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De Laurentiis, tra campo e ”campi”: Benitez chiede strutture adeguate per le sue ambizioni

Deve avere nervi saldi proprio il Napoli. Infila la curva più pericolosa del suo circuito: da stasera al 30 marzo, sfida romantica alla Juve, incontrerà giovedì 20 il Porto in una scorbutica resa dei conti, quindi Fiorentina (23) e Catania (27). Cinque partite in 14 giorni. Più che la squadra, occorre il miglior Benitez. Non può sbagliare una sola mossa, e trasmettere motivazioni come mai finora gli è riuscito a Napoli, dove ha impresso una dimensione europea nel gioco, tra gare modello, impennate d’orgoglio, lampi di classe, cadute di tensione e qualche squilibrio tattico. Un cambio di ritmo fin da stasera. Parlare di difficoltà sembra il più ipocrita dei luoghi comuni. Il Torino è la squadra ideale per far vincere il Napoli: se tatticamente acuto, fresco nella corsa, determinato. Non solo le tre sconfitte consecutive, sono gli irrisori 4 punti in sei gare a segnalare una deriva allarmante, pari alla fase involutiva di Cerci che troverà stasera uno scattante Goulham, difensore rapido nello scatto breve, non se ne vedeva uno dai tempi di Grava. Il Torino è in emergenza: ha ceduto D’Ambrosio, Brighi e Bellomo (5 gol in tre) ma è il primo dei tre a lasciare un vuoto ampio. A sinistra, infortunati Masiello e Pasquale, giocherà un destro naturale: Vesovic, ex Stella Rossa, con i disagi che immaginate. Incrocerà Callejon. Il Torino recupera invece a destra Darmian, costretto con l’Inter a giocare in marcatura, non bene. Più che i duelli, è interessante la prima mezz’ora. Benitez si piegherà a esaminare le strategie del tecnico rivale? Ventura è uno degli ex del Napoli. Dopo la rottura, sono tutti riemersi bene. Ventura, liquidato in serie C, lavora con dignità in A. Reja tiene ancorata alla sua saggezza una Lazio tormentata, e ieri ha vinto a Cagliari, come sul Milan è riuscito Donadoni rivelazione dell’anno in panchina. Ha vinto bene anche Mazzarri a Verona, in questo turno. Non ditelo allo scaramantico De Laurentiis, si augura altrimenti che Ventura sia l’eccezione. Dipende però dal Napoli. Guai se abbocca ai “giropalla” del Torino: con passaggi orizzontali stucchevoli, attrae il pressing avversario. Mai spingersi in avanti e lasciare spazi. Scattano reazioni fulminee sulle zone esterne, schemi mandati a memoria, che trovano Immobile e Cerci i due attaccanti italiani migliori a conquistare la profondità e in Darmian e Kurtic due mediani abili nell’inserimento. La teoria fa prevedere quindi un Napoli raccolto e in attesa, che non conceda spiragli al Torino e sappia ripartire. Con un palleggio migliore a centrocampo (Jorginho-Inler la coppia più affidabile) e Higuain che il Napoli spera di ritrovare tonico dopo i languori portoghesi, è attesa la verità su Hamsik. Queste 5 gare in 14 giorni coprono una fase delicata: il programma. Benitez, la cui giornata dura forse 48 ore, ha trovato il tempo per sollecitare al presidente, ma l’ha ancora ribadito in tutti i canali possibili, un centro giovanile. «Strutture adeguate», si leggeva ancora una volta, ieri mattina. Quindi, anche la sede della prima squadra. È l’unico sottile attrito con la società. Una dissonanza tra due personalità e culture d’impresa diverse. Benitez ha accettato Napoli, come realtà emergente, per ripetere cicli tipo Valencia e Liverpool. Vuol porre basi solide. De Laurentiis, uomo di cinema, programma a semestri. Il suo Napoli sarebbe un modello di spending review: tutto è in fitto, noleggio o comodato d’uso, spende poco e di proprietà il club non ha una sede, un’auto, un ferro da stiro. Fortuna abbia trovato a ottime condizioni a Sant’Antimo un complesso eccellente per la giovanile, ma ristretto per i progetti di Benitez. Fermo anche il mercato. La società attende che la primavera dica di più, Benitez ha già esaurito i cinque suoi telefonini.

Fonte: Antonio Corbo per Repubblica

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