Gli inseparabili nemici filano verso un altro sì. De Laurentiis e Mazzarri dimostrano che i matrimoni di interesse sono i più solidi e longevi. Il presidente ha spedito un messaggio cifrato da Genova. Era con Galliani e Allegri, i rivali del momento, a bordo della nuova ammiraglia di Msc, suo secondo sponsor. «Mazzarri può cambiare presidente se vuole, io non cambierò mai Mazzarri», un cablo d’amore, dopo aver incrociato l’allenatore del Milan, «bravo, preparato e educato, mi piace molto, ma non lo prenderei mai, è toscano». Il riferimento allo spigoloso e loquace Mazzarri? Tema Cavani. De Laurentiis a lui lascia la porta socchiusa. Se vuole, può scappare. Sembra di capire questo. Dopo i 28 milioni di Lavezzi, non dispiace incassarne 63 e pagare i 5 acquisti promessi. Che strana stagione: si parla poco di calcio, troppo di contratti. A che punto siamo e come si spiegano questi inifiniti giri di poker? Mazzarri è di nuovo vicino al Napoli. Sbandierando la sua voglia di riposare lontano da una città stressante come Napoli, si è virtualmente offerto ad altri club. Chi mi vuole, mi cerchi. Per l’estero non si registrano voci: Inghilterra, Spagna e Russia pagano bene, Mazzarri è stimato, ma non parla bene altre lingue, ed è tra i grandi assenti del web. In Italia, due ipotesi: Inter e Roma. Ma labili. De Laurentiis ha quindi colto l’attimo per rilanciare: a Milano s’illudono i tifosi interisti di rivedere Mourinho, laddove il candidato più probabile è Laurent Blanc. È uscito dalla nazionale francese. È libero. E Moratti ha un debole per gli ex interisti. A Roma, si va dall’obiettivo minimo, la conferma di Andreazzoli, al ritorno di Ancelotti distinato al Real Madrid o di Spalletti, un vecchio pallino del Napoli. Sembrano diversi i retropensieri del presidente per Cavani. Nessun tentativo per inchiodarlo a Napoli, solo l’auspicio che resti. Gli agenti del bomber uruguaiano hanno intanto una serie di contatti, ma nessun club si è ancora rivolto al Napoli, non fosse altro per informazioni su eventuali sconti o rate su 70 milioni lordi. Un’offerta sarebbe gradita: il Manchester City ha l’unica possibile pedina di scambio che ecciti il Napoli. Il bosniaco ventisettenne Edin Dzeko. Un Van Basten più ruvido ma più caparbio. I difensori del Napoli, che pure sperano nella conferma di Cavani, danno le referenze più interessanti. Ma le società in grado di acquistare Cavani sono ferme, in attesa di scegliere i rispettivi allenatori. Se De Laurentiis e Mazzarri sono meno distanti, non dipende solo dall’allenatore, che ora confronta le offerte concrete del Napoli (3 milioni l’anno, mezzo in più) con altre fumose prospettive. Plausibili le pressioni del presidente. Per almeno tre motivi. 1) A nove gare dalla fine, a tre dallo spareggio con il Milan per il secondo posto, ricarica Mazzarri che può presentarsi il 14 aprile a Milano con un vantaggio più ampio degli attuali due punti. Il Napoli gioca fuori con il Torino e in casa con il Genoa prima della notturna con il Milan, atteso fuori da Chievo e Fiorentina, e il 21 aprile dalla Juve. 2) Far sapere ai giocatori che sarà Mazzarri a deciderne il futuro. Si impegnino, quindi. 3) La piazza non è tutta per Mazzarri, ma la sua conferma evita alla società il rischio di polemiche e rimpianti. A futura memoria definisce i ruoli degli inseparabili nemici: se il Napoli lotterà davvero per scudetto o Champions, tutti e due felici. Altrimenti, c’è già un presunto colpevole. Alla trappola Mazzarri può sottrarsi. Come? Garanzie sugli acquisti e responsabilità sulle scelte divise con un dirigente autorevole per competenza e poteri. Il passato insegna. Da una parte, l’alterna fortuna di De Laurentiis: indovina il colpo Cavani ma sono ancora da spiegare gli acquisti di Vargas e Chavez, tra i tanti giovani presi e bruciati. Dall’altra, c’è un allenatore che preferisce gli anziani ai giovani, chi conosce bene ai migliori. Mesto è solo l’ultimo esempio. La tentazione di fare l’allenatore-manager è puro autolesionismo. Si fa presto a dire Ferguson. Ma sir Alex ha soltanto vinto una Intercontinentale, due Champions, dieci Premier League. A Mazzarri conviene attendere un po’, almeno il suo primo scudetto, per essere onnipotente in società come il fenomeno scozzese del calcio britannico.
Fonte: La Repubblica
La Redazione
M.V.
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