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VIDEO – Trebisonda, minuto 61: quando lo spettacolo è sugli spalti. E non sono gli unici…‏

I tifosi turchi sono famosi per i festeggiamenti al 61'. Ma non sono l'unica tifoseria al mondo a dare spettacolo sugli spalti

Non molti conoscono bene il Trabzonspor, e forse la maggior parte di loro ha sentito parlare di questa squadra turca più le “curiose” celebrazioni che sugli accompagnano la squadra al minuto 61 che per i trofei e le gesta in campo. Se vi state chiedendo il perché di questa usanza sappiate che dietro c’è una storia molto interessante. E questa storia comincia nel 1204…

Siamo a Venezia e sono in corso i preparativi per l’ennesima Crociata per liberare Gerusalemme dagli “infedeli”. Per raggiungere la Terra Santa la Repubblica di Venezia si offre di mettere a disposizione diverse navi a patto che i crociati li aiutino a conquistare Zara. Detto fatto. Ora, in teoria, si potrebbe partire anche per Gerusalemme, ma una serie di circostanze, che non starò qui a raccontarvi, dirottò le navi crociate a Costantinopoli. Risultato? I musulmani restano tranquilli in Terra Santa e i crociati conquistano Costantinopoli e si spartiscono l’Impero Bizantino. Da questa “spartizione” nascono diversi stati, alcuni dei quali si proclamano legittimi eredi dell’Impero appena conquistato. A noi interessa uno di questi, l’Impero di Trebisonda.

Ora, ed è anche giusto, vi starete chiedendo cosa c’entri un avvenimento accaduto 600 anni fa con la prossima partita di Europa League tra Napoli e Trabzonspor. Apparentemente niente, oltre al fatto che il Trabzonspor è la squadra di Trebisonda. In realtà c’entra, c’entra e come. Saltiamo due secoli e mezzo e arriviamo al 1461. Dei vari stati nati dopo la Quarta Crociata l’unico a non essere ancora conquistato dai turchi è proprio l’Impero di Trebisonda. Ebbene, Trebisonda cade proprio nel 1461, permettendo così ai turchi di conquistare l’ultimo stato greco del vicino oriente.

La data del 1461 è estremamente importante a Trebisonda, tanto che la squadra locale, il Trabozonspor appunto, la utilizza in modo estremamente simbolico. Il minuto 61’ è sempre accompagnato da grandi festeggiamenti sugli spalti, con accensioni di fumogeni e qualche volta anche lancio di carta igienica in campo proprio per celebrare questa importante data in cui si è conclusa la conquista delle penisola anatolica da parte dei turchi. Un gesto che ha reso la tifoseria turca iconica nel panorama europeo e mondiale.

Il Trabozonspor non è comunque l’unica realtà calcistica (e non solo) ad aver, attraverso un particolare modo di esprimere il tifo, creato attorno a se una sorta di iconografia del tifo. Troppo banale sarebbe citare il You’ll never walk alone che accompagna in campo, e nell’immaginario del tifo, l’ingresso dei giocatori del Liverpool. Un must talmente capace di suscitare emozioni da essere “copiato” anche dai tifosi del Celtic e del St. Pauli.

Alziamo il cappello anche di fronte a “La Gloriosa Buteler”, la celebre tifoserie del San Lorenzo che, pur non vantando i numeri del Boca e del River, riesce a catturare con i suoi ormai celebri cori ed enormi striscioni le fantasia e le ammirazioni di mezzo mondo. A proposito di Boca, come non citare i papelitos gialli e blu che ogni settimana colorano gli spalti e il campo della Bombonera all’ingresso in campo degli Xeneizes.

Torniamo in Europa per citare i 25mila posti della Sudtribune del Westfallenstadion di Dortmund. Chi può mai dimenticare le loro eccezionali coreografie che tanto hanno stupito nelle ultime annate di Champions. Ed a proposito di coreografie è d’obbligo parlare di quelle del Raja Casablanca e di quelle dell’Urawa Red Diamond. Squadre poco note agli appassionati europei, ma che a livello di tifo non hanno nulla da invidiare ai nostri club del vecchio continente.

Gran Bretagna e Spagna sarebbero piene di esempi. Oltre a Liverpool e Celtic le isole britanniche offrono innumerevoli esempi di tifo particolare. Dai rivali del Celtic, i Rangers, fino alle varie squadre di Londra che, soprattutto quelle meno vincenti, riescono ad offrire grande spettacolo sugli spalti. In Spagna invece il tifo è spesso e volentieri legato a manifestazioni identitarie. E noi a Napoli, riguardo i baschi dell’Athletic, ne sappiamo qualcosa.

E l’Italia? Beh, forse è troppo di parte citare il Napoli e la recente usanza di accompagnare la squadra sulle note di Napule è. O forse no. Oltre agli azzurri anche altri stadi, come Marassi ad esempio, riescono ad evocare qualcosa al di là del tifo, così come, nei dovuti limiti, lo stesso può accadere in alcuni momenti all’Olimpico. È però indubbio che manifestazioni estremamente significative e particolari come quella che caratterizzano i minuti 61 delle gara del Trabzonspor sono quasi sconosciute qui da noi.

Alla fine di tutto resta il fatto che certe volte il vero spettacolo non è in campo, ma sugli spalti. Che certe volte il calcio giocato è solo il sottofondo di una grande festa, di un’espressione di identità, cultura, appartenenza che si manifesta sugli spalti. E siamo pronti a scommettere che giovedì, al di là di quello che succederà in campo, un po’ tutti, al minuto 61, volteranno lo sguardo sugli spalti. Era il 1461 e a Trebisonda lo ricordano ancora.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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