Da Di Natale a Quagliarella, da Insigne a Immobile. Sempre folta e qualitativamente importante la presenza napoletana in Serie A. Da fare invidia a qualsiasi altra città. Napoli e la Campania, fucine di giocatori, di talenti, di bomber e di arcigni difensori. Una rappresentativa che, qualora si presentasse ad un Mondiale o un Europeo, non avrebbe nulla da invidiare a nazionali di medio-alto calibro. Peccato solo che ben pochi di loro riescano a giocare anche con la maglia azzurra della propria città. Insigne, in attesa di qualche “promozione” dalla Scugnizzeria, è rimasto l’unico a parlare napoletano nello spogliatoio.
Un trend in controtendenza rispetto agli iniziali proclami di De Laurentiis. Quel “Napoli dei napoletani” rimane sempre più un lontano ricordo e il “sogno” di un Athletic Bilbao (squadra che schiera solo giocatori baschi, ndr) in Serie A, ha dovuto fare i conti con la dura realtà del mercato calcistico. Rifiuti, trattative sfumate, e campagne acquisti che prima si sono dirette verso il resto d’Italia e poi il Sudamerica ed infine verso la Spagna. Un peccato, in quanto il territorio campano, da sempre fucina di talenti, potrebbe fornire quel giusto mix tra napoletanità ed internazionalità. Colpa anche della poca attenzione posta sul settore giovanile. La celebre Scugnizzeria, in attesa di poter portare a maturazione le buone promesse della leva post ’95, ha negli ultimi dieci anni espresso ad alti livelli solo tre giocatori. Lontani i tempi dei vari Ferrara, Fabio Cannavaro, Imbriani o Taglialatela. Escludendo Lorenzo Insigne, attualmente nei ranghi di Benitez, gli altri due sono l’ex capitano Paolo Cannavaro e Antonio Floro Flores, entrambi al Sassuolo, entrambi prossimi avversari del Napoli.
Un sottile paradosso che ha reso Sassuolo la meta di ex azzurri napoletani. La storia di Paolo Cannavaro è abbastanza recente. Capitano della rinascita azzurra. Dalla promozione in A, fino alla Champions, passando per la vittoria della Coppa Italia e per incredibili imprese a Milano e Torino. Un rapporto che si credeva solido, sgretolatosi però di fronte ad incomprensioni di natura tattica, contrattuale e non solo. Ed un addio che poteva essere concepito in modo diverso, senza costringere l’ex capitano ad essere un “estraneo in casa”. Ci sono responsabilità anche di persone vicine al difensore, ma la chiusura di carriera in maglia azzurra sarebbe stato il giusto premio per un ragazzo che, anche se non è proprio il top nel suo ruolo, ha sempre mostrato attaccamento alla maglia e voglia di lottare per i colori azzurri.
Diversa la vicenda di Floro Flores. Lui può dire di essersi trovato nel Napoli nel momento sbagliato. Giovane di belle speranze, la sua unica colpa fu quella di esplodere nel momento peggiore della storia azzurra, pochi anni prima del fallimento. Così la sua avventura a Napoli si concluse proprio mentre il club veniva “ammazzato” in un’aula di tribunale. E cominciò il suo girovagare. Perugia, Arezzo, Udine, Genova, Granada, di nuovo Genova e infine Sassuolo, al centro dell’attacco, con l’obiettivo di portare gli emiliani alla salvezza. Un ragazzo che, soprattutto nei primi anni della Serie A, avrebbe di certo fatto molto comodo agli azzurri.
Purtroppo gli “errori”, se così li vogliamo chiamare, sono stati fatti e non si può più correre ai ripari. Si può certamente cercare di investire di più, e meglio, nel settore giovanile. Evitare la purtroppo sempre più frequente emigrazione calcistica di giovani campani. Le esperienze europee di Borussia e Barcellona dimostrano che le vittorie, nazionali e non, possono essere raggiunte anche attraverso il giusto mix di talenti autoctoni e giocatori venuti da fuori. Il Napoli ha indubbiamente due vantaggi sulla concorrenza italiana: un territorio, la Campania, che produce talenti in continuazione, e un bacino potenziale che in teoria, vista la mancanza di grandi club geograficamente vicini, potrebbe coinvolgere l’intero Sud Italia. Nessun’altra società italiana può permettersi questo lusso. Dovrà essere bravura del Napoli sfruttare questo potenziale, per evitare, tra altri dieci anni, di trovare un Sassuolo che abbia più napoletani dello stesso Napoli.
A cura di Giancarlo Di Stadio
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