Era il mese di Aprile del 2010, la notizia da tempo nell’aria diventa ufficiaie: dopo l’addio a Donadoni, l’arrivo di Mazzarri e Bigon, la struttura societaria del Napoli si rafforza di un nuovo pool di osservatori. Sono passati quattro anni e mezzo ma per il calcio italiano sembra trascorsa una vita. Nel 2010 gli ultimi trionfi italiani, con l’Inter di Mourinho che si aggiudica il triplete, e la crisi che diventa sempre più una realtà per il mondo del pallone costretto ad abbandonare le faraoniche spese del passato. Diventa fondamentale scovare il talento sconosciuto, aggiudicarsi l’occasione a basso prezzo, monitorare i giocatori a parametro zero e vincere delle “scommesse” che possano permettere al club di realizzare corpose plusvalenze con giocatori importanti anche per raggiungere prestigiosi risultati sportivi.
Il Napoli non può tirarsi fuori da questa trasformazione generale, qualche mese prima c’è stata la rottura tra il direttore generale Pierpaolo Marino e il presidente De Laurentiis, che decide di completare la ristrutturazione societaria. Via il direttore di spessore che guidava il club, dentro una figura mediatrice, un dirigente chiamato a fare da equilibrista tra le indicazioni dell’allenatore, i parametri imposti dal presidente e il suo lavoro sul mercato.
Cambia la struttura ma la filosofia societaria resta la stessa: il Napoli è in crescita e vuole migliorare i propri risultati sportivi, in modo da progredire anche economicamente. Marino aveva portato gli Hamsik, i Lavezzi e i Gargano come bandiera del contributo dato al Napoli, il nuovo scouting comincia molto presto ad esplorare più zone del mondo per trovare altri prospetti da valorizzare in maglia azzurra.
LA MISSIONE SCOUTING E IL BILANCIO DAL 2010 AD OGGI
Il presidente De Laurentiis ha un’idea ben precisa di scouting, la missione è la ricerca del talento, della “scommessa”, non aiutare Bigon nelle trattative. Il mercato del Napoli è condotto dalla società in maniera collegiale ma è evidente che il compromesso raggiunto ha dei protagonisti precisi in base all’acquisto compiuto. Non c’è bisogno dello scouting per acquistare Jorginho, Mesto, per i rinforzi dal mercato italiano o per aiutare Benitez negli affari da lui ispirati: da Higuain a Michu, da Callejon a David Lopez. Il nostro focus si concentra sugli acquisti da “scouting”, quelli che appartengono alla missione affidata dal presidente De Laurentiis per produrre un bilancio dal 2010 ad oggi.
DA DUMITRU, LA “SCOMMESSA FALLITA”, A RUIZ, UNA BUONA PLUSVALENZA
L’avventura inizia nell’estate del 2010, arrivano sotto le indicazioni di Micheli, Mantovani e Zunino Yebda, Sosa e Dumitru. L’algerino approda a Napoli in prestito con diritto di riscatto e a fine stagione il club azzurro sceglie di non prolungare la sua avventura, è costato solo 700 mila euro al Napoli. Sosa incanta negli allenamenti con i suoi piedi magici ma soffre i ritmi del calcio italiano, non ha la velocità di pensiero e d’esecuzione per calarsi nel sistema di gioco di Mazzarri, che punta sulla ripartenza rapida e su un centrocampo che abbia soprattutto spiccati compiti in fase d’interdizione. Il Napoli a fine stagione lo vende al Metalist ma nella differenza tra l’esborso compiuto per acquistare “El Principito” e il denaro ricavato dalla sua cessione c’è una minusvalenza di 1,7 milioni di euro. Dumitru è la prima grande “scommessa fallita”, presentato addirittura come il nuovo Henry non è riuscito neanche in serie B, con le maglie di Ternana, Cittadella e Reggina, a mettere in mostra il suo talento. E’ ancora di proprietà del Napoli, che l’ha girato in prestito al Pas Veria, club della Serie A greca. Dal 2010-11 alla stagione in corso, Dumitru, girovagando tra serie A e B italiana e il campionato ellenico, ha collezionato tredici gol in quattro stagioni e mezzo. Al Napoli è costato 3,450 milioni di euro considerando le spese compiute sia per il cartellino che per l’ingaggio. Arriva il gennaio del 2011, il Napoli è addirittura in corsa per lo scudetto con il Milan di Ibrahimovic e Thiago Silva. Sul mercato si cerca un difensore mancino, arriva Victor Ruiz dall’Espanyol. E’ un buon rinforzo, ma nella difesa a tre di Mazzarri serviva un giocatore più veloce. Il risultato è che Ruiz non riesce ad integrarsi ma il Napoli comunque porta a casa una plusvalenza di 1,250 milioni cedendolo al Valencia per otto milioni di euro. Nella Liga Spagnola Ruiz sta conducendo una buona carriera, dopo l’esperienza al Valencia è al Villarreal.
