Pablo Armero, 26 anni compiuti lo scorso 2 novembre, sposato e padre di due vispi maschietti, uno di 4 anni, l’altro di due mesi, non ha impiegato molto tempo a esaltarsi con la maglia bianconera e a far sognare i tifosi friulani anche se al suo debutto a tempo pieno in campionato, trasferta di Bologna il 22 settembre 2010 ventiquattro giorni dopo essere stato acquistato dal Palmeiras per 2 milioni di dollari e dopo che la società bianconera aveva scartato il terzino sinistro argentino Fabian Monzon (che aveva bloccato un mese prima), non convinse dimostrando non poche lacune in fase difensiva. Sembrava troppo piccolo di statura per adattarsi al nostro campionato a fungere da quarto difensore di sinistra. Ma nel giro di pochissimo tempo Armero, che entrò in pianta stabile in nazionale colombiana di cui è tutt’ora un perno, cambiò da così a così anche perchè nel frattempo Francesco Guidolin cominciò a utilizzarlo quale quinto di centrocampo, sempre a sinistra, divenne punto inamovibile della squadra udinese e la sua esplosione coincise con il cambio di marcia dei bianconeri che, dopo quattro sconfitte consecutive all’avvio di campionato, furono protagonisti di una splendida rimonta concludendo in quarta posizione. Quell’Armero, beniamino indiscusso del pubblico friulano al pari di Sanchez, Handanovic e Di Natale (le maglie del colombiano furono tra le più richieste dai fan dell’Udinese, ndr), si rivelò ben presto uno dei più bravi cursori sulla fascia sinistra. Uno dei suoi capolavori il colombiano lo firmò il 16 gennaio 2011 a Marassi contro il Genoa quando, al 27′ del primo tempo, dopo una fuga di quaranta metri palla al piede si presentò solo davanti a Eduardo che battè con uno splendido pallonetto (il suo primo gol in serie A lo ha realizzato invece il 10 dicembre 2010 contro la Fiorentina).
COLOSSO – La forza fisica del giocatore, la sua resistenza, il suo tiro potente (con il sinistro), l’abilità nel cercare l’affondo per poi crossare al centro consentirono a Guidolin di poter disporre di un’altra arma micidiale per aprire le difese avversarie e la stagione del colombiano, caratterizzata da 32 incontri e 2 gol segnati, fu davvero splendida. Come splendido è stato l’avvio di quella successiva anche se tra nazionale, gare europee e campionato, Armero è stato utilizzato forse troppo dal Guido tant’è che nel girone di ritorno del torneo scorso, il giocatore ha avuto una flessione nel rendimento. Per qualcuno per la sua inversione di rotta è coincisa con la disavventura avuta nella notte tre il 21 e 22 dicembre 2011 (dopo la gara interna con la Juventus con cui si quell’anno solare) quando, vicino la propria abitazione, fu fermato dai carabinieri per un controllo mentre era alla guida della propria auto con a fianco una sua conoscente. Quella notte, seconda il capo di imputazione, Armero guidava in stato di ebrezza, con la patente colombiana non ancora convertita in quella italiana e fu accusato anche di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Da quella notte brava poche ore prima della partenza per la Colombia, unico comportamento da censurare che Armero ha avuto a Udine, i tifosi bianconeri hanno cominciato a criticarlo, le sue giocate non piacevano più, Armero non era più “un eroe”.
ROTTURA – Sicuramente il suo rendimento cominciò ad essere altalenante anche perché il colombiano ha inevitabilmente pagato dazio alle troppo gare disputate a partire dall’ultima edizione della Coppa America (luglio 2011). Col tempo anche Guidolin gli ha voltato le spalle, il tecnico ha fatto chiaramente capire che Armero non rientrava più nel suo progetto e la scorsa estate l’Udinese ha cercato di piazzarlo, ma invano, forse perchè i Pozzo hanno preteso troppo per il suo cartellino. Armero, sovente contestato dal pubblico che gli addossava colpe anche non sue, non ha iniziato male la stagione in corso, tutt’altro (ha segnato nel match di ritorno dei play off di Champions League contro il Braga), ma è diventato al pari di Maicosuel il capro espiatorio per il mancato accesso alla fase di gironi della Champions. Ogni suo errore è stato sottolineato dai fischi ingenerosi da parte dei fan bianconeri per cui alla fine il colombiano nella squadra bianconera si sentiva come un separato in casa.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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