Tra qualche giorno saranno sette, quasi certamente. No, non iniziate a farvi strane idee, stiamo parlando del numero delle squadre non capoluogo di provincia che sono riuscite ad arrivare in massima serie. La settima, a meno di clamorosissime sorprese, e con buona pace di qualcuno, sarà il Carpi (provincia di Modena).
Il perché di quest’articolo? Semplice. Tra le altre sei c’è anche l’Empoli (provincia di Firenze), prossimo avversario del Napoli che, in questa Serie A, riceve la compagnia di altre due provinciali di lusso, il Sassuolo (provincia di Modena) e il Cesena (la cui provincia si chiamerebbe Forlì-Cesena, ma il capoluogo è ufficialmente Forlì). I toscani in particolare sono anche l’unica provinciale, assieme al Cesena, a poter vantare una partecipazione europea, nell’allora Coppa Uefa.
La storia della gloriosa provincia calcistica in Italia non si limita comunque a queste già citate realtà. Come detto col Carpi saranno sette, nel novero quindi ne mancano altre tre. Qui dobbiamo compiere un viaggio a ritroso nel tempo, fino agli albori del girone unico. Se l’esordio del Sassuolo è recentissimo, avvenuto la scorsa stagione, quello dell’Empoli risale alla stagione 85/86 e quello del Cesena negli anni ’70. Per le altre tre invece dobbiamo andare ancora più indietro, addirittura agli anni ’30.
Anche Pro Patria, Casale e Legnano vantano infatti diverse partecipazioni ai tornei di Serie A a girone unico. Il Pro Patria, società di Busto Arsizio (provincia di Varese), detiene anche il record di partecipazioni per una provinciale: ben 12 distribuite dalla stagione 1929/30 a quella 1958/59, con un onorevole 9° posto nel 1951/52. Il Casale (provincia di Alessandria) invece, che può vantare anche uno Scudetto nel 1913/14 prima dell’avvento del girone unico, non vede la
Serie A dal 1934 quando retrocesse in B dopo quattro stagioni. Ancora più sporadiche e senza gloria le apparizioni del Legnano (provincia di Milano): 3 partecipazioni e 3 ultimi posti, l’ultima nel 1953/54.
Sette squadre condividono l’onore di essere tra le poche provinciali a calcare i campi di massima serie, ma le loro storie e soprattutto i motivi che le hanno portate a distinguersi dalle altre sono profondamente diversi. Le avventure in Serie A di Pro Patria, Legnano e Casale appartengono ad un calcio d’altri tempi, perduto nella memoria delle immagini in bianco e nero. L’Empoli ci arriva negli anni ’80, un po’ per caso (fu promosso a causa dello scandalo sul calcioscommesse che portò alla penalizzazione del Vicenza), ma successivamente ha saputo stazionare tra A e B grazie soprattutto all’eccellente lavoro di scouting e ad un settore giovanile di altissimo livello. Cesena e Sassuolo invece devono la loro ribalta soprattutto all’impegno e ai soldi di Dino Manuzzi e Giorgio Squinzi.
Non gonfiamoci il petto, belle storie di calcio di provincia che arriva ala ribalta nazionale non esistono solo in Italia, anzi. In Francia e Germania indicativi sono i casi di Hoffenheim e Evian. L’Hoffenheim, espressione di una città di 3mila abitanti, arriva in Bundesliga grazie ai massicci investimenti di Dietmar Hopp, imprenditore del settore informatico. L’ascesa dell’Evian è stata invece accompagnata dal colosso alimentare Danone che, tramite una serie di fusioni, unificò le piccole realtà calcistiche locali portando per la prima volta la piccola città di Thonon in Ligue 1.
Dalla Francia attraversiamo la manica ed arriviamo in Inghilterra. Il football è strapieno di storie di provinciali salite alla ribalta. Un caso emblematico è però quello del Wigan, nella contea (più o meno l’equivalente della nostra provincia) di Manchester. Cittadina di neanche 80mila abitanti, conosciuta più per il rugby e per un romanzo ivi ambientato di George Orwell, ebbe il suo momento di gloria il 13 aprile 2013 quando battendo il Manchester City di Roberto Mancini alzò al cielo niente poco di meno che la FA Cup. Tutto merito di David Whelan, un multimiliardario ex giocatore dilettante del Wigan che decise di rilevare il suo ex club e portarlo in Premier League. Inghilterra celebre anche per il caso del Burnley, 70mila abitanti nel Lancashire, quest’anno tornato in Premier League.
Lo scettro di “miglior provinciale d’Europa” spetta comunque al Villarreal. Il submarino amarillo, espressione di una cittadine di 50mila abitanti nelle vicinanze di Valencia, oltre ad aver collezionato tante partecipazioni in Liga, può vantare anche una semifinale di Champions League, o meglio una finale mancata solo per un errore dal dischetto di Juan Roman Riquelme. Un piccolo centro nella partita più importante d’Europa? Quella si che sarebbe potuta essere una grande storia…
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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