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Napoli-Verona, una rivalità oltre il calcio. Cori, sfottò ed uno striscione passato alla storia

In un calcio che, a parole, vuole andare sempre più verso il politically correct, verso l’imborghesimento del tifo, la teatralizzazione dello spettacolo, le rivalità sembrano essere uno degli ultimi baluardi di un calcio visto come sport del popolo. Sia chiaro, anzi chiarissimo: nessuna giustificazione alla violenza, sia verbale che fisica. Nessuna giustificazione a cori discriminatori, razzismo e banane in campo. Sono episodi sbagliati, a prescindere dal fatto che siano fatti in uno stadio o meno.

Ma il calcio è del popolo. È lo sport di tutti e per tutti, ed è naturale che attraverso di esso siano espresse anche rivalità tra città e tifoserie. Purchè tutto ciò rimanga sul piano sportivo e non esuli nella violenza. E nelle settimane in cui si è parlato di Carogne, Gastoni, spari, assalti, seguiti dai vuoti proclami istituzionali di chi vorrebbe il calcio su misura delle pay-tv, degli spettatori cinesi o degli sponsor arabi, non potevamo che cogliere l’occasione dell’imminente Napoli-Verona per ricordare un grande classico dello sfottò calcistico.

“Giulietta è ‘na zoccola”. Uno dei punti più alti dello sfottò, l’ironia che incontra la storia e la letteratura e diventa, tramite uno striscione, il modo per rispondere, in modo simpatico e non violento, alle provocazioni dell’avversario. Si perché “Giuliette è ‘na zoccola” non è solo uno striscione. È la risposta di Napoli, tipica del modo di pensare napoletano, il simbolo di una rivalità, quella tra Napoli e Verona, che trasuda il calcio, che va oltre, che sfocia nel sociale, nella differente cultura tra le due città e i due popoli.

Una rivalità non sportiva (tre titoli in due non è poi un gran palmares), ma per certi versi “culturale”. Già perché Napoli e Verona sono gli antipodi dell’Italia, sono il Nord e Sud fatti a città. Milano e Torino sono grandi metropoli settentrionali, ma hanno una popolazione composta per gran parte da immigrati meridionali. Verona invece no, Verona è “nordica” fino al midollo. E tra le due città non poteva che esserci grande rivalità.

Il sole, la pizza, e Pulcinella … l’Arena, il balcone e Giulietta. Nel mezzo una rivalità che non cesserà mai. Troppo distanti troppo incompatibili. Insulti ad ogni partita, e qualche volta la risposta geniale. In principio fu il “Giulietta è ‘na zoccola”, poi ci pensò l’esultanza polemica di Aniello Cutolo in un Verona-Padova. L’ultima, in ordine di tempo, le orecchie spalancate di Insigne, sbloccatosi proprio al Bentegodi, giusto in tempo per gridare a quel pubblico che tanto lo odiava “Vi sento, vi sento … e vi faccio anche gol”

Napoli-Verona è botta e risposta. A suon di insulti, a suon di sfottò, a suo di gol. Una gara sentita in campo, ma ancora di più sugli spalti. Perché diciamocelo chiaramente, il calcio è fatto da ventidue giocatori in campo, ma è bello perché dietro ci sono 30-40-50mila tifosi che vivono 90’ in simbiosi. E il calcio è anche rivalità. La voglia di vedere la tua squadra vincere, e il “nemico” perdere. La voglia di tifare i tuoi e gufare gli avversari. Il calcio è anche e soprattutto questo. La violenza è solo l’estremizzazione di un pensiero, la valvola di sfogo per problemi ben più importanti. La violenza non è sinonimo di calcio “popolare”.

Peccato solo che, molto probabilmente, il San Paolo sarà deserto. I napoletani pagano per i fatti dell’Olimpico. Lo “spettacolo” ha salvato la faccia, i tifosi, come sempre, sono gli unici a pagare. Fortuna che almeno sugli spalti ci saranno 10mila bambini. Espressione di un tifo genuino, innocente, non ancora corrotto dai meccanismi di una società che semina vento e si accorge delle tempeste solo negli stadi. Speriamo che facciano grande tifo, che si divertano. Perché il calcio è lo sport del popolo, lo sport della gente e, soprattutto, lo sport dei bambini. Buon Napoli-Verona, buon “Giulietta è ‘na zoccola”

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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