Arrivare ad un passo dall’obiettivo… e poi fallire. Vedere in 180’ sfumare l’obiettivo tanto a lungo inseguito, ottenuto dopo una stagione di alti e bassi, dopo un lavoro di nove mesi. E’ il destino cha accomuna Napoli e Lazio, le ultime due italiane eliminate ai preliminari di Champions. Pardon, ai play-off di Champions, anche se la sostanza non cambia. L’anno scorso toccò al Napoli dire addio alla partecipazione alla coppa dalle grandi orecchie, nella bolgia del San Mames di Bilbao. Quest’anno è la Lazio che a Leverkusen ha dovuto dire addio alla Champions faticosamente conquistata all’ultima giornata proprio ai danni del Napoli.
Ma non è l’unica cosa che comunque accomuna entrambe le squadre. Sia Napoli che Lazio in effetti hanno subito un’eliminazione abbastanza simile. Non nel risultato, ma nelle cause. Parliamoci chiaramente, entrambe le eliminazioni partono da un presupposto: il non mercato delle settimane precedenti.
Inutile piangere sul latte versato, verrebbe da dire. Lo scorso anno il Napoli si presentò al cospetto dell’Athletic con una rosa decisamente indebolita rispetto all’anno precedente. Reina era andato via, erano partiti Fernandez, Behrami, Dzemaili e Pandev, mentre nella casella acquisti figuravano i nomi di giocatori discreti, ma non in grado di far fare al Napoli quel salto di qualità promesso da De Laurentiis nei mesi precedenti.
La celebre “lista Benitez”, che a Napoli col passare del tempo ha assunto contorni di vera e propria tragicomica leggenda metropolitana, ha visto nei giorni precedenti il preliminare un continuo depennamento di nomi. Mascherano, Fellaini, Kramer, Gonalons, Leiva. Tutti accostati al Napoli e tutti irrimediabilmente sfumati a ridosso del preliminare. Con la promessa del “se passiamo compro” il Napoli è andato a giocare a Bilbao con una rosa incompleta. Come lanciare una monetina in aria e sperare che esca testa invece di croce. Solo che è uscita croce e la Champions è sfumata… e di conseguenza anche gli acquisti che i tifosi speravano.
Cha questa eliminazione potesse servire da lezione. Ed invece quest’anno la Lazio ricade nello stesso errore. Un mercato pressochè immobile e la speranza di cavarsela nella doppia sfida col Leverkusen per poi rinforzare l’organico. Inutile dire che anche stavolta è andata male. La strategia di Lotito si è rivelata fallimentare esattamente come fu per quella di De Laurentiis.
La domanda da fare ai due presidenti è semplice: vi è convenuto? A fronte di un risparmio immediato entrambe le squadre si sono precluse la possibilità di accedere ai ricchi introiti della Champions. Certo, poteva andare bene, o si poteva anche investire e poi essere eliminati lo stesso. È il rimpianto però a restare.
Confermare un portiere di livello e un uomo spogliatoio come Reina non sarebbe stata un’idea tanto sbagliata. Così come, sponda Lazio, acquistare Matri (non un campione, giocatore che alterna buone stagioni ad annate fallimentari, ma pur sempre un attaccante in grado di metterla dentro) prima e non dopo il preliminare avrebbe potuto dare ai biancocelesti quel quid offensivo in più per poter evitare le barricate (infruttuose) di Leverkusen.
Insomma, alla fine del giro, ‘o sparagno nun è mai guadagno. Filosofia spicciola, ma spesso e volentieri vera. E se Napoli a Lazio, l’anno scorso e quest’anno, sono a leccarsi le ferite e a rimpiangere la colpa è soprattutto loro. Del non aver saputo e voluto provare fino in fondo. Dell’aver voluto lanciare una monetina in aria. Se andava bene soldi della Champions senza le spese per una rosa all’altezza. E invece è andata male…
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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