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Napoli e Milan, due modelli a confronto. Dalla prudenza di De Laurentiis e ai bilanci in rosso del Milan, ma…‏

Milan e Napoli rappresentano due modi diversi di gestione societaria. Analizziamo i pro e contro di queste due realtà

La sfida tra Napoli e Milan esercita sempre un certo fascino. Negli anni ’80 valeva lo Scudetto. Il Napoli di Maradona, Careca, Alemao contro il Milan di Gullit, Baresi, Van Basten. Una sfida che monopolizzò il campionato italiano (ad eccezione della parentesi dell’Inter trapattoniana) per circa un lustro. Che regalò grandi emozioni e partite impresse, indelebili, nella storia del calcio.

Oggi Milan-Napoli non vale uno Scudetto. Gli azzurri si sono attestati su una dimensione da zona Champions, ma con l’occhio vigile sui possibili inserimenti al vertice. I rossoneri, dal canto loro, dopo l’ultima epoca d’oro targata Ibrahimovic, sono in una fase di perenne ristrutturazione. Anche se quest’anno sembrano essere nuovamente in grado di inserirsi nella corsa per un posto in Europa. Ma oltre al campo, con interessanti confronti come quello tra Bacca e Higuain o quello tra i due portieri spagnoli Reina e Diego Lopez, Milan-Napoli è anche una sfida tra due modelli societari.

Storicamente il Milan è sempre stata una società retta da presidenti facoltosi. Trabattoni, Rizzoli e infine Berlusconi. Tutta gente con soldi da investire nel Milan e visibilità da ricavare dal Milan. Più tribolata la storia dei presidenti del Napoli. Dagli acquisti “elettorali” di Lauro alle presidenze Fiore e Ferlaino con le quali, soprattutto con l’ingegnere, si creava un curioso mix tra società, imprenditoria cittadina e tessuto economico di Napoli. Non dimentichiamoci poi che Berlusconi può essere a tutti gli effetti considerato uno sceicco ante litteram. Il suo ingresso provocò un’impennata degli ingaggi e dei prezzi dei calciatori simile a quella che si verificherà 20 anni dopo con l’arrivo dei petrodollari a Parigi e Manchester.

Attualmente le due squadra continuano ad avere modelli di business nettamente differenti. Il Napoli ha una struttura molto piramidale, con De Laurentiis unico azionista di rilievo, una sorta di padre padrone dei destini del Calcio Napoli. Questo se da un lato garantisce una stabilità societaria quasi sconosciuta nella storia azzurra dall’altro limita di molto la possibilità di investimento. La preoccupazione del Napoli è innanzitutto la salute del bilancio, unica strada per mantenere un monte ingaggi da top club nonostante le due mancate qualificazioni Champions consecutive.

Banalmente al Napoli manca la volontà del cosiddetto rischio d’impresa. La società di De Laurentiis non fa mai il passo più lungo della gamba. E questo se da un lato garantisce una solidità finanziare invidiabile dall’altro fa sì che il club azzurro da anni si sia assestato si posizione medio-alte, dando sempre l’impressione di non poter (o non voler) fare quel passo decisivo per diventare un club vincente. Il colpo di De Laurentiis, seguendo questa logica, è stato il mantenimento di una rosa di livello nonostante i mancati introiti Champions.

Va da se che però questa eccessiva prudenza impedisce investimenti in settori che non garantiscono ricavi nell’immediato, privilegiando settore dal veloce introito come il merchandising. Stadio e settore giovanile, in quanto investimenti non remunerativi nell’immediato, sono trascurati. Strada esattamente opposta a quella che sta intraprendendo il Milan. Dopo un periodo di netto calo, dovuto anche ai minori fondi che la controllante Fininvest destinava ogni anno, il Milan sta cercando di procedere sulla strada dell’autogestione e dell’apertura a nuovi investitori. I mercati low-cost negli ultimi anni sono serviti anche a dirottare gli investimenti su Casa Milan e sul nuovo stadio e a preparare il terreno all’ingresso di possibili capitali stranieri.

Ciò da un lato ha portato il Milan ad essere costantemente in perdita negli ultimi esercizi, ma dall’altro ha aperto alla possibilità di nuovi investitori. Stadio e strutture all’avanguardia sono un biglietto da visita non indifferente per imprenditori stranieri pronti a tuffarsi nel business del calcio italiano. Non a caso il Milan è in trattative con l’enigmatico broker thailandese Mr.Bee per il suo ingresso in società. Un periodo di ristrutturazione che potrebbe presto lasciar posto ad una nuova giovinezza per il club rossonero.

Non dimentichiamoci però che anche questo modello presenta diverse luci ed ombre. Innanzitutto il Milan, a differenza del Napoli ha un bilancio non certo invidiabile che, al momento, dipende molto da quanto la controllante Fininvest decide di investire a fondo quasi perduto. E’ come staccare un biglietto della lotteria. Tra cinque anni potremmo parlare di un Milan tornato ad alti livelli oppure dell’ennesima ristrutturazione in casa rossonera; dipenderà soprattutto dai risultati sul campo e dal ritorno in Champions League. Discorsi che per il momento sono lontani dalla Ssc Napoli, la quale ha scelto la strada della solidità che, però, non può essere un “oscar” fine a se stesso ma la base per alimentare il progetto societario con investimenti lungimiranti sulle risorse che possono costruire il tanto sospirato salto di qualità.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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