Abbiamo da darvi due notizie. La prima notizia riguarda un fatto: alla Juventus è stata inflitta dalla Fifa una multa da 40 mila franchi svizzeri per non essersi attenuta alle regole in occasione della cessione di Medhi Benatia all’Al Duhail, avvenuta durante la finestra invernale 2019 del mercato dei trasferimenti. La seconda notizia riguarda la notizia stessa: che è vecchia di quasi un anno (la sentenza Fifa è datata 20 settembre 2019), eppure nessuno l’ha ripresa. Avvolta nel silenzio. È la sconcertante scoperta che abbiamo fatto consultando i file delle decisioni emesse dal Fifa Disciplinary Committee, pubblicamente disponibili sul sito Fifa. Non è il solo caso relativo a una società italiana e degli altri parleremo nei prossimi giorni. Ma il file relativo a Benatia contiene un elemento peculiare: una clausola che impedisce all’Al Duhail di cedere il calciatore alle milanesi, alle romane, al Napoli e… al Paris Saint Germain. Analizziamo i fatti seguendone la tempistica per come è ricostruibile attraverso i documenti ufficiali.
LA CESSIONE – Il 28 gennaio 2019 la Juventus comunica la cessione del difensore centrale franco-marocchino Medhi Benatia al club qatariota dell’Al-Duhail, lo stesso al quale in seguito verranno ceduti Mario Mandžukić e il nord coreano Kwang-song Han. Dal documento pubblicato sul sito ufficiale della società bianconera si apprende che l’Al-Duhail versa 8 milioni di euro e si impegna a corrispondere altri due milioni alla società bianconera qualora si verifichino determinate condizioni contrattuali. In coda al comunicato viene aggiunto che l’operazione “non genera effetti economici significativi per la Juventus”. Tradotto: plusvalenza zero o quasi. Un dettaglio che più avanti assumerà significato.
Va ricordato che in quei giorni la cessione desta perplessità, poiché la Juventus si priva improvvisamente di un difensore valido senza riuscire a procurarsi un’alternativa adeguata. E anche di questo aspetto si trova riflesso fra poco.
Come tutti i contratti di trasferimento internazionale conclusi fra club, quello tra Juventus Football Club e Al-Duhail Sport Club passa attraverso il filtro del Fifa Transfer Matching System (TMS), il sistema di controllo entrato in vigore dal 1° ottobre del 2010. E immediatamente il TMS segnala due anomalie rispetto al Regolamento sullo Statuto e il Trasferimento dei Calciatori (RSTP, acronimo in inglese), edizione 2018, relative all’articolo 18bis paragrafo 1 , e all’articolo 4, paragrafo 3 dell’allegato 3. Quali sono i contenuti di questi articoli?
LE VIOLAZIONI – L’articolo 18bis è frutto di un primo tentativo da parte della Fifa di arginare il ruolo delle terze parti nel controllo dei diritti economici dei calciatori. La materia era blandamente normata dall’articolo 18 dello stesso regolamento, che però si era rivelata inefficace per impedire trasferimenti come quelli di Carlos Tevez e Javier Mascherano dal Corinthians al West Ham (31 agosto 2006). Trasferimenti avvenuti sotto la regia di una catena di fondi d’investimento con sede legale presso le Isole Vergini Britanniche, rappresentati dalla società londinese Media Sports Investments, capitanata a sua volta dal broker d’affari calcistici Kia Joorabchian. Entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2008, l’articolo 18bis si rivela ampiamente inefficace nell’arginare le formule di Third Party Ownership (TPO) e Third Party Investment (TPI), tanto da richiedere un più sostanzioso intervento regolamentare che prenderà la forma dell’articolo 18ter, entrato in vigore dal 1° maggio 2015 e stavolta davvero risolutivo. Tornando al 18bis, esso non intacca TPO e TPI perché insiste sul concetto di Third Party Influence. Che è vago tanto quanto vaga è l’idea di “influenza”. Quest’ultima è una circostanza difficile da dimostrare nel quadro di una transazione economica. Inoltre, la formulazione della norma (il menzionato comma 1) è faticosa e contorta, dunque aggirabile. Ve la riportiamo testualmente: “Nessun club deve stipulare un contratto che dia possibilità al/ai club controparte/i , e viceversa, o a ogni terza parte, di acquisire la possibilità d’influenzare la sua indipendenza in materia di reclutamento (employment) e trasferimenti, le sue politiche e le performance della sua squadra”.