QUEL SUDAMERICA ESPLORATO NEL SEGNO DI ALEJANDRO MAZZONI
Da Ruiz a Fideleff, la ricerca del difensore mancino diventa un’ossessione per il mercato del Napoli. Nell’estate del 2011 dal Newell’s arriva Ignacio Fideleff, il cui contratto con il club azzurro scadrà nel 2016. L’argentino ha disputato una sola stagione in maglia azzurra, poi il “vagabondaggio” in prestito tra Parma, Tigre, Maccabi Tel Aviv ed Ergotelis, il club in cui milita in questa stagione. Fideleff, costato complessivamente al Napoli 2,4 milioni di euro, non ha trovato continuità d’impiego in nessuna squadra.
Fideleff, Chavez e Fernandez sono gli acquisti targati Alejandro Mazzoni, cioè curati come intermediario dall’agente di Lavezzi. Chavez è costato cinquecentomila euro per ventuno minuti d’impiego, sarà ricordato dai tifosi azzurri per il suo ingresso in campo a San Siro nella vittoria per 3-0 contro l’Inter di Stramaccioni.
Il flop più significativo si chiama Eduardo Vargas. Arrivò nel gennaio del 2012 per 12 milioni, doveva sostituire Ezequiel Lavezzi, in partenza verso il Paris Saint Germain ed, invece, si è rivelato inadeguato per il calcio italiano e per un club di vertice come il Napoli, che ha tirato fuori complessivamente tra cartellino e ingaggio, al netto dei soldi ricavati per i prestiti, 11,9 milioni di euro. Il contratto di Vargas scade nel 2017, è al Qpr alla sua terza esperienza in prestito, dopo le avventure al Gremio e al Valencia, che hanno scelto di non riscattarlo. Dall’Inghilterra arrivano buoni segnali, a fine stagione potrebbe esserci finalmente il riscatto che potrebbe permettere al Napoli di recuperare almeno una parte del denaro investito.
Da Vargas a Fernandez, dal flop più pesante alla plusvalenza più importante. Il Napoli, nel calcolo di quanto investito per l’acquisto dall’Estudiantes e quanto raccolto con la cessione allo Swansea, ha ricavato 3,5 milioni di euro con il difensore argentino valorizzato da Benitez.
DA RADOSEVIC A LIIVAK, QUANDO LO STRANIERO NON FA LA DIFFERENZA NEANCHE IN PRIMAVERA
Tre milioni e settecentomila euro, è questa la cifra complessiva spesa dal Napoli per quattro giovani di prospettiva: Radosevic, Novothny, Lasicki e Liivak. Lo scouting ha aperto le frontiere del settore giovanile del Napoli, che negli anni precedenti era formato solo da ragazzi napoletani, l’unica eccezione era il calabrese Fornito. In quel periodo si sono formati Insigne, Izzo, Sepe, Maiello, Ciano, ragazzi che giocano stabilmente in Serie A o B, cresciuti nel vivaio del Napoli, che li ha pagati pochissime migliaia di euro. Radosevic è il colpo più costoso, è arrivato nel gennaio del 2012 per tre milioni di euro e percependo un ingaggio di 250 mila euro a stagione. Ha cominciato nella Primavera che arrivò in finale di Coppa Italia, tranne l’esordio contro il Lecce alla Viareggio Cup, non ha mai fatto la differenza nel gruppo di Saurini. In prima squadra il mediano croato ha totalizzato nove presenze per un totale di 130 minuti complessivi.
Novothny, Lasicki e Liivak rappresentano i rinforzi specifici per la Primavera, quelli da far crescere e poi far entrare gradualmente nel giro della prima squadra. Novothny e Lasicki sono in Lega Pro rispettivamente al Sudtirol e al Gubbio e sono ben lontani da un possibile ritorno al Napoli, Liivak è stato addirittura svincolato dopo non aver mai convinto nel gruppo di Saurini, segnando addirittura solo tre gol in una stagione e mezza.
Non è vero che con gli stranieri si risparmia, soprattutto riguardo ai giovani. L’acquisto di Jacopo Dezi, nel bilancio del Napoli, rappresenta una spesa complessiva considerando l’investimento compiuto dal Crotone per riscattare la metà del cartellino: ben settantamila euro. Inoltre il centrocampista abruzzese classe ’92 ha avuto un buon successo tecnico, considerando le convocazioni in Under 21 e la chiamata di Prandelli per la Nazionale maggiore. Il Napoli lo sta valutando, probabilmente non rientrerà nella rosa azzurra per la prossima stagione poiché non ha i parametri giusti per far parte dei quattro ragazzi prodotti dal vivaio ma può fruttare sul mercato altro denaro con una cessione a club di A o di B.
