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Sponsorizzazioni e decreto dignità, il Napoli al riparo da crisi di bilancio

Chi rischia di più, chi rischia di meno

Probabilmente qualcuno, tra i dirigenti delle squadre di serie A, si augurava, pur non contandoci troppo, che il cosiddetto “decreto dignità” non fosse trasformato in legge. Speranza venuta a mancare lo scorso 11 agosto quando in Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la “Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto legge 12 luglio 2018 n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”.

 

Che lo vogliano o no, più della metà delle squadre della massima serie italiana dovranno fare i conti con il “divieto di qualsiasi forma di pubblicità” che coinvolga sponsor legati al mondo delle scommesse. A partire dal prossimo gennaio la norma, tenacemente voluta dal ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e da tutto il Movimento 5 Stelle come misura di contrasto alla ludopatia e ai fenomeni di dipendenza dal gioco d’azzardo, prevede il blocco totale di questo tipo di sponsorizzazioni. Le società che hanno già accordi pubblicitari in essere, dovranno rescinderli entro fine giugno 2019.

 

Una perdita economica che mette a serio rischio il bilancio di molte squadre, e di qualche televisione, e che ha innescato non poche polemiche tra gli addetti ai lavori. Secondo alcuni calcoli verrebbero a mancare circa 120 milioni di euro l’anno per le 11 formazioni di serie A che hanno tra i loro sponsor società di scommesse. Per le TV, il mancato introito sarebbe di almeno 70 milioni di euro ogni anno. Unica eccezione, il lotto, il quale in qualità di gioco gestito sotto concessione dei Monopoli di Stato è stato escluso dalla mannaia del legislatore.

 

Chi rischia di più, chi rischia di meno

Juventus, Milan, Roma, Napoli, Inter, Cagliari, Genoa, Lazio, Sampdoria, Torino e Udinese sono le squadre che dovranno dire addio ai loro sponsor e che saranno costrette a cercare altrove risorse pubblicitarie per mettere al sicuro i propri bilanci.

 

Tra le società che pare abbiano saputo reagire meglio alla situazione spicca di sicuro il Napoli. La squadra partenopea aveva chiuso un accorso esclusivo per due stagioni, 2017/2018 e 2018/2019, con il brand Planetwin365. Intesa che era stato salutata come “una cooperazione dall’alto valore simbolico”, oltre a rappresentare una consistente visibilità per il marchio maltese di scommesse.

 

Per correre ai ripari il Napoli è riuscito ad assicurarsi, situazione più unica che rara nel panorama calcistico italiano, i tre format pubblicitari disponibili sulla maglia (main, second e retro sponsor) con acqua Lete, pasta Garofalo e caffè Kimbo, per un valore complessivo di investimento di 15 milioni di euro. Terza tra le squadre italiane insieme al Milan, per questo tipo di raccolta pubblicitaria, superata solo dall’irraggiungibile Juventus (26,7 milioni raccolti) e, a sorpresa, dal Sassuolo che riceverà 18 milioni di euro dal suo main sponsor per apparire sulla divisa dei giocatori.

 

Come se non bastasse, La Gazzetta dello Sport, in un recente articolo che fa le pulci ai conti delle squadre italiane, ha scritto che quello del Napoli di quest’anno “è il miglior bilancio della storia”. E questo grazie ai risultati sportivi ed economici che crescono e senza dover fare ricorso, come altre squadre magari più blasonate, alle plusvalenze o all’indebitamento esasperato. Qualunque sia l’esito del campionato sui campi di calcio, il Napoli e i suoi tifosi hanno comunque già ottenuto un risultato invidiabile.

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