Alessandro Ramagli, coach della Tezenis Verona, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai colleghi de L’Arena dopo la sconfitta rimediata contro il Nuovo Napoli Basket. Ecco quanto sottolineato da IamNaples.it:
«Purtroppo quando si sbaglia in quel modo non è facile metterci le mani. È una questione di fiducia e quindi di testa. Quando sbagli i tiri da un centimetro o i tiri aperti non c’è medicina. L’unica cosa è la fiducia, che ritrovi se fai bene le cose semplici. Pessimismo? Non credo possa attecchire perché non ci succede sempre, per fortuna. È accaduto a Napoli e nel momento in cui loro segnavano da metà campo noi sbagliavamo da un centimetro. In quei casi per mantenere fiducia bisogna attaccarsi alle abitudini comuni che noi non abbiamo ancora. Non abbiamo fatto una brutta partita dal punto di vista tecnico. Però individualmente abbiamo permesso ad un avversario di alzare il suo livello di confidenza: e se l’avversario è Napoli è un errore che nessuno può fare. Personalmente sarei ottimista perché abbiamo visto la Tezenis reagire diverse volte durante l’incontro. Purtroppo, ogni volta che serviva fare la cosa giusta per accorciare la distanza e magari mettere una diversa pressione sui nostri avversari, abbiamo sempre fatto una sciocchezza ed abbiamo fatto riallungare gli avversari. Quando arrivi a meno 5 e ritorni a meno 8, poi da meno 7 ripiombi a meno 11, è ovvio che a forza di rincorrere prima o poi cadi giù. Lunghi atipici come Hubalek ed Allegretti? Tiravano da casa loro e segnavano… Sapevamo che erano giocatori eclettici: sanno aprirsi e sanno far male. Noi dovevamo puntare su un possesso palla più equilibrato ed attento: invece li abbiamo rincorsi. Ed era proprio l’errore che avevo chiesto di non fare. Dovevamo avere la forza e la pazienza di giocare il nostro basket per poi provare rientrare quando arrivava il nostro momento. Chi pensa che ci sia qualcuno pronto a farsi carico del suo lavoro sbaglia di grosso. A Napoli abbiamo tirato 53 volte da due facendo canestro solo 24 volte: una cosa che difficilmente mi ricapiterà di vedere. Ma se avessimo avuto la capacità di fare qualcosa di diverso, avremmo potuto trovare quella fiducia che non si compra al mercato ma si costruisce in campo ricordando che una partita non è mai finita».
La Redazione
S.D.
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