RAFAEL, BRUNO UVINI ED HENRIQUE, I 17,3 MILIONI DI EURO MADE IN BRASIL
Bye bye Argentina, nell’estate del 2012 i radar del mercato del Napoli si spostano dalla terra di Lavezzi al Brasile. Il primo rinforzo è il difensore Bruno Uvini, costato complessivamente 3,3 milioni di euro e finora con la maglia azzurra ha totalizzato solo due presenze. Da gennaio 2013 è andato in prestito prima al Siena e poi al Santos ma nessuno di questi due club ha deciso di riscattarlo. Dal 1 Gennaio è rientrato a Napoli e cerca una sistemazione soprattutto in Brasile. Di spessore superiore gli altri due acquisti, Rafael Cabral ed Henrique Adriano Buss. Rafael è stato pagato dal Napoli cinque milioni di euro, si arriva a 7,4 di spesa complessiva considerando l’ingaggio elargito in queste due stagioni. Ottimo portiere, con dei limiti da poter superare, ha pagato l’infortunio subito e il peso dell’eredità di Reina. Poteva essere gestito meglio, magari mandandolo in prestito in estate ma era difficile non dargli fiducia dopo alcuni sprazzi positivi della scorsa stagione.
La fase difensiva è il cruccio del Napoli di Benitez, che ha la retroguardia più battuta tra le prime otto in classifica, ed un anno fa il rinforzo per migliorare il reparto fu Henrique Adriano Buss proveniente dal Palmeiras. Venticinque presenze in una stagione e mezza, molte gare disputate da esterno destro basso, nonostante sia arrivato come difensore centrale, il Napoli ha investito complessivamente 6,5 milioni di euro tra cartellino e ingaggio, probabilmente si poteva trovare di meglio. In un reparto che presenta Henrique e Britos, che va in scadenza a giugno, come alternative ad Albiol e Koulibaly, aver perso Izzo per pochi spiccioli è una scelta incomprensibile.
L’ERA MODERNA, DAGLI SVINCOLATI ALLE SPERANZE ZAPATA E KOULIBALY
E’ abbastanza evidente che Benitez sfrutti meglio la rosa a sua disposizione rispetto a Mazzarri che puntava soprattutto sui quattordici-quindici titolarissimi, così tutti i calciatori hanno più chance di mettersi in mostra. Zapata, dopo le difficoltà iniziali, è riuscito a trovare spazio e anche ad avere nella stagione in corso una buona media gol in relazione ai minuti segnati. Non può essere il vice-Higuain, non ha le caratteristiche per farlo, è un’alternativa diversa in termini tattici all’argentino e soprattutto, con il denaro investito, probabilmente si poteva arrivare a giocatori più pronti e in grado di dare subito buone garanzie quando bisognava sostituire l’ex Real Madrid. Il centravanti colombiano è costato finora al Napoli 9,2 milioni di euro, una cifra molto importante.
Koulibaly è una speranza, è stato pagato 8,8 milioni di euro ma ha dei mezzi fisici che possono in prospettiva farlo crescere molto. Presenta dei limiti tattici e tecnici evidenti ma con Benitez può migliorare molto e magari rappresentare la terza plusvalenza degli acquisti voluti dallo scouting. Gli infortuni di Rafael e Mesto nella scorsa stagione hanno spinto gli osservatori del Napoli a cercare anche tra gli svincolati. Sono arrivati Reveillere e Doblas, il primo ha dato il suo contributo considerando che l’esborso complessivo è stato di 350 mila euro mentre il portiere spagnolo ha totalizzato solo due presenze, sarebbe stato più giusto dare fiducia all’estremo difensore della Primavera Nikita Contini.
Nel nostro grafico, nell’approssimazione inevitabile di certi calcoli e senza considerare l’ammortamento della spesa elargita per l’acquisto del cartellino dei calciatori durante le stagioni in cui sono sotto contratto, abbiamo calcolato 58,550 milioni di euro d’investimento complessivo per giocatori che molto spesso non hanno reso secondo quanto suggeriva il valore di certe spese. Compiere scelte diverse avrebbe forse permesso al Napoli di raggiungere risultati sportivi più importanti di quelli già ottenuti. C’è poi una filosofia aziendale da trasformare: “buttare” qualche soldo in meno per le “scommesse” e investire a lungo termine su strutture e settore giovanile potrebbe accrescere il valore complessivo del club.
Ecco il grafico:
A cura di Ciro Troise
Grafico di Stefano D’Angelo
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