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Il silenzio a Sky, le critiche alla Rai: le cause di una guerra tra il Napoli, Napoli e i media televisivi

Ripercorriamo la settimana di fuoco tra Napoli e i media televisivi e cerchiamo di capire i perchè si è arrivati a tanto

Sky, Massimo Mauro, Rai, Tardelli-Lollobrigida e infine Massimo De Giovanni. Se questi nomi accostati al Napoli sembrano non dirvi nulla, allora mi sa che in queste ultime settimane avete vissuto fuori dal mondo. Per voi estranei alle nostre mortali e comuni vicende vi basta sapere che sono tutti nomi collegabili direttamente al conflittuale rapporto che si è instaurato tra il Napoli (e Napoli) da un lato e i media sportivi (e non solo) italiani dall’altro. Una querelle che, giorno dopo giorno, sembra sempre più configurarsi come un muro contro muro che, inesorabilmente, trova ben pochi punti di conciliazione.

Galeotta fu la (non)intervista di Benitez nel post-partita di Torino-Napoli. Il tecnico azzurro, a dire il vero imbestialito con più con i suoi che con gli altri, rispose in modo monosillabico alle domande durante le consuete interviste televisive. Si sarebbe quindi dovuto ridurre tutto il dibattito sulla “figuraccia” o meno del tecnico spagnolo, se non fosse per il fatto che Massimo Mauro, un passato con la maglia del Napoli ma a detta di molti (non solo tifosi) di chiare simpatie juventine, si è lanciato in un’invettiva contro Benitez (a fine intervista), arrivando a dire al tecnico spagnolo di “essersi comportato in modo disonesto”. Lì inizia la “guerra ai media” che durante questa settimana ha contrapposto Napoli e le emittenti televisive. Si perché Benitez non lascia cadere la provocazione e, in modo velato e ironico, tira in ballo le frequentazioni bianconere di Mauro e la sua carriera in politica. Come se non bastasse in settimana si gioca anche Lazio-Napoli e, giusto per gettare (in modo involontario) altra benzina sul fuoco, il duo della Rai Lolllobrigida-Tardelli viene accusato (non senza qualche fondamento) di aver fornito una telecronaca decisamente pro Lazio (dopo che lo scorso anno era accaduto qualcosa di simile nel Napoli-Roma sempre di Coppa Italia).

Insomma gli ingredienti per un polverone ci sono tutti. E la miccia è pronta per essere accesa. Il giorno dopo Lazio-Napoli il noto scrittore Maurizio De Giovanni si lancia dalle colonne del Mattino in una je accuse contro la Rai, mentre la domenica successiva il Napoli alza un muro contro muro con Sky, vietando ai suoi tesserati di rispondere alle domande dell’emittente satellitare. Mauro non lascia cadere e rincara la dose, facendo riferimento al suo contributo in campo al secondo Scudetto del Napoli, mentre, notizia di poche ore fa, la Rai silura De Giovanni (il quale era spesso ospite del Processo del Lunedì). Il tutto mentre fa il giro d’Italia lo striscione della Curva B contro il duo Lollobrigida-Tardelli.

Insomma, un bel polverone. E la situazione non sembra destinata a sgonfiarsi. Si, perché questa mossa di De Laurentiis ha sortito l’effetto di compattare il fronte del tifo napoletano, ora nettamente schierato col patron azzurro in questa crociata anti-Sky. Ed anche la Rai, sia prima che dopo la cacciata di De Giovanni, si trova sulla difensiva nei confronti della “rabbia” partenopea. D’altronde un rapido giro sui social fa capire benissimo qual è l’opinione della piazza azzurra. Un’opinione che, senza se e senza ma, parteggia per il presidente e per la sua decisione.

