Chiediamo scusa a Paolo Sorrentino se abbiamo parafrasato il titolo del suo film capolavoro. Ma non avevamo quasi scelta, questo titolo si presenta ideale per esprimere in due parole il nostro pensiero sulle decisioni del Giudice Sportivo all’indomani di quanto successo all’Olimpico durante Roma-Juve. Perché quello che è successo è veramente una schifezza, una grande schifezza.
50mila euro, è questo il prezzo. Questa la quotazione di mercato per la vergogna a cui abbiamo dovuto assistere per 90’. Questo il “buffettino” che la Giustizia Sportiva si è sentita in dovere di dare a quella parte di pseudo-ultras romanisti che hanno prima esposto striscioni pro-Gastone e poi intonato la solita compilation razzista nei confronti dei napoletani. E si badi bene, abbiamo detto “una parte” e abbiamo detto “pseudo-ultras” perché, come ben vedete, a noi non piace generalizzare, fare di tutta l’erba un fascio. A noi non interessa sbattere una città in prima pagina o dire che gli ultras sono tutti delinquenti, tutti cattivi, o la sola parte malata di un calcio che, pur cadendo a pezzi, cerca di salvare le apparenze. A noi, a differenza di altri, interessa la verità, interessa fare il nostro lavoro.
Ed il nostro lavoro impone un momento di aspra critica. Perché se il sistema calcio, nella persona del Giudice Sportivo, si sente in dovere di assolvere gli amichetti di Gastone, si sente in dovere di tapparsi le orecchie davanti all’ennesima pagina d’odio contro Napoli, noi non possiamo stare zitti. Non possiamo lasciare che venga offesa la dignità, ma soprattutto l’intelligenza del popolo napoletano.
E ci interessa relativamente il “Napoletano infame” o il “Forza Daniele” (riferito a Daniele “Gastone” De Santis). Poco importa del tentativo indiretto di giustificare uno che è attualmente indagato per tentato omicidio, che avrebbe potuto commettere una strage e che, qualche anno fa, era stato addirittura candidato alle elezioni comunali. E poco importa anche delle invocazioni al Vesuvio. Contro di loro ci siamo battuti e ci batteremo. Sempre, con la schiena dritta e la consapevolezza di essere napoletani, di non essere “inferiori”. No, per il momento non ci importa di questo. Ciò che ci importa è capire. O meglio, visto che siamo giornalisti ed è il nostro mestiere, far capire.
Far capire alla gente perché se Roma incita il Vesuvio a commettere una strage si commina una multa, mentre con Milano è stata utilizzata la mano più pesante (io che difendo i milanesi, da non credere!), arrivando alla chiusura di interi settori. Perché caro Tosel? Perché? In fondo lo stesso presidente giallorosso, James Pallotta ha prontamente preso le distanze, criticando il comportamento di questi pseudo-ultras. Ma forse i vostri ispettori non hanno sentito? Eppure in occasioni dei fischi all’inno, per cui è stato punito il Napoli, l’udito ce l’avevano, funzionava bene. E gli striscioni? Si, parliamo anche degli striscioni. “Napoletano infame” non è sanzionabile? Eppure per striscioni simili sono state date sanzioni pesanti. E “Forza Daniele” cos’è? Non è forse un’invocazione ad uno che è indagato per tentato omicidio. In cosa, vostro onore, differisce da “Speziale Libero”, celebre maglia per la quale i tifosi del Napoli sono stati bastonati in occasione della finale di Coppa Italia?
Non vorremmo, ma purtroppo temiamo, che tutto ciò rientri nel classico vizio italiano di fare due pesi e due misure. Un vizio che è intimamente legato a questo paese. Un vizio riassunto nella frase di Giolitti per cui le leggi “per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano”. Sembra essere tornati indietro di un secolo e mezzo, quando metà paese si sollazzava nei “diritti” dello Statuto Albertino, mentre l’altra metà veniva ammazzata in nome della Legge Pica. Se questo è l’andazzo, ci adeguiamo. Alziamo le mani, ma non abbassiamo la voce.
Non l’abbassiamo e mai lo faremo. Perché dobbiamo, perché vogliamo e perché ci crediamo. Non lo facciamo perché se “Forza Daniele” è per voi libertà di espressione, alloro lo sono anche le decine di articoli nostri e dei nostri colleghi che in questi giorni si stanno battendo per Napoli, per i napoletani ed anche e soprattutto per Ciro Esposito. Noi non ci fermiamo, lo diremo sempre e, se serve, lo urleremo. Voi, fate come volete, continuate a fare come volete. E se le cose non vi vanno bene, inventate anche il Daspo per i giornalisti, squalificate le nostre testate. Vi serve un motivo per dare una parvenza di ufficialità, una parvenza di “giusto”? A vostro piacere, siete così bravi a punire “innocenti” e salvare “colpevoli”.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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