Con le polemiche riguardanti la finale dell’Olimpico ancora vive e con il San Paolo squalificato per due partite, il Napoli si appresta a giocare l’ultima trasferta dell’anno. Ad ospitare gli azzurri, vincitori della Coppa Italia e sicuri del terzo posto, sarà la Sampdoria. Ci piacerebbe tantissimo parlare di campo, della rivalità con i doriani ed anche, perché no, del gemellaggio con i cugini genoani. Ma in questi giorni ne abbiamo sentite tante, troppe. Ed ormai il campo, il gioco, i moduli e i gol, passano in secondo piano.
Genova, la Lanterna, il Marassi. Evocano calcio, il suddetto gemellaggio, e diverse partite da incorniciare. Ma è lo stesso Marassi ad imporre una lucida riflessione sulla strada che sta prendendo il calcio. Lungi da voler fare vittimismo, come molti ci accusano, e lungi dal voler accusare una delle due tifoserie di Genova, alla luce degli avvenimenti di questi giorni è legittimo chiedersi alcune cose. Proprio la città ligure è stata, nel recente passato teatro di alcuni episodi che, sempre alla luce di quanto successo a Roma e di quanto addebitato a Napoli e al Napoli, meritano di essere rivalutati.
Genova celebre per essere stata teatro di una particolare richiesta. Gli ultras del Genoa chiesero ai loro giocatori di togliersi la maglia. Il Grifone perdeva 4-0 contro il Siena e i tifosi al grido di “indegni” imposero ai calciatori di spogliarsi e di consegnare le maglie. Tutto rientrò solo dopo la trattativa tra Sculli e un capo ultrà del Genoa. Un momento, ho detto trattativa? Veramente ho detto trattativa? Mi stupisco da solo. Quindi le “trattative” tra giocatori ed ultras non sono prerogativa solo dei napoletani. Anzi, magia di internet, ripescando le dichiarazioni di Abete, sembra che il capo della Figc in un certo senso “appoggiasse” quella trattativa. Si complimentò addirittura con Sculli. E la mano pesante? Ci fu e non ci fu. Il Genoa se la cavò con una multa, mentre gli ultras furono più sfortunati, beccandosi una decina di Daspo (anche lì serviva il capro espiatorio). Abete comunque disse che le regole c’erano già, bisognava solo applicarle. Niente sanzioni create dal nulla come nel caso del Napoli.
Genova comunque è anche lo stadio di Ivan Bogdanov, il Terribile per gli amici. L’uomo che bloccò Italia-Serbia del 2010. Anche lì momenti concitati, anche lì una mezza trattativa. E poi il nulla. Bogdanov infatti verrà arrestato a Belgrado, ma non per i fatti di Italia-Serbia (poi vinta dagli azzurri a tavolino), bensì per questioni legate alla partita di basket Stella Rossa-Partizan del 2006. Insomma un’altra prova di fermezza e vigore del nostro calcio (ma tanto che importa, il 3-0 a tavolino l’avevano guadagnato).
Ma veniamo alle note dolenti. Genova è anche parte di quel grande scandalo del Calcioscommesse. E’ infatti un Lazio-Genoa 4-2 ad essere tra le gare imputate nello scandalo che nel 2011 sconvolse l’Italia pallonara. Uno scandalo che, dilagato a macchia d’olio, arrivò a coinvolgere moltissime squadre di A e moltissimi tesserati. Celebri le accuse a Conte, o gli arresti di Doni e Mauri, così come la gogna mediatica che il povero ed innocente Criscito dovette subire, saltando anche l’Europeo.
Come detto non stiamo minimamente accusando i tifosi di Genoa e Sampdoria. Il nostro articolo è rivolto solo ed esclusivamente contro un determinato sistema calcistico che, nei casi sopraccitati, ha mostrato una mano ben più lieve rispetto a quanto accaduto col Napoli. E se per i primi due episodi possiamo anche sorvolare, sul Calcioscommesse ci sentiamo in dovere di prendere una posizione. Lo scandalo è ancora lontano da una conclusione. E il calcio nostrano ha mostrato di essere invischiato in un sistema di corruzione ben più ampio dei confini italiani. Ma in tutto ciò, e di fronte ad altri mille motivi che spingono la gente ad allontanarsi dal calcio, lo stesso calcio si è sentito in dovere di colpire solo ed esclusivamente il Napoli, nella persone dei suoi ultras. Come se realmente fossero solo gli ultras, in particolare quelli napoletani, il vero, unico e solo problema del calcio. E’ come mettere i cerotti su di una gamba fratturata. E mentre i vertici incravattati del pallone puntano il dito nei confronti della Carogna, nei confronti di Napoli e dei napoletani, altri scandali sono pronti a venire a galla. Ci scommettiamo (legalmente, specifichiamolo)
Sperando che il Marassi, ultima trasferta del Napoli, possa riaccendere la memoria delle elitè pallonare, possa far venire loro in mente cosa negli ultimi anni è successo, e possa far finalmente rendere loro conto dei veri problemi del calcio. Se non lo vogliono capire pazienza, ma ricordate: non ci sarà sempre una Carogna da sbattere in prima pagina.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro