Questa è una storia che ha un protagonista chiaro (Fredy Guarin), un soggetto definito (il suo addio all’Inter) e tante chiavi interpretative. Le più usate sono quella economica, quella malinconico-populista e quella sentimentale. In questi giorni il punto di vista meno adoperato sulla vicenda è quello del colombiano. Inutile nasconderlo, le lunghe ombre di Chelsea e Juventus, la suggestione (e quasi nulla più) del Napoli, oltre a lusingarlo, gli hanno caricato sulle spalle un rosario di tormenti e stimoli verso una vita diversa (calcisticamente e non) che travalicano la trattativa. La storia è tratteggiata e Mazzarri non fa niente per fargli cambiare idea. Ieri mattina persino al Napoli lo hanno accostato, solo perché il suo agente è lo stesso di Duvan Zapata. In realtà Bigon non ha mai preso sul serio l’affare: perché costa una cifra spropositata (oltre 18 milioni) e perché Benitez non lo vuole perché va a ingolfare un ruolo già ampiamente coperto (da Hamsik a Pandev e persino Jorginho volendo). L’affare Guarin-Napoli non può essere neppure definito tale. Almeno al momento non c’è stato alcun contatto serio tra i due club e solo uno scambio di battute tra il club azzurro e l’agente. Guarin comunque è riuscito a far peggiorare ancor di più i rapporti tra Inter e Juventus. Ieri Marotta ha convoctao una conferenza stampa per sbraitare: «C’è stata mancanza di correttezza nei confronti dei protagonisti, che sono stati maltrattati. Guarin e Vucinic sono stati tirati in ballo in modo assolutamente non corretto. È una triste vicenda e la nota diffusa dall’Inter conteneva situazioni false. C’è stata mancanza di serietà. Mai vista una cosa simile, la trattativa era ormai conclusa, poi è saltata e non abbiamo capito il perché. Riaprire tutto? Mi guardo bene dall’allestire un’ulteriore trattativa. Thohir dovrebbe chiamare Agnelli e spiegare cosa è successo». La Juventus a questo punto è stata chiara: perché in futuro ci siano nuovi contatti tra i due club è necessario che Andrea Agnelli e Thohir si incontrino e faccia chiarezza tra di loro. Tra Juventus e Inter è una storia tipo arsenico e vecchi… dispetti. È il derby d’Italia, gonfio di scudetti, veleni e rancori. È la rivalità più feroce e cattiva degli ultimi anni: dal famigerato rigore che Ceccarini non concesse a Ronaldo (26 aprile 1998) non c’è più stata tregua. Calciopoli ha segnato il punto definitivo di non ritorno, tra scudetti revocati e assegnati d’ufficio, oltre a quella retrocessione che ha fatto storia: nessuno ovviamente ha dimenticato, e nel frattempo la rivalità si è sedimentata diventando un sentimento più grave, e che c’entra poco con lo sport.
Fonte: Il Mattino
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