Avete presente l’ultima goccia, quella che fa traboccare il vaso. Il limite che non deve essere valicato, l’opportuno che diventa inopportuno. Ci siamo di fronte, abbiamo appena varcato il Rubicone. Da adesso non si può più tornare indietro. Nei giorni scorsi già avevamo dovuto sorbirci i soliti opinionisti da salotto esprimere pareri sulla presunta “sceneggiata” riguardo i funerali di Pino Daniele e le solite starlette televisive mancate che, pur di apparire in un mondo in cui conta solo apparire, hanno finito per criticare la napoletanità senza esprimere alcuna opinione sui fatti.
Poi venne Napoli-Juve, il fuorigioco di Caceres non visto da Tagliavento, il gol annullato per fallo (?) di Koulibaly su Buffon, il retropassaggio di Chiellini su cui lo stesso portiere della Juve e della nazionale, in barba al regolamento, la prende tranquillamente con le mani, e le polemiche del post partita. polemiche che, nel calcio italiano, ci sono e ci saranno sempre. Che, vogliate o no, accompagneranno sempre gli infuocati dopo-partita, specialmente quando la partita in questione è di cartello come un Napoli-Juve.
Premettiamo che forse, anzi togliamolo per il forse, alcune domande, di alcuni colleghi, potevano essere formulate in modo diverso, premettiamo anche che la reazione di De Laurentiis è stata un po’ dura. Ma resta non diversa dalle decine di commenti che, ogni domenica, affollano i post-partita. Basti pensare a quante volte, anche squadre che si ritengono più “signorili”, hanno fatto lo stesso. Per restare cronologicamente vicini non mi sembra che le dichiarazioni dopo Juve-Roma fossero tanto difformi da quelle post Napoli-Juve, o, se proprio vogliamo dirla tutta, l’esecuzione sulla piazza mediatica di Guida dopo un rigore non dato in un Juve-Genoa di qualche anno fa non è, nella forma e nella sostanza, molto diversa dalla presa di posizione di De Laurentiis. Che comunque, a scanso di equivoci, e in pieno clima di “je suis Charlie”, resta una sua libera opinione riguardo la partita della sua squadra.
Ma non è questo il punto. Il punto è ben diverso. La reazione scatta nell’istante in cui dal campo si arriva al fuori-campo. Dire “le lacrime napulitane di Rafa Benitez e si propagassero nel web i grotteschi tweets di Aurelio De Laurentiis all’insegna del rinomato chiagni e fotti, di cui è notoriamente intrisa la cultura popolare napoletana” da parte di un noto e seguitissimo portale sulla Juve, equivale ad attaccare non solo il calcio Napoli, ma l’intera napoletanità. Di grazia, dalle parti di Torino (o, vista la sostanziale apolidia del tifo bianconero, dalle parti di qualche altra città) dovrebbero spiegarci cosa intendono per “cultura popolare napoletana”? Essere mediaticamente massacrati sulla partita è un qualcosa che al limite possiamo pure accettare. Così come, sempre al limite e sempre considerando il contesto italiano, possiamo pure accettare la ridicola e affannosa ricerca da parte di buona parte dell’opinione sportiva di minimizzare, o peggio occultare, quanto successo sul terreno di gioco del San Paolo. Ed accettiamo anche il surreale clima d’opinione che fa passare il selfie di Totti come qualcosa di più grave rispetto all’arbitraggio di Napoli-Juve. Ciò che invece non possiamo accettare, e che non accetteremo mai, è l’attacco alla napoletanità. Non possiamo certo accettare la vostra sociologia spicciola, di lombrosiana memoria, che vuole ridurre una cultura millenaria ad una macchietta stereotipata. A scanso di equivoci, e vale per voi di TuttoJuve e non solo, la napoletanità da voi intesa è quella artificiosa da voi stessi creata. Il “chiagne e fotte” associato alla napoletanità, così come le sue “lacrime”, sono un qualcosa che esiste solo nei vostri stereotipi, creati dal nulla per vostro uso e consumo. La napoletanità vera è ben altro, e di certo non staremo qui a subire l’ennesimo attacco mediatico mentre i vostri schemi mentali continuano a ridurre la nostra cultura e le nostre tradizioni alla sola “pasta e fagioli”
Cercare il ricamo della maglia di Maggio per poter gridare “Non è fuorigioco” è qualcosa di legittimo, che vi compete e che, volendo, rientra nel vostro diritto di cronaca. Ciò che invece non è legittimo è il voler prendere come termine di paragone dispregiativo un qualcosa della nostra cultura. Qualcosa che comunque, repetita iuvant, non appartiene alla nostra vera cultura, ma a quella proiezione stereotipata che le vostre menti hanno della cultura napoletana. È questo l’errore di fondo, aver preso aspetti sterotipati della napoletanità con il solo ed unico intento di sminuire e delegittimare una protesta. Aver fatto diventare le proteste di Benitez e De Laurentiis come diretta conseguenza di un ambiente abituato a “piangere e fottere” e, peggio ancora, aver voluto far passare, con la vostra associazione, per vero lo stereotipo della napoletanità che sa solo “piangere e fottere”.
Potrei a questo punto iniziare un elenco infinito di situazioni in cui questo secondo voi napoletanissimo “chiagne e fotte” è stato utilizzato da altre squadre, compresa la vostra. Ma servirebbe a poco, darebbe solo inizio ad una polemica sterile come quella degli Scudetti di Calciopoli o quella sul doping. Ci troveremmo sui due lati della barricata, ognuno a difendere le sue posizioni e i suoi preconcetti. E a me questo, volendo solo ed esclusivamente ridare dignità ad una napoletanità troppe volte svilita, non interessa. Così come non mi interessa controbattere ai vostri stereotipi con vicende legate alla storia e alla cultura piemontese (e credetemi, ce ne sono molti, soprattutto se parliamo di “furti”)
Evitiamo perciò di portare il discorso su di un piano più grande di noi, evitiamo di passare da giornalisti sportivi a sociologi della domenica. Evitiamo. Parliamo di campo, magari con un pizzico di onestà intellettuale in più. Perché se è vero, come dite voi, che dal punto di vista sportivo avete molto da insegnarci, è anche vero che, forse, dal punto di vista culturale la partita è impari, con o senza sviste arbitrali. E magari, visto il grande successo che la vostra squadra riscuote in Campania, approfondite anche il discorso sulla napoletanità, evitando di guardare attraverso la lente dei pregiudizi e dei vostri schemi mentali. Perché, credetemi, a Napoli c’è molto più del “chiagne e fotte”
Questo è tutto, il resto “ci può stare”
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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