In Inghilterra lo chiamano Treble, in Spagna Triplete. In Italia, per ovvie similitudini linguistiche, si preferisce usare il termine spagnolo. C’è la variante più nobile, quella con Scudetto, Coppa nazionale e Champions, quella meno di grido con l’Europa League al posto della coppa dalle grandi orecchie, ed anche quella che sostituisce la vittoria del titolo nazionale con una più realistica qualificazione Champions. Insomma ce ne è per tutti i gusti. In realtà sarebbe improprio definire Triplete le varianti che non portano ad alzare la Champions, ma ognuno fa come crede e la moda di voler dire a gran voce “lottiamo sui tre fronti” è ormai dilagante.
Certo, bello bellissimo poter arrivare ad inizio primavera con la speranza di centrare ben tre obiettivi. Che poi, per una sorta di scaramantica legge dei grandi numeri, il tifoso è portato a pensare “su tre obiettivi almeno uno lo centriamo!” Almeno uno, si spera. Perché lottare su tre fronti è sempre un rischio. E come ogni rischio, ogni giocata d’azzardo, tanto può andarti bene, tanto può andarti male.
Non è un caso che questo discorso lo stia facendo alla vigilia di Napoli-Fiorentina, perché proprio Napoli e Fiorentina sono l’esemplificazione di quanto lottare su tre fronti spesso e volentieri significhi fare il passo più lungo della gamba. Il club di De Laurentiis e quello dei Della Valle, seppur con alcune importanti differenze, arrivano allo scontro diretto in una situazione simile. Separate da soli due punti in classifica, entrambe sono uscite dalla Coppa Italia in semifinale, ed entrambe sono ancora in corsa in Europa League.
Togliendo la Juve la quale, per manifesta superiorità della rosa, disputa un campionato a parte se analizziamo le prime sei posizioni in classifica non possiamo che notare una cosa. Lazio e Sampdoria in questo momento son quelle che stanno disputando una stagione al di sopra delle aspettative. E non è un caso che entrambi i club non siano impegnati in Europa. Europa che invece sembra essere fatale a Napoli e Fiorentina le quali, assieme all’altra delusione del campionato, la Roma, arrancano in Serie A (al netto di obiettivi e proclami di inizio stagione).
L’aver raggiunto i quarti di Europa League è stato si prestigioso, ma anche dispendioso. E Napoli e Fiorentina, non avendo rose larghe e complete, hanno inevitabilmente perso punti in campionato. Le differenze tra i due club ci sono, a partire dal minor fatturato dei viola, ma altrettante sono le similitudini che portano a considerare, nonostante molti siano restii ad ammetterlo, la stagione delle due squadre sostanzialmente simile.
Una sorta di “passo più lungo della gamba”. E sia a Napoli che a Firenze non sono nuovi a queste situazioni. Prendiamo l’era Mazzarri. Sono arrivati un secondo ed un terzo posto, ma entrambe le stagioni sono state caratterizzata da disastri in Europa League, con eliminazioni precoci accompagnate da prestazioni anche abbastanza deludenti. Non è un caso che l’unica volta che il Napoli di Mazzarri lottò seriamente su tre fronti (con la conquista della Coppa Italia e degli ottavi di Champions) il Napoli concluse la stagione al 5° posto. Non da meno la Fiorentina. Nel 2009/10 i viola, allenati da Prandelli, arrivano agli ottavi di Champions e in semifinale di Coppa Italia. Il prezzo? Un 11° posto in campionato.
Insomma, per poter lottare su tre fronti non basta l’entusiasmo, la tattica, la voglia di vincere. Bisogna anche e soprattutto avere una rosa ampia e adatta allo scopo. Partire in guerra con poche munizioni equivale ad una sconfitta certa. Alzare le coppe, ben figurare in Europa, sono tutte cose che fanno piacere sia ai tifosi che ai portafogli dei presidenti, ma è indubbio che, qualora la rosa non sia sufficientemente attrezzata, l’ebrezza di lottare per tutto può anche tramutarsi in cocente delusione di non ottenere niente. Occorrono giocatori di qualità, d’esperienza. Una rosa completa, con una panchina lunga e giocatori intercambiabili. La certezza di avere ricambi di valore, non la costante paura di non poter contare su pochi campioni sempre al massimo delle forma. È forse un caso che la Juve (attualmente meritatamente in corsa su tre fronti) possa spaziare tra Tevez, Morata e Llorente, o ancora tra Marchisio, Pogba, Pereyra, Vidal e Pirlo, mentre Napoli e Fiorentina sono rispettivamente Higuain-dipendenti e Salah-dipendenti?
L’aria di primavera può sia essere foriera d’entusiasmo, sia mostrare le vere lacune delle squadre. Di squadre scoppiate sul filo del traguardo ne è piena la storiografia del calcio. È brutto non provarci, ma è brutto anche ritrovarti in fin dei conti con un pungo di mosche in mano.“Lottiamo sui tre fronti”. Ma poi questi fronti diventano due, poi uno. Ed infine corri il rischio di non ottenere nulla. Forse, prima di fare il passo più lungo della gamba, sarebbe il caso di attrezzarsi in anticipo.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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