Ricevi improvvisamente l’ultima stilettata, da Roma, il toscano Sarri che pur aveva collaborato con Giuntoli, all’Hilton e all’Ata (via iphone), ha scosso il caprottone, si è messo in mutande e con i fidi Bonomi e Nenci al fianco sta preparando il Napoli 2015 – 2016, o sudamericano che dir si voglia. Sudamericano perché almeno il 60 per 100 della funzionalità dell’attacco partenopeo risiede nell’impegno di Gonzalo Higuain. Dietro ai due, a mordere le sue terga, Insigne, Gabbiadini, Callejon e Mertens. Specie il primo pare stia facendo faville. Intanto le smentite si assommano e aumentano. Dopo quella secca di De Laurentiis sul rapporto con De Guzman, l’altra per il contratto di Zuniga. I crolli dei sacri templi non dovettero certo suscitare i clamori esplosi per la lite del mediano olandese con il DS. Retour dalla Sardegna, questa volta, e non da Ischia (o Telese come avrebbe fatto piacere al patron, estimatore delle cantine di Mastroberardino). E dopo Higuain ecco l’ultima per Koulibaly. Partirà riserva; e chi lo ha detto? Qualche coglioncello capitolino? Koulibaly è uno splendido atleta. Certo tra i migliori (quale rendimento) avuti a Napoli negli ultimi anni. Ha un fisico sano. Una volontà ammirevole. Un esempio per tutti sotto ogni aspetto. Koulibaly è stato il titolare 2014-15 e sa bene che il giovane Luperto muoverà al suo assalto . Lo faccia, con tutti i notevoli mezzi che dispone. Il primo ad aprire la strada, se questi riuscirà a trovarla, sarà Koulibaly, del quale Sarri sa di potersi fidare. Ma creare questi malumori non è simpatico, diciamolo. E così si va avanti tra smentite e non si ha il tempo di parlare di calcio, come in realtà deve fare un giornalista sportivo che si rispetti.
Parlare di calcio certo non è facile. Bisogna averne conoscenza diretta e teorica. Bisogna aver corso, calciato, litigato, lottato sui campi. E poi riflettuto. E se tutto questo non hai fatto, chiaro che cercherai sempre di spostare il discorso, portandolo non diciamo sul piano politico, che se non avresti fatto un altro giornalismo ma su quello dello inghippo dialettico, della stortura malevole, dell’inganno, del contropiede giornalistico come usa sostenere un mio amico nordista. E naturalmente farai casino e basta. Non altro. E la verità, che è fatta di cose semplici, si farà sempre luce, col tempo. E tu sarai allo scoperto. Per sempre. Come, purtroppo, sta succedendo con le donne nel calcio: dallo sgabello della Ventura alla D’Amico e nessuna di esse ha scientifica competenza calcistica ma solo una appariscente bellezza.
Di calcio, adesso, bisognerà pur incominciare a parlare, porco mondo! E’ in gestazione il campionato 2015 – 2016 e tutte sono al lavoro. Compreso la Juve di Allegri e di Andrea Agnelli e il Milan di Mihajlovic. Galliani non negherà che nella lotta per lo scudetto c’è anche l’Inter. Infine la Fiorentina di Paulo Sousa alla sua stagione più dura e…. coscienziosa, e la Roma di Rudi Garcia, amicone di non si sa chi e non altrettanto dei romani! Il Napoli è tra queste, ardito, fiero e pignolo. Anche se per Sarri, un po’ come per Mancini, è forse giunta l’ora della verità. Sarri è un fior di allenatore, tra i più coraggiosi da me conosciuti in Italia. Rassomiglia a Nereo Rocco, che però era triestino. La sua apparente bonomia, che qualche volta può essere scambiata per eccessiva ingenuità, non deve ingannare. Sarri ha voluto ed ottenuto quanto desiderava e, tra i tanti, la cessione di Gargano, Britos e Zapata.
Dicevamo di Sarri: anche lui, esige, in questa stagione, il massimo. Il Napoli nasce così anche da queste riflessioni.
C’è già chi parla, in astratto, come accade sovente, di quattro punte. Certo, quattro e anche cinque. Ma non in linea. Del resto come potrebbe il Napoli giocare in quel modo? Il Napoli di punte vere, se le informazioni non sono errate, ha il solo Higuain (con Gabbiadini pronto ad affiancarlo). Altri veri attaccanti non ne possiede. Poi c’è Insigne, disposto ad inserirsi nei varchi che gli altri gli creeranno, e Hamsik, sempre disponibile per la bordata da fuori e dentro l’area. Restano Valdifiori, centrocampista ormai quasi perfetto, Allan e il recuperato Callejon. Come si può parlare di quattro punte non so veramente.
Certo è spassoso, almeno quanto i titoli ricorrenti su un quotidiano, durante il campionato. Una stagione importante sarà questa anche per Hamsik, che sembra un tantino incline ad abatineggiare. Non dovrà.
Partiti dallo attacco, e non per ordine di importanza ché nel calcio è sempre più decisivo il gioco difensivo, ma solo per motivi di novità, arretriamo come i gamberi e rendiamoci conto che il centrocampo mostra qualche vuoto. Occorre un mediano marcante e Valdifiori e Allan non lo sono. A meno che Sarri non ci riservi qualche invenzione? Può: come forse sarà bene inventare, meglio dire “costruire”, qualcosina in difesa, per il ruolo di centrale difensivo. Mi sbaglierò ma ho proprio la sensazione che tra Koulibaly e Chiriches possa venire fuori una gradita sorpresa per evitare che qualche povera anima non deve sempre rischiare la vita per mettere la pezza alle distrazioni di Albiol. Restano gli esterni: a essi si chiede meno brillantezza e più tenuta nella loro zona, e soprattutto del diretto avversario. Questa non è che la introduzione al gioco del Napoli 2015 – 2016. Per dire di più bisognerà almeno andarlo a vedere un paio di volte. Lo schema, infatti, del nuovo Napoli scaturirà anche dalle inclinazioni che mostreranno i singoli, giocando. Vedremo se qualcuno si presterà a fare l’acrobata in area e in tal caso useremo i cross lunghi sotto porta. Vedremo come fare per consentire l’esplosione della botta da lontano non solo ad Allan ma anche a Hamsik. Vedremo se a Insigne riuscirà più facile entrare nei varchi che Higuain non cederà molto volentieri o in quelli di Hamsik. Per adesso limitiamoci a questa veloce disamina. Il resto verrà dopo, a tempo debito.
A cura di Ferdinando Troise
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