Lo chiamano mercato di riparazione, come si usa per quegli studenti che la loro promozione la conquistano a rate, tra giugno e settembre. Il presupposto è che qualcosa si sia sbagliato quando, in estate, presidenti, direttori sportivi e allenatori hanno effettuato le prime scelte. Quindi si parte da un errore, accertato o ancora presunto. Nessuno fa eccezione, dalla Juve che sistema la difesa accidentata, all’Inter che cerca l’aggiustamento di bilancio liberandosi dei 13 milioni lordi da versare a Sneijder, al Milan che procede nella rifondazione con una spending review che non guarda in faccia neppure agli affetti della famiglia Berlusconi. A una classifica già definita nessuno vuol credere, c’è una voglia di rimonta che è diffusa tra tutte le inseguitrici della squadra campione d’Italia. Attrezzarsi è un dovere, sempre rispettando i principi della buona amministrazione che Platini ha ribattezzato fair play finanziario. Basta cambiar nome per creare fascino anche intorno ai sacrifici. Al tempo della crisi il calciomercato somiglia spesso a un esercizio di baratto: per questione di necessità, uno scambio crea meno problemi e garantisce spesso il mancato esborso di un euro. Il Napoli, con Aronica e Dossena passati al Palermo, è una curiosa eccezione, anche se il difficile per De Laurentiis, Bigon e pure Mazzarri comincia ora. Una questione di numeri impone la sostituzione dei due partenti, la squalifica di Cannavaro e Grava è l’handicap supplementare, aspettando il processo d’appello che potrebbe condizionare l’intera stagione.
L’emergenza è dichiarata, ma paradossalmente potrebbe rafforzare un impianto un po’ arrugginito. Basterà Armero (in arrivo dall’Udinese) per presidiare la fascia? L’impressione è che si debba puntare a incrementare il tasso di qualità, il fattore che fa la differenza quando si arriva al momento cruciale della stagione. La ricostruzione di Silvestre, campione in Sicilia e precario nella metropoli, è un’operazione non senza rischi.
Dodici mesi fa ci fu l’esperienza non felicissima con Vargas, studiato e ammirato in tv e deludente nell’integrazione italiana: quasi una lezione che oggi spinge lontanissimi dai tentativi alla cieca. L’esigenza per l’attacco è quella di un vice Cavani, l’unico forse insostituibile nella squadra. Il terrorismo psicologico generato da Rajola nell’intervista al Mattino va combattuto subito: il contratto sottoscritto dovrebbe porlo al riparo da tentazioni che tutt’al più potrebbero impadronirsi del presidente per quella ricca clausola liberatoria fissata.
Se ne riparlerà a giugno, ora il problema da risolvere è immediato: non occorre una controfigura, ma un’alternativa. La suggestione romantica porta a Calaiò, napoletano d’adozione e forse un po’ stanco della troppa tranquillità senese. Il fascino del ritorno per uno dei protagonisti della straordinaria risalita dalla serie C è tanto, ma la concretezza di Mazzarri spinge verso una soluzione Floccari, dove la controindicazione è dover trattare con lo spigoloso Lotito. La scelta s’indirizza comunque verso un usato sicuro, di quelli per i quali non servono certificati. La garanzia, blindata, è indispensabile solo per Cavani. Tutto il resto è dettaglio.
Massimo Corcione per “Il Mattino”
La Redazione
P.S.
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