Per due stagioni fu il vero idolo del Palargento. Per grinta, leadership e classe, Marco Bonamico, il marine del Napoli Basket degli anni ’80, è stato uno dei giocatori più amati dal pubblico. Una carriera straordinaria (con i fiori all’occhiello dell’argento olimpico a Mosca e dell’oro agli Europei di Nantes) che lo ha portato dritto sulla poltrona di presidente di Legadue. L’assenza di Napoli dall’élite del basket italiano è stato uno dei suoi crucci e quando quest’estate è stato varato il trasferimento a Fuorigrotta di Sant’Antimo, la scelta di Napoli per il vernissage del campionato (domani a Castel dell’Ovo) è stata immediata. «Diciamo pure che è stato il mio primissimo pensiero, una presentazione ufficiale davanti al mare di Napoli è stato un richiamo irresistibile», dice Bonamico.
Napoli è di nuovo sotto i riflettori, anche se la mancanza cronica di sponsor rischia di far vacillare il club.
«Questo tipo di difficoltà investe tutto il basket italiano, ma Napoli non è uguale a nessuna altra città e lo si vede nel calcio, con una tifoseria straordinaria che accompagna sempre la squadra. Qui il basket ha radici profonde e grandi e mi auguro che vengano fuori risorse serie dalle forze imprenditoriali, oltre che da una possibile sinergia con il calcio. Ai miei tempi i giocatori del Napoli, Maradona, Crippa, Renica, venivano al Palargento alle nostre partite. Bisognerebbe tentare di fare un’operazione simile, magari con Cavani e Hamsik seduti in tribuna centrale».
A proposito di Palargento: il suo vecchio tempio dal 1998 è un rudere impressionante.
«È come un teatro romano trasferito ai tempi nostri, un mostro di archeologia sportiva. Credo che faccia male al cuore di qualsiasi napoletano, è un’immagine brutta e dolorosa. Mi rendo conto che Napoli ha altre priorità e che si stia tentando di farla rinascere con operazioni come il lungomare senza auto, sicuramente positiva. Ma la ricostruzione di un impianto come il Mario Argento rappresenterebbe un volano fondamentale per la città, non solo dal punto di vista sportivo. Non sta a me sensibilizzare i politici su tali questioni, ma pian piano anche il Collana sta riemergendo. L’amministrazione attuale mi pare molto sensibile e attenta e quindi ho fiducia».
Cosa ha rappresentato Napoli nella sua carriera cestistica?
«Una pietra miliare, perché venivo da un infortunio molto grave e in tanti credevano che la mia carriera fosse finita. Ma si sbagliavano. A Napoli rifiorii, giocando due stagioni incredibili e poi la Virtus Bologna mi riprese pagando profumatamente l’ingegner De Piano, che fece un affarone. Non dimenticherò l’affetto dei tifosi: da brividi».
«Il campionato che accende l’Italia» è lo slogan del prossimo torneo di Legadue.
«Il nostro è un campionato con un trend molto positivo di pubblico e audience, soprattutto legato alle nuove tecnologie con le partite trasmesse sul web che fanno gli stessi ascolti della tv. Ma resto del parere che il basket va visto dal vivo: è tutta un’altra storia e mi auguro che Napoli contribuisca a far salire i nostri numeri relativi all’affluenza».
Nel 2013-2014 ci sarà la rivoluzione con la Legadue che tornerà campionato dilettantistico.
«Noi crediamo che questa riforma non rispecchi al 100% la situazione di crisi del paese, perché un campionato a 32 squadre è molto dispendioso. Ma collaboreremo e siamo fiduciosi in uno sviluppo positivo. La mia opinione che oggi la legge 91 sul professionismo sportivo va rivista per il basket in generale, campionato di Lega A compreso».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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