Napoli – Inter, il ritorno di Mazzarri. Ma non solo. L’addio del tecnico toscano, per i tempi e i modi in cui è maturato, ha lasciato strascichi indelebili, incrinando definitivamente quello che era il suo rapporto con la piazza napoletana. Un rapporto che il tecnico di San Vincenzo di certo non ha mai saputo coltivare al meglio in quattro anni di lavoro, lasciando da un lato evidenti successi dal punto di vista dei risultati, ma dall’altro anche aspre critiche per la gestione delle rosa, le scelte di mercato, e il modo in generale di rapportarsi alla realtà napoletana. La mancata fuga alla Juve di qualche anno fa e quella all’Inter in questa stagione non hanno fatto altro che mettere la parola fine ad un rapporto che ha vissuto, soprattutto sul versante presidenziale, alti e bassi. Per il momento niente rimpianti, si guarda avanti.
Mazzarri non è però l’unico che lasciato in questi mesi Napoli per Milano. Assieme a lui il suo staff, da Pondrelli e Frustalupi, ma soprattutto l’ex team manager Giuseppe Santoro. L’uomo del settore giovanile, colui che prese Lorenzo Insigne per 1500 euro, scopritore di moltissimi giovani della Primavera azzurra, tra cui Tutino e Romano. Dopo quelle fredde sere in cui Mazzarri si accordava con l’Inter (mentre il Napoli si giocava ancora un posto in Champions, ndr), decise di seguirlo in nerazzurro. Forse uno dei maggiori rimpianti di De Laurentiis quello di non essere riuscito a trattenerlo. L’addio di uno dei simboli della rinascita azzurra.
Mazzarri e Santoro ritrovano a Milano un ex dirigente del Napoli: Marco Fassone. È lui a spianare la strada all’emigrazione calcistica da Napoli a Milano in queste ultime stagioni. Ex dirigente Juve, club con il quale ha lavorato per la costruzione dello Juventus Stadium, Fassone passa al Napoli nel 2010. L’obiettivo è duplice: espandere il brand Napoli e risolvere la situazione del nuovo stadio. Sul primo fronte i risultati sono eccellenti, sul secondo un po’ meno. Nel 2012 l’addio, ed il conseguente passaggio all’Inter, dove comincia ad acquisire potere in società, tanto da diventare in poco tempo l’”uomo di Thohir”, essendo tutt’ora il maggiore referente del magnate indonesiano nella società nerazzurra.
Dalla scrivania al campo. Parliamo di Hugo Campagnaro. Svincolatosi in estate, ma accordatosi con l’Inter già a febbraio. A differenza di Mazzarri per lui molto probabilmente ci saranno solo applausi. Già, perché nonostante l’addio, peraltro abbondantemente annunciato, Campagnaro ha comunque giocato ad alti livelli fino all’ultimo minuto di Napoli, onorando al meglio il contratto in essere con la società partenopea. Sull’altro lato della barricata ci sarà invece Goran Pandev, l’uomo voluto all’Inter da Mourinho, dopo un braccio di ferro con la Lazio di Lotito. Alla fine, ricorrendo anche per vie legali, Pandev si trasferì dalla Lazio all’Inter del triplete. Poi, vistosi chiuso in nerazzurro, ha preferito migrare più a Sud, venendo a fare le fortune del Napoli. In questa stagione, visti anche i problemi fisici di Hamsik, si è riscoperto trequartista centrale, diventando in pochissimo tempo un perfetto rifinitore per Higuain, nonché ritrovando la vena del gol. Quest’anno già a quota 6 reti, eguagliando lo score delle sue due stagioni precedenti.
Come detto Napoli-Inter è ritorno di Mazzarri e non solo. Da Campagnaro a Santoro, da Fassore a Pandev, quanti ex tra scrivania e campo. Ma sarà anche e soprattutto la sfida tra il tecnico toscano e Rafa Benitez, tra passato e futuro. Del Napoli e dell’Inter. Inutile negare che Benitez avrà il dente avvelenato con i nerazzurri, sua ex squadra per breve tempo. Quel “non-mercato” del post-Mourinho, e la consapevolezza di avere a che fare con una squadra imborghesitasi dal triplete. La breve e parzialmente fruttuosa parentesi nerazzurra rappresenta per Benitez uno dei pochi smacchi ricevuti in carriera. E la gara di domenica diventa anche un modo per dimostrare che, quando trova una società pronta ad affidargli un progetto, come il Napoli, la musica cambia completamente. Sfida tra ex, quella con Mazzarri. Sfida tra il 3-5-2 (leggasi 5-3-2) di stampo mazzarriano e l’offensivo 4-2-3-1 di stampo europeo del mister spagnolo. E entrambi sembrano poterci arrivare al meglio. Mazzarri avrà avuto la sua “settimana tipo” per preparare l’incontro, Benitez potrà invece contare sulla spinta emotiva del successo sull’Arsenal. E forse, con buona pace di nostalgici più o meno disinteressati, si potrà stabilire se e quanto questo Napoli è lontano dal suo passato mazzarriano.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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