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Brooks: «Sono a Napoli per vincere. Sarò il Bargnani della Givova!»

NAPOLI – De’Mon Brooks, la nuova ala forte di 22 anni dell’ Azzurro, non tira giù la maschera anzi la mette. Soprattutto ora che ha il naso come quello di un pugile. La frattura alle ossa nasali dopo lo scontro con Mario Ghersetti durante la prima uscita con Ferentino gli ha fatto subito capire che le difese in Italia non sono così cordiali: «Ora sto bene, non c’è stato bisogno di operarmi. Sono fatti di gioco che aiutano a temprarmi – ha detto – sono tornato ad allenarmi regolarmente con il gruppo». Il ragazzo nato in Georgia (Usa) non ha potuto giocare gli scrimmage contro Matera e Caserta. Questa, a Napoli, è la sua prima esperienza fuori dagli States dove fino alla scorsa stagione era una stella dei Wildcats di Bob McKillop al college di Davidson, in North Carolina. Lo fanno fede i diversi riconoscimenti: giocatore dell’ anno, due anni fa, nella Southern Conference della Ncaa per gli allenatori e la menzione per l’ All American all’ ultimo campionato universitario. 

Da questa esperienza italiana con Napoli che cosa ti aspetti?
«L’Ncaa mi ha preparato per giocare ad alti livelli. Non temo la concorrenza. Voglio affermarmi e sono contento di essere qui in Italia. E’ un bel posto, uno dei più belli al mondo e sono fortunato. Ora devo solo pensare a giocare un gran campionato».

Il tuo approccio con l’ambiente? 
«Buono, decisamente. Mi trovo alla grande con il coach e i compagni di squadra. Anche il presidente è simpatico. Quando passeggio in città vedo che la gente mi osserva incuriosita per la mia stazza e mi chiede che tipo di sport pratico. Rispondo che sono un cestista di Napoli e subito mi prendono in simpatia». 

Quale deve essere l’obiettivo dell’ Azzurro? 
«Siamo una grande squadra e dobbiamo diventare credibili agli occhi dei fans con i risultati. Non faccio proclami, dobbiamo lavorare e migliorare giorno per giorno, i risultati sono una conseguenza».

E invece il tuo obiettivo, quello personale? L’Nba ? 
«Ora sono in Italia e sono concentrato sul campionato con Napoli. Non sono rientrato nell’ultimo Draft ma sono stato scelto per giocare la Summer Legue con gli Hornets. Ad ogni modo ora l’Nba non m’interessa». 

Sei un undersize per giocare sotto canestro, solo due metri. Sarà un problema?
«No assolutamente perché salto tanto, lavoro tanto e so il rimbalzo dove cade». 

C’è un giocatore che ispira il tuo stile di gioco ? 
«Se devo scegliere un paio di americani scelgo Scottie Pippen e Amar’e Stoudemire. L’europeo che stimo di più è un italiano: Andrea Bargnani. Ha un modo di giocare simile al mio, spesso si stacca sul perimetro per colpire con le triple». 

Giochi con tutte e due le mani. Da fuori prediligi il mancino, sotto canestro usi spesso la mano destra… 
«E’ una dote naturale, non me lo ha insegnato nessuno. Ai tempi dell’ high school ho capito che avevo la giusta sensibilità con entrambe le mani. Mi tornerà utile anche qui da voi».

Conosci Stephen Curry che ha giocato nel tuo stesso college e ha guidato con Derrick Rose la Nazionale americana al Mondiale. Tutto secondo copione, avete vinto voi…
«Beh tra i piccoli nella Finale chi ha fatto la differenza è stato però Kyrie Irving. Le sue triple hanno spaccato la partita e ridimensionato la Serbia. Anche senza i top player siamo noi i più forti, absolutely».

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

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