La bellezza del calcio è che sa regalarti storie splendide, racconti di vita che sembrano le sceneggiature di un film. Nel percorso di un calciatore può esserci di tutto: bocciature, delusioni, vittorie, sconfitte, trasformazioni, gioie. Nessuno può dire chi ha ragione, non ci sono depositari della verità e un calciatore nell’arco di pochi anni può passare dalle bocciature ai provini all’emozione del debutto in Serie A. E’ l’avventura di Rolando Mandragora, centrocampista del Genoa classe ’97 che ieri sera Gasperini ha gettato nella mischia dal primo minuto contro la Juventus a Marassi con un coraggio insolito per gli standard del calcio italiano. L’ha spiegato con grande semplicità il Gasp nel post-partita: “E’ un giocatore di valore, a dire il vero se avessimo recuperato Sturaro magari non avrebbe giocato ma appena ho capito che Stefano non ce l’avrebbe fatta non ho avuto alcun dubbio a mandarlo in campo”. E dove sono finiti gli alibi sui giovani a cui siamo abituati? Le pressioni, l’emozione, il rischio di bruciarli, Gasperini li stronca con poche battute. Mandragora ha trovato spazio per cinquantanove minuti, prima di lasciare il posto a Kucka e non ha sfigurato contro centrocampisti del calibro di Vidal, Pogba e Marchisio. L’ha fatto con la tranquillità che lo contraddistingue, la stessa con cui ha appreso nel pomeriggio della notizia che sarebbe sceso in campo. Giusto il tempo di far arrivare l’informazione a mamma e papà e poi serenità e concentrazione in vista del debutto in Serie A, nell’emozionante cornice di Marassi. Chissà a cosa avrà pensato Rolando nelle ore precedenti al calcio d’inizio, se per un attimo sarà stato sopraffatto dai ricordi delle tante bocciature subite quando aveva tredici anni. Sembra sia passata una vita ma in realtà circa quattro anni fa “Rolly”, come è soprannominato dagli amici, giocava nella Mariano Keller e girovagava per tutta l’Italia per i provini. E’ stato bocciato da Roma, Juventus, Atalanta e Palermo. Alcuni avevano dei dubbi sulla struttura fisica, dicevano che era troppo magro, che non avesse massa e fisicità per formarsi come calciatore, altri, invece, riconoscevano la buona tecnica di base ma notavano scarse capacità di corsa. Il Genoa superò queste sensazioni e decise di puntare su di lui, lo selezionò il responsabile del settore giovanile Michele Sbravati. Era il giugno 2011, Mandragora iniziò la sua avventura in un settore giovanile professionistico. Una grande gioia per un ragazzo cresciuto “a pane e pallone” con lo zio Bruno, storico allenatore del calcio campano, oggi alla Neapolis in Serie D, e il padre Giustino, direttore tecnico della scuola calcio Fabio e Paolo Cannavaro. Rolando segue molto il padre durante l’infanzia, dà i primi calci all’A.C. Ponticelli ma poi gira per varie scuole calcio prima delle stagioni trascorse alla Mariano Keller. A giugno 2011 il tesseramento con il Genoa, ad agosto il primo ritiro con i Giovanissimi Nazionali di mister Marcello Donatelli, colui che gli ha dato fiducia e l’ha fatto crescere in maniera esponenziale. Con Donatelli Mandragora inizia a delineare il suo profilo: regista di centrocampo capace di dettare i tempi della manovra ma che con intelligenza tattica e senso della posizione sa curare anche la fase di non possesso.
Donatelli ha iniziato l’opera ma poi è servito il contributo di un allenatore ex regista di centrocampo per far emergere le qualità di Mandragora. Il primo è Fabio Liverani, allenatore degli Allievi Nazionali del Genoa, che gli affida la mediana e Rolando ricambia con ottime prestazioni. Il risultato è che il Genoa riesce a qualificarsi per la final eight e che Mandragora assapora l’atmosfera della Nazionale con la convocazione al Torneo dei Gironi. Nella scorsa stagione la definitiva esplosione: Liverani da allenatore della prima squadra schiera Mandragora al fianco di Biondini in un’amichevole in cui s’affrontano prima squadra e Primavera. Juric prende appunti e decide di lanciare quanto prima “Rolly” in campo sotto età. Mandragora così totalizza sette presenze in Primavera nella scorsa stagione, cinque in campionato e due alla Viareggio Cup. Presto s’aprono anche le porte della Nazionale ma c’è bisogno di una forzatura di un altro allenatore ex regista di centrocampo: Daniele Zoratto che, dopo il suo esordio in Primavera contro il Sassuolo, decide di “contraddire” i suoi osservatori e d’aggregarlo in extremis per l’amichevole contro l’Under 17 della Spagna. Era lo scorso gennaio, poi Mandragora in circa otto mesi è diventato un punto fermo delle Nazionali giovanili, essendo convocato prima in Under 18 e poi in Under 19, con cui ha disputato sotto età le recenti gare di qualificazione alla fase èlite dell’Europeo.
Tra il Genoa e la Nazionale, Mandragora ha conquistato la scena e Gasperini non ha avuto paura a dargli fiducia. Un percorso graduale verso Marassi: allenamenti con la prima squadra, le panchine contro Napoli, Sampdoria, Empoli e Chievo e poi il sogno dell’esordio realizzato a diciassette anni contro la Juventus. Sembra un film ma è tutto vero, è l’avventura di “Rolly”.
Fonte: Ciro Troise per “La Giovane Italia”
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