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Due anni dopo… stesso posto, stessa storia. Ma stavolta non c’è notizia!

Dopo gli incidenti che costarono la vita a Ciro Esposito, la finale di Coppa Italia è segnata da altri due feriti

Abbiamo ancora tutti sotto gli occhi le tragiche immagini del prepartita di Napoli-Fiorentina finale di Coppa Italia di due anni fa. L’assalto al pullman del Napoli, la confusione che ne derivava e poi quel rumore sordo di spari. Poco dopo si scoprì che quel colpo di pistola aveva colpito Ciro Espostito. Un colpo che, le indagini lo stanno ancora appurando, sembrerebbe essere partito dalla pistola di Daniele ‘Gastone’ De Santis, un passato da ultrà romanista e amicizie in diversi ambienti politici dell’estrema destra romana.

Due anni dopo stesso posto, stesse scene. Fortunatamente con un finale meno tragico. Stavolta giocano Milan e Juve. Sempre finale di Coppa Italia, sempre Olimpico di Roma. Il pullman dei rossoneri si ferma nel quartiere Prati. Dicono che sia stato colpito da qualcuno (anche se i testimoni al momento smentiscono). Dal pullman scendono alcuni tifosi milanisti. Entrano in un bar ed uno di essi accoltella due persone la cui unica colpa sembrerebbe quelle di essere tifosi juventini.

Due anni dopo, ancora una volta, siamo costretti ad assistere all’ennesima potenziale tragedia (stavolta solo sfiorata). E all’ennesimo buco nell’acqua da parte di chi dovrebbe garantire la sicurezza di quella che è a tutti gli effetti una manifestazione sportiva, ma che puntualmente rischia di diventare una guerra tra bande. La particolarità stavolta è che tutto sembra passare in sordina. Non c’è il morto, non c’è notizia. Qualche trafiletto sui giornali, qualche riga scritta su qualche sito che si perderà nell’oceano del web e pochi minuti di servizio al telegiornale. Nessuna prima pagina, nessuna condivisione virale, nessuna apertura di telegiornale nazionale. Per fortuna non c’è il morto, e quel “per fortuna” lo sottolineiamo. Ma ciò non elimina il problema, al massimo lo nasconde (e nemmeno troppo bene).

Se il gesto dello pseudo-tifoso del Milan non ha portato a conseguenze particolarmente gravi per i due sfortunati juventini questo è solo un bene. Ciò che invece non è un bene è che per la seconda volta nel giro di tre anni la finale di Coppa Italia finisce per essere contornata da fatti non proprio calcistici. Solo che due anni fa, con la tragedia di Ciro Esposito, la notizia balzