Nemo propheta in patria! E come dargli torto. D’altronde, come si dice, “i detti antichi non falliscono mai”. Massime senza tempo, utili in ogni occasione, anche e soprattutto nel calcio. E nel calcio, escludendo felici eccezioni, è ormai sempre più difficile trovare giocatori in grado di esprimersi al meglio nella loro città, nella loro terra d’origine. Senza dimenticare che il tifoso è volubile per definizione, non segue gli schemi della ragione, ma quelli del cuore. E se anche un mostro sacro quale Lionel Messi comincia ad intravedere i primi segni di critica in quel di Barcellona, non dobbiamo stupirci, noi napoletani, che anche i nostri conterranei siano sottoposti a critiche feroci. Recentemente è toccato a Paolo Cannavaro, ex capitano finito ai margini del Napoli e passato al Sassuolo. Adesso è il turno di Lorenzo Insigne. Un rapporto fatto di amore e critiche, soprattutto le seconde. E l’apice s’è toccato nel dopo Udine. Galeotto fu quel rimprovero di Benitez, su quel gol sbagliato da Lorenzo. Un 1-0 che poteva essere 2-0 e che invece è diventato 1-1. Ed ecco che addosso al “povero” Insigne piovono le più svariate critiche di una piazza dall’umore altamente volubile. E qualcuno, non solo tra i tifosi, comincia già a giudicarlo “inadatto”. Ma veramente è così?
Chi vi scrive è un estimatore sia dell’incisività di Mertens che dell’intelligenza tattica di Callejon, ma questo non toglie che su Lorenzo Insigne vada fatta un’analisi approfondita, lasciando parlare l’unico giudice inappellabile: i numeri.
Insigne fino ad ora ha segnato solo 2 gol in campionato su 33 presenze. Un po’ poco per un attaccante. Il dato, se consideriamo tutte le competizioni, sale a 6 reti su 47 presenze. In pratica da una rapporto gol/partite del 6% ad uno del 12%. Ancora poco se confrontato con il 9/42 (21%) di Dries Mertens e il 18/47 (38%) di Josè Maria Callejon. Ma attenzione, Lorenzo Insigne, a dispetto di una minore incisività sotto porta, riesce a reggere più che bene il confronto con i “rivali” su altri fronti.
Fare il trequartista esterno nel 4-2-3-1 non è un compito semplice. Nella fase difensiva sei chiamato a svolgere il compito del centrocampista esterno, mentre in fase offensiva, oltre al lavoro di inserimento, devi comportarti come vertice esterno del tridente offensivo. Un compito quindi che richiede sia spiccate doti offensive, sia una certa predisposizione al sacrificio. Ed è qui che Lorenzo Insigne spicca positivamente.
Spulciando le statistiche ci accorgiamo che Lorenzo Insigne è infatti l’attaccante che recupera più palloni in Serie A. Ben 159, la media di 4,8 palloni recuperati a partita. Quasi quanto un centrocampista. Questo per limitarci alla sola fase difensiva. Già perché Insigne è decisivo anche in fase offensiva, a dispetto di quanto si dica. Fino ad ora Lorenzo ha sfornato per i compagni 5 assist che hanno portato al gol. Da una prima, superficiale analisi, si potrebbe obiettare che siano pochi. Certo, confrontati con i 10 di Gervinho capo-classifica, sembrano pochi. Ma sono gli stessi di Pirlo, Vidal e Cassano. E se invece consideriamo assist non solo i passaggi che portano al gol, ma qualsiasi intuizione che porta ad una occasione da rete, allora sorpresa! Lorenzo Insigne è ottavo in classifica assoluta, con ben 49 passaggi potenzialmente pericolosi (1,5 a partita), davanti a gente mediaticamente più quotata come Cerci, Kakà, Tevez o Cuadrado, oltre ad essere il primo degli azzurri. E scava un bel solco anche con i compagni di squadra. Il secondo azzurro è Marek Hamsik, a quota 42, Mertens e Callejon sono invece rispettivamente a 40 e 36.
Insomma, numeri alla mano, le critiche ad Insigne sono francamente eccessive. Il folletto di Frattamaggiore deve certamente migliorare sotto alcuni aspetti, tra cui la precisione in zona gol, ma è innegabile il suo apporto al gioco offensivo e difensivo del Napoli. Benitez, non l’ultimo degli allenatori, ha dimostrato più di una volta di ritenere Lorenzo pedina importantissima del suo Napoli (e i rimproveri certe volte fanno solo bene!). E Insigne, sempre numeri alla mano, sta ripagando questa fiducia. Purtroppo il tifoso è volubile, pretenzioso, e dai suoi beniamini vuole sempre di più. D’accordo, va bene, è compito del tifosi pretendere sempre il massimo (a anche qualcosa in più), l’importante è che la napoletanità di Insigne sia un quid in più, non una spada di Damocle che pende sulla sua testa.
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