L’intervista che Edinson Cavani ha rilasciato a Marca ha fatto il giro del web. Questa mattina abbiamo riportato le dichiarazioni del Matador raccolte dai colleghi di Goal.com, adesso proponiamo una traduzione integrale dell’intervista tratta direttamente dall’edizione odierna del quotidiano madrileno:
Edinson Roberto Cavani Gomez ci riceve in una sala dell’hotel che ospita la nazionale uruguayana. Non è un personaggio che si concede facilmente ai microfoni. La sua possibile partenza da Napoli lo ha lanciato sotto la luce dei riflettori. Il ragazzo è prudente, dice che deve molto al club italiano ma…
Com’è Cavani nella vita quotidiana? Si sa poco del Cavani uomo.
È vero, la gente non mi conosce molto. Mi piace la tranquillità e non apparire troppo, non sono affatto mediatico. Cerco di mantenere un profilo basso, il miglior modo per dimostrare ciò che sono è il campo da gioco, per questo mi alleno duramente nel corso della settimana.
Da dove viene? Come ha iniziato?
Non ho iniziato da attaccante, giocavo da 10, come centrocampista creativo. Crescendo mi son reso conto che il mio unico obiettivo era il goal, un tecnico mi provò nella posizione di centravanti e mi piacque parecchio giocare lì. Ho imparato tutti i movimenti con il passare del tempo. La voglia di esultare ad ogni goal non mi passa da allora.
Gli inizi non sono stati facili.
No, io vengo da Salto, una provincia dell’entroterra uruguayano. Feci un provino con il Liverpool di Montevideo, ma mi mancava troppo la mia famiglia e riuscii a resistere lontano solo un mese. Tornai a Salto ma ripartii per la capitale a 16 anni, quando ero ormai convinto di voler fare il calciatore professionista. Il Danubio di Montevideo mi prese nelle sue giovanili.
In Spagna la vedono con un 9 classico. È così?
Non sono un centravanti statico, di quelli che usano il corpo per proteggere il pallone, tipo Luca Toni. Non sono un 9 tipico. Sono un centravanti di movimento, che partecipa anche alla fase difensiva. Per me è importante anche correre indietro, recuperare palla e magari fare un assist per un compagno. Mi piace muovermi liberamente sul fronte d’attacco.
Guarda molto calcio?
Lo guardo, ma solo quello ad alti livelli: tipo la Champions e poco altro. Mi piace fare altre cose nel mio tempo libero come stare in famiglia. Non sono ossessionato dal calcio.
Non si annoia in Italia? Lì si gioca poco.
No, affatto. Il calcio italiano è molto competitivo, puoi perdere o vincere contro chiunque. MI è successo a Palermo ed anche a Napoli. Ho vinto contro grandi squadre; tutto ciò è molto affascinante perché non succede in altri campionati.
Per quale squadra tifava da bambino, per il Real?
(Ride, ndr.) No, da piccolo non guardavo molto il calcio straniero. Cercavo di divertirmi, pensavo a giocare con gli amici e non restavo chiuso in casa a guardare partite. Questa era la mia cultura familiare. Una volta cresciuto, contrariamente a mio fratello maggiore, comincia a fare il tifo per il Nacional de Montevideo, ma non perché seguissi la squadra ma solo per fare un dispetto a mio fratello ed essere rivali nei derby con il Peñarol.
Suo padre ha detto diverse volte che le piacerebbe giocare nel Real. Che mi dice?
Mi offre un’ottima occasione per chiarire una volta e per tutte che quando parla la mia famiglia non parla Edinson Cavani. Ho detto mille volte ai miei familiari di non parlare più. Insisto nel dire che quelle non sono le parole di Edinson. Io appartengo al Napoli e tutto dipende da questo club. Non penso ad altro. Se in qualche momento dovessero presentarsi altre opzioni le valuteremo. Desidero finire la Confederations Cup ed incontrarmi faccia a faccia con il presidente per parlare di alcuni temi da trattare. Insieme decideremo quale sarà il mio futuro.
Ma il Real Madrid può bussare alla sua porta.
Si tratta di uno dei migliori club al mondo, ma per adesso non c’è nulla di concreto. Da bambini tutti sogniamo e le prime squadre che ti passano per la testa sono quelle che si distinguono a livello mondiale. Per questo uno sogna di giocare per grandi squadre come Real o Barça. Ma si tratta dei sogni da bambino. Adesso sono un calciatore del Napoli e ne sono orgoglioso. Se un giorno dovessi andar via, sarà pronto per andare in una squadra più importante. Vedremo. Nemmeno io so come finirà.
L’ha sorpresa quanto dichiarato da De Laurentiis, presidente del Napoli, che l’unica squadra a fare un’offerta ufficiale è stata il Real Madrid?
Sinceramente, sì. Io non so nulla di ufficiale. Quando finirà la Confederations, il presidente sa che dovrà parlare con lui e discutere di molte cose.
Cosa deve discutere con il suo club?
Ci sono cose e situazioni che, a volte, allontanano un calciatore da una squadra e da una città. Il calcio è una passione, ma lasciare il proprio paese è un sacrificio grande. Sono sicuro che io e De Laurentiis saremo maturi al punto da sapere cosa sarà meglio per entrambi.
Le sembrano tanti i 63 milioni della sua clausola?
Non lo so se la cifra è giusta, ma il mercato è così. Questo dovrà stabilirlo la società ed io devo parlar poco. Quelli che devono fare le loro valutazioni sono le squadre che mi vogliono e che stanno parlando con il Napoli. Non valuto se la clausola è esagerata o meno, il tema dei milioni non mi interessa. Non mi fermo a pensare quanto valgono le mie gambe, so bene quali sono le cose che valgono nella mia vita. Il calcio sposta tante cose, per questo si parla spesso di soldi, ma io vivo di cose semplici.
Lo sa che se andrà via da Napoli la crocifiggeranno?
Il calcio ha entrambe le facce della medaglia. Napoli mi ha dato tanto , mi ha consentito di crescere e di essere quello che sono oggi. Dietro tutto questo c’è il gran sacrificio dei miei compagni, dello staff tecnico e mio. Anche io ho dato tanto al Napoli e così sarà fino al mio ultimo giorno in maglia azzurra. Poi, se andrò via, ci saranno tifosi che lo capiranno ed altri no. Non mi piacerebbe congedarmi dalla porta secondaria ma da quella principale … il giorno in cui succederà. Ma so che in molti non lo accetteranno.
Cosa sa di Rafa Benitez?
Basta guardare il suo curriculum o fare il suo nome nel mondo del calcio per capire che si tratta di un tecnico di gran livello, uno che ha allenato i migliori. Si tratta di un grande allenatore, proprio ciò di cui ha bisogno il Napoli.
Le resta da giocare al Camp Nou o al Bernabeu?
Ho già giocato al Camp Nou, contro il Barcellona, ma si trattava di un’amichevole. Mi resta il Bernabeu … e tanti altri stadi (ride, ndr.). A Barcellona feci un bel goal, ma me lo annullarono.
Cosa pensa di Cristiano Ronaldo?
Una macchina da goal. Non ho potuto ancora affrontarlo. È uno dei migliori e così è visto da tutto noi professionisti.
Traduzione ed adattamento a cura di Luigi De Magistris
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