutto in modo positivo e diverso ». Fuori dal campo ha un carattere molto allegro e vivace (« Noi andalusi siamo sempre i più esuberanti »), ma è molto romantico e appassionato di flamenco. Presto potrà cimentarsi anche con la tarantella.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
L.D.M.
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