Ora, a storiella raccontata, dobbiamo però analizzare nel merito gli effetti, ma soprattutto le cause che hanno portato a questa “guerra”. Partiamo subito col dire che il Napoli, in quanto società, non ci esce benissimo dal punto di vista d’immagine, anzi tutt’altro. D’altronde, in linea teorica, lo sgarbo non è fatto tanto a Sky, ma piuttosto al 10-15-20% di tifosi azzurri che, pagando Sky, vorrebbero usufruire di un pacchetto che comprende anche le interviste post-partita. Ma potrebbe, in ogni caso, trattarsi, vista anche l’ampia adesione dell’”opinione pubblica” azzurra, di una mossa ben ponderata. I riscontri sui social sono evidenti. I napoletani stanno con De Laurentiis… a volte tanto basta per poter dire che forse non è la cosa giusta, ma di certo è quella più conveniente.

Ma perché si è arrivati a ciò? Beh, i perché sono molteplici, e d’altronde non si può certo dire che tutta la situazione nasce da un giorno all’altro. Sotto la cenere qualcosa covava. Innanzitutto non è da sottovalutare la, in questo caso giusta, pretesa di parità di trattamento mediatico (sia sui modi che sui tempi) che da qualche anno i napoletani invocano, soprattutto a confronto dei trattamenti di “favore” che da sempre contraddistinguono le big italiane. Il Napoli, a livello di vittorie, non è paragonabile al terzetto Juve, Milan e Inter, ma Napoli, a livello di bacino d’utenza, non ha certamente molto da invidiare a Torino, Milano o Roma. Da qui forse la giusta pretesa di voler essere trattati “da grandi”, con tutti gli onori che lo status comporta.

Da considerare anche quella che gli esterni potrebbero molto spicciolamente etichettare come “sindrome d’accerchiamento”. La costante certezza di essere sempre vittime di qualcosa (che, chiariamo, poggia su basi anche abbastanza consistenti visti i quotidiani Sputtanapoli a cui siamo costretti ad assistere) potrebbe generare nel pubblico napoletano una sorta di “guardia alta”. In parole povere, se ti senti (e non parliamo solo di calcio) etichettare in un certo modo (modo quasi sempre negativo) è naturale che ad un certo punto diventi meno propenso a lasciar passare anche frasi e circostanze che, in altri casi, potrebbero essere considerate innocue.

Altro fattore importantissimo è il clima di generale sfiducia e sospetto che accompagna da diverso tempo il calcio italiano. Il guardare all’altro come colui pronto a “fregarti”, il sospettare dell’esistenza di disegni e complotti atti a svantaggiarti non è solo un qualcosa che riguarda il Napoli, ma in generale l’intero movimento calcistico. E non solo. Dal celebre “er sistema” della Roma, al “gombloddo” di Conte fino alle linee parallele di Galliani sono tutti sintomi di una ormai sfiducia persistente verso il sistema calcio e le sue componenti (arbitri, giudice sportivo, televisioni e giornalisti). Una sfiducia che si traduce nel tentativo di salvare il proprio orticello, sotto attacco da tutti i fronti. E qui, purtroppo, non si parla solo di calcio, perché il tutto è sintomo di una più generale sfiducia verso le istituzioni in senso lato. Chiarendo comunque che queste istituzioni (comprese quelle calcistiche) non è che facciano molto per evitare ciò, anzi il loro continuo comportamento ambiguo, l’incertezza delle regole (o peggio, il loro mutare secondo la situazione) e il doppiopesismo che accompagnano quotidianamente la vita degli italiani sono tutte cause di questa sfiducia generalizzata.

Con queste premesse si può arrivare a dedurre che la guerra mediatica intrapresa tra il Napoli, Napoli e l’accoppiata Sky-Rai è il prodotto di diverse concause che hanno trovato nella telecronaca di Lazio-Napoli e nelle dichiarazioni di Mauro la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso. La certezza finale è, in una vicenda che si protrarrà ancora per molto tempo, che a perdere sono un po’ tutti. Il Napoli ci perde la faccia, Rai e Sky potenziali clienti. E i tifosi, al centro di questa diatriba, nel tentativo legittimo di pretendere rispetto per la squadra e per la città, finiscono per essere inconsapevolmente vittime di un muro contro muro che, alla fine, non gioverà a nessuno.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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