Alla fine della finestra invernale di mercato, possiamo già fare qualche osservazione. Alcune squadre ne hanno chiaramente approfittato per rafforzarsi, altre no. L’Inter migliora e non di poco con acquisti importanti, uno (Eriksen) importantissimo. Si rafforzano visibilmente il Napoli e il Milan, cui basta un leader carismatico per trovare coraggio. La Roma ha investito su Villar e Perez. E la Juve? Ferma. D’altra parte non è la squadra con la rosa più forte, con la panchina migliore? Ecco, forse è arrivato il momento di avere qualche dubbio. La campagna acquisti, purtroppo, non si è rivelata quella sperata. Gli annunci di tromba sono diventati flebili accenni di flauto. Rabiot si sta rivelando accettabile, non determinante, Danilo troppo fragile, Ramsey (il più osannato) non pervenuto, De Ligt tra alti e bassi. Diciamolo: molto rumore per poco. E la gestione dei casi Mandzukic e Can può, forse, dirsi produttiva?
La prestazione contro il Napoli è stata più d’una sconfitta (anche se l’anno scorso, a questo punto, i bianconeri erano imbattuti in Italia). Non il punteggio, ma il modo “ancor offende”. Una squadra molle, svagata, involuta; un tiro in porta in 94 minuti. Giocatori stanchi, come l’eternamente stanco Pjanic o fuori ruolo, come Douglas Costa. Giocatori confusi e farraginosi, risucchiati e infilati da un squadra “in crisi”. Sarri parla di “calo mentale”, ma questo è un ritornello buttato lì ogni volta per non dir niente. Il calo è sembrato sì mentale, però anche tattico e atletico. Come dire: su tutta la linea.
Attaccarsi ai 3 punti di vantaggio e al primo posto del girone Champions suona come una scusa, ma alla Juve devono sentirsi maledettamente sicuri se il problema è vendere e non acquistare.
Non è tanto rilevante sapere che Sarri non si curi della campagna acquisti. La domanda da porre è un’altra: sembra utile che a un allenatore non interessino i giocatori da acquistare o da vendere? E, davvero, non è opportuno che un tecnico non valuti, non chieda, non proponga? Non crediamo all’allenatore demiurgo in grado di plasmare ogni calciatore secondo i suoi desideri. Crediamo poco anche al tecnico mero esecutore, alla mancanza di dialogo con i dirigenti. In una parola: alla mancanza di desideri.
Certo, Sarri è arrivato in ritardo, a cose fatte, coi vari Rabiot, Ramsey, Danilo già accasati, ma fa pensare il fatto che preferisca le battute generiche sulla maglia a strisce o “sui ragazzi del Napoli” piuttosto che esprimere qualche richiesta.
In fondo, il tanto criticato Conte a causa della sua irruenza, alla fine ha avuto ragione. Se critiche o lamenti servono a migliorare la squadra, ben vengano. Anche questa, forse, è una questione “mentale”.
Fonte: Il Bianconero
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