Eppure questa norma, così fumosa rispetto alle terze parti intese come soggetti esterni al mondo del calcio, si rivela efficace nel mettere paletti all’agire dei club. Lo si vedrà tra poco. Per quanto riguarda l’articolo 4, paragrafo 3 dell’allegato 3, esso contiene la lista dei documenti che le società devono presentare nel momento in cui depositano un contratto di trasferimento internazionale. Fra i tanti documenti figura una “declaration on third party payments or influence”. Dunque i club devono dichiarare se il contratto di cessione preveda un pagamento a una terza parte e/o delle condizioni di influenza. E proprio sulla questione della “influence” le due società rimangono imbrigliate. Tanto più che l’articolo 18bis mira a stroncare non soltanto l’influenza delle terze parti, ma anche quella dei, e fra i, club.
LA CLAUSOLA – Dove nasce il problema? I tecnici del TMS Fifa lo indicano nell’articolo 8, comma d), del contratto di trasferimento di Medhi Benatia. Due capoversi che recitano quanto segue: “L’Al-Duhail con la presente dichiara e garantisce alla Juventus che: fino al 30 giugno 2021 il calciatore non dovrà essere tesserato da uno dei Top Club italiani che militano in Serie A (cioè SSC Napoli, AC Milan, FC Internazionale, AS Roma e SS Lazio) e col club francese PSG. In caso d’infrazione di quanto dichiarato e garantito (sopra), l’Al-Duhail dovrà pagare alla Juventus un ammontare netto di 5.000.000 di euro immediatamente dopo il tesseramento del giocatore da parte di uno dei club menzionati al punto d)”.
Lasciando da parte ogni considerazione sulla lista di proscrizione stilata dalla Juventus e il curioso dettaglio sull’inclusione del Paris Saint Germain, rimane la questione dell’interpretazione della norma. Secondo quella proposta dal TMS, suffragata dalla giurisprudenza del Comitato Disciplinare della Fifa, la clausola proposta dalla Juventus e accettata dall’Al-Duhail rientra nel territorio della “influence”. Infatti, se si pone al club acquirente un limite (e che limite!) sull’eventuale futura cessione dei diritti del calciatore, con tanto di costosa penale da pagare in caso d’infrazione, siamo pienamente in un caso di “influence”. Il club acquirente non ha piena libertà di decidere sull’utilizzo di un suo calciatore come asset di mercato. E il dettato della norma, nel bizantinismo, su questo aspetto è molto chiaro: nessun club deve dar vita a un contratto che dia possibilità al club controparte di influenzarlo e viceversa, relativamente a tesseramento e trasferimenti. Sia il club bianconero che quello qatariota hanno contravvenuto all’articolo 18bis. Inoltre, con riferimento all’articolo 4, comma 3 dell’annesso 3, entrambi hanno mancato di dichiarare che vi fosse nell’accordo una condizione di “influence”. Dunque, infrazione doppia.
LA SANZIONE – Il documento presente sul sito della Fifa dà conto degli argomenti difensivi fatti pervenire dalla Juventus al Disciplinary Committee in data 22 agosto 2019. La lista è lunga. Ci limitiamo a menzionarne alcuni: la Juventus sostiene di essere stata forzata a cedere il calciatore e di non avere realizzato plusvalenze; ritiene che non si possa parlare di terze parti, poiché per terza parte si dovrebbe intendere un soggetto esterno al mondo del calcio; sottolinea che intendesse evitare una situazione per cui l’Al-Duhail si prestasse a fare da bridge club, e che dunque cedesse immediatamente Benatia dopo averlo acquisito; e segnala che la clausola finita sotto ispezione è valida “soltanto per due stagioni sportive e mezza” (sic). Argomenti che non convincono il Fifa Disciplinary Committee. Tanto che il 20 settembre 2019 esso emette un verdetto di sanzione per 40 mila franchi svizzeri.
Va aggiunto che identico procedimento disciplinare è stato affrontato dall’Al-Duhail, sanzionato nella stessa data del 20 settembre 2019 con una multa da 20 mila franchi svizzeri. Anche questo provvedimento è scivolato nel silenzio più rigoroso. Un’ultima annotazione. A novembre 2019, nel corso di un’intervista rilasciata a Tuttosport, Benatia ha dichiarato di essere stato vicino a un trasferimento al Milan nei mesi precedenti, ma che “(…) l’Al-Duhail non ha voluto che io tornassi”. Null’altro da aggiungere.
Fonte: Calciomercato.com
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