Come se fosse facile: perché dietro ad ogni trattativa ci sono fili da (ri)annodare che finiscono talvolta per soffocare; e se stavolta, intorno al tavolo, vanno ad accomodarsi Mascherano, il Barcellona ed il Napoli, diviene tutto più complesso. Come se fosse facile: bisogna scovare qual è il desiderio del Barça, quale il tetto oltre il quale non va, cosa (quanto) vuol ricavare il calciatore (che ha già un contratto da 4,5) e prima che s’accendano le luci, sarà strategia allo stato puro di chi (probabilmente) vende, di chi vuol comprare.
I CONTI. Mascherano viaggia su redditi elevatissimi, come suggerito dalla statura del personaggio, e strapparlo a quell’eden ch’è Barcellona non è semplice: l’effetto-Benitez può incidere, perché il rapporto consolidato tra l’argentino ed il tecnico spagnolo spinge a «sentirci spesso, quasi una volta al giorno» . In sintesi, però, ci sono preventivi da brividi: Mascherano guadagna 4,5 milioni di euro netti a stagione, che al lordo ne rappresentano 18 per un “normale” biennale. Cifra da capogiro. E dal Barça non si va via per una sommetta inferiore ai 15 milioni di euro: siamo a 33, una enormità, ciò che ha spinto De Laurentiis a riflettere e ad avvisare. «E poi fra due anni mi verrete a dire che è vecchio» . Dire trentatré, in casi del genere, è sforzo autentico, titanico, privo di prospettive: ma il Napoli è lì, presente, pronto a far decollare il proprio-piano, che passa (ovviamente) innanzitutto attraverso il gradimento del jolly buono per qualsiasi evenienza.
SI TRATTA. Il negoziato può cominciare e (teoricamente) di fatto è già partito con le pubbliche ammissioni di De Laurentiis: «Vediamo con quali intenzioni si può dialogare» . I termini sono innanzitutto filosofici, perché tra le pieghe d’una idea c’è l’abitudine, la tendenza d’un club che guarda lontano, che ha come priorità il progetto e che non “sente” certe operazioni: ma questo è Mascherano e l’apertura di De Laurentiis è un indizio che va raccolto, che va tenuto presente, che induce a ritenere percorribile quel percorso tortuoso però anche praticabile. C’è il Mondiale come ostacolo ma il primo passo è ottenere il sì del centrocampista-difensore, che ora deve anche meditare sulle manifestazioni di stima arrivategli da Lusi Enrique, neo allenatore d’un Barcellona che non vuole rinunciare ad una personalità così forte.
SPAGNA. Il mercato, adesso è in Spagna: lo è stato nella passata stagione (Callejon, Albiol, Reina, Higuain, chi iberico e chi acquistato in Penisola) e sta per diventarlo in quest’estate già rovente, nella quale ogni spiffero diventa un’eco: l’ultimissima rilancia la presenza di Mario Suarez (27) nel taccuino di Bigon. E, per la precisione, le voci sussurrano di incompatibilità tra il centrocampista dell’Atletico Madrid e Simeone: basta poco per spalancare una possibilità, per scoprire che il gelo tra Suarez ed il tecnico sarebbe stato segnalato al Napoli, praticamente una sorta di proposta assai discreta. Un modo per far sapere a chi in passato ha mostrato di essere interessato a quel profilo di calciatore, che stavolta – volendo – sarebbe più semplice. Poi c’è un dettaglio, però non irrilevante: il manager di Suarez è lo stesso di Benitez. In teoria è un vantaggio, in pratica invece un ostacolo in più. Però Suarez è lì, dalle parti di Mascherano, lievemente più indietro.
Fonte: Corriere dello Sport
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