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Il Napoli alla prova dei numeri. Male il confronto con lo scorso anno: gli azzurri creano, ma non segnano. E in difesa…‏

Troppe azioni non concretizzate. Il Napoli tre la prime per tiri, angoli e supremazia territoriale. Ciò che manca è il gol

Chi vi scrive non è mai andato d’accordo con i numeri. I tre che volavano in matematica sono stati più delle uscite a vuoto di Rafael in questo inizio di stagione. Ma nel calcio, e lo dice uno che crede che la componente motivazionale e il “caso” contino più di schemi e tagli dentro,  possono essere un valido appoggio, un valido aiuto per capire il momento di una squadra e, forse, anche i suoi problemi.

Offrire lunghi e sterili elenchi di cifre risulta noioso. I numeri sono lì, fermi, bisogna saper leggerli, estrapolarli, confrontarli con altri numeri e, soprattutto, calarli all’interno di un contesto vivo. Dire “trentatrè tiri in porta” è un qualcosa che lascia il tempo che trova. Quindi, quale migliore occasione della pausa per le nazionali per mettere un po’ di ordine in queste classifiche.

SI SEGNA MENO, SI SUBISCE TROPPO – Il primo dato incontrovertibile che balza agli occhi è che il Napoli ha esattamente 6 punti in meno rispetto allo scorso campionato. È vero, la stagione passata fu caratterizzata da una partenza a razzo, con vittorie anche prestigiose (come a San Siro contro il Milan). Quest’anno invece il bilancio diventa pesante dopo i ko contro Udinese e Chievo. E nonostante un inizio più “morbido” (ricordiamo che l’anno scorso il Napoli aveva affrontato Milan e Borussia e Arsenal in Champions) un altro dato impietoso inchioda gli azzurri: si segna meno e si subiscono più gol!

Sono infatti 8 i gol segnati dagli azzurri in campionato, 13 se ci aggiungiamo l’Europa League e 15 sommando anche le due sfide contro l’Athletic. L’anno scorso, senza le due gare del preliminare gli azzurri avevano invece 16 gol fatti (14 in campionato e 2 in Champions). La media si è abbassata dal 2 a partita fino ad 1,5. Dato ancora più impietoso considerando che l’anno scorso arrivarono 2 gol a Milano e 2 contro il Borussia. Adesso invece gli avversari di maggior blasone sono stati i baschi dell’Athletic e l’Udinese in campionato contro i quali sono stati segnati la miseria di 2 gol complessivi in 3 partite.

Ma se l’attacco piange la difesa di certo non ride. Già perché di fronte ai 7 gol (di cui 3 in Champions) subiti lo scorso anno, quest’anno la retroguardia, orfana di Reina e di Fernandez ha incassato ben 12 gol (8 senza il preliminare). La media, pesantemente inflazionata dai 3 gol presi dal Palermo e dai 4 rifilati dall’Athletic tra andata e ritorno, sale da 0,8 a 1,2.

E SE SEGNA SOLO CALLEJON? – Altro dato importante da considerare. In campionato il Napoli è sempre più Callejon-dipendente. Dai piedi dello spagnolo infatti passano ben il 50% delle reti azzurre in Serie A. Guizzi isolati quelli di Insigne, Koulibaly, De Guzman e Zapata. Preoccupante lo zero vicino ai nomi di Higuain, Hamsik e Mertens. Questi ultimi tre sono invece trascinatori in Europa, dove, al contrario del campionato, la via del gol passa necessariamente da loro. Mancano completamente all’appello invece i vari Inler, Michu, Gargano e Albiol che, nella loro carriera, hanno già dimostrato di poter dare un contributo anche alla fase offensiva.

TIRA TIRA, MA LA PALLA NON ENTRA… – Spezziamo però una piccola lancia a favore del Napoli. In queste prime giornate anche la componente “fortuna” è decisamente mancata. I “33 tiri contro il Chievo” sono un’esagerazione dettata dai concitati momenti del post-partita  (di questi 33 forse solo 3-4 erano veramente pericolosi), ma, sempre numeri alla mano, è innegabile che certe volte al Napoli la palla non vuole proprio entrare. Gli azzurri segnano poco (9° media gol in A), ma tirano molto. Il Napoli infatti è primo per tiri totali (17,8 di media), e secondo per tiri nello specchio ( 7,2, la Juve ne ha 7,3). Va da se che a mancare non è tanto la creazione, ma la realizzazione. Il Napoli è tra le prime anche per indice di pericolosità (terza con il 60%), supremazia territoriale (secondi con 14’31’’) e calci d’angolo (primi in assoluto con ben 8,3 angoli a partita). Dove gli azzurri crollano e nel rapporto occasioni/gol. Ad Higuain e compagni ci vogliono ben 13,25 tiri per produrre un gol.

… E IL CARNEADE DI TURNO TI PUNISCE – Se da un lato gli azzurri segnano poco in rapporto a quanto creano, dall’altro subiscono troppo quando concedono. Col Chievo alla seconda occasione Maxi Lopez fece centro, sorte simile con Danilo dell’Udinese. Così come Quagliarella del Torino, alla prima occasione, fa gol. Affermare che la sfortuna non gioca un ruolo importante è falso. Ma veramente vogliamo appellarci solo alla malasorte? Il problema del Napoli sembra essere un altro. La difficoltà di mantenere il vantaggio. Osserviamo quindi un dato. Nei primi 15’ il Napoli risulta essere una delle squadre più letali (il 37% delle sue reti arrivano in questo periodo di gioco). Al primo gol fatto non corrisponde però la conservazione del risultato. Spesso e volentieri gli azzurri passano in vantaggio, ma si fanno rimontare in modo rocambolesco (Bilbao docet, ma anche la gara con il Palermo è simile per dinamica)

LE CONCLUSIONI – Insomma, da questi dati si palesano tutte le difficoltà del Napoli in questa prima parte di stagione. La poca concretezza, unita alla fortunata precisione degli avversari, ha fatto sì che gli azzurri accusassero un gap rispetto alla scorsa stagioneIl Napoli non crea meno gioco, ma segna molto meno. Così come, ad un anno di distanza, si riscontrano sempre le stesse occasioni concesse (anche a livello di tipologia). Solo che stavolta, quel pizzico di fortuna (o Pepe Reina, vedete voi) che evitava di subire certi gol  manca. A Benitez, grande allenatore (a mio avviso il migliore di questa Serie A) l’arduo compito di trovare le contromisure. Due settimane dovrebbero bastare?

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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