Siamo in Europa, anche nel calcio. Non è solo la Uefa o le coppe a ricordarcelo ma anche la necessità di confrontarsi, di paragonare i metodi di lavoro. G Factor è anche questo: non solo giovani calciatori ma anche le storie di allenatori, addetti ai lavori, persone con la volontà di migliorarsi. Il calcio non è una scienza esatta, ma ci sono metodi, scuole di pensiero, come qualsiasi altra materia che ha bisogno di essere studiata per essere compresa ed applicata.
Guardare oltre il proprio confine, è questa la missione intrapresa da Accademia Allenatori, associazione presieduta da Alessandro Recenti con lo scopo di promuovere il mestiere dell’allenatore di calcio. Così è nata l’idea di un viaggio-studio in Spagna, precisamente a casa dell’Espanyol, organizzato da Recenti in collaborazione con Paolo Tramezzani, ex difensore di Inter e Tottenham, e Moreno Greco, vice allenatore nella scorsa stagione degli Allievi Nazionali della Sampdoria campioni d’Italia.
“Da quest’esperienza porto a casa la tranquillità che ho notato in Spagna, uno scenario inimmaginabile pensando alle pressioni del calcio italiano”, inizia così il racconto di Alessandro Recenti dopo l’esperienza catalana. Dalla prima squadra al settore giovanile, la sintesi è la serenità. Lo stage è stato supervisionato da Oriol Olive nel centro sportivo di Badalona, periferia di Barcellona, che ospita tutte le compagini dell’Espanyol, dalla prima squadra all’attività di base.
L’occhio dei tecnici inevitabilmente scruta i più grandi, il gruppo diretto da Aguirre, dove c’è anche l’interista Longo, in crisi di risultati. Due settimane fa, quando si è tenuto lo stage, l’Espanyol era all’ultimo posto, ma lo scenario era sereno. Regnava la tranquillità, senza le contestazioni dei tifosi e le pressioni sull’allenatore, come succede in Italia. Dopo l’allenamento mattutino del venerdì, sono iniziati i clinics, gli incontri informali in cui la società ha raccontato la sua filosofia di lavoro: il primo giorno focus sulle metodologie d’allenamento, il secondo sull’organizzazione dell’attività di base e del club in generale.
“Prendete il pallone e non abbandonatelo più”, ogni bambino che entra nella struttura di Badalona sente più volte ripetere questo concetto durante il suo percorso. In primis l’aspetto tecnico-tattico, segue a ruota la preparazione atletica. E’ questa la filosofia che ha portato la Spagna a scalare posizioni nel calcio europeo e mondiale con un gioco sempre piacevole. Uno ‘schiaffo morale’ per il calcio italiano, dove a volte anche i più piccoli sostengono interi allenamenti senza l’uso del pallone, alla ricerca di fisicità e prestanza atletica. Tecnica e tattica sul campo, organizzazione e scouting dietro la scrivania. Il vivaio dell’Espanyol, infatti, ha 800 tesserati, di cui 300 non selezionati che il sabato mattina, visto che in Spagna non si va a scuola, hanno la possibilità di mettersi in mostra e sognare di essere inclusi nelle scelte del club. Questi trecento ragazzi non partecipano a campionati di categoria ma svolgono dei tornei interni seguiti dai dirigenti dell’Espanyol, pronti a pescare all’interno del proprio centro prima che altrove.
Il punto di forza è la serenità dell’ambiente. I genitori seguono gli allenamenti sempre con il sorriso, senza interferire con gli allenatori o discutere le scelte della società. Nessuno crede di avere in casa il nuovo Messi, ma solo un bambino che vuole giocare a calcio. Poi, se c’è il talento, si vedrà. C’è un regolamento interno a Badalona, ma regna innanzitutto il buon senso. Perché il calcio è innanzitutto un gioco, soprattutto quando si è piccoli.
Fonte: Ciro Troise per gianlucadimarzio.com
La Redazione
G.D.S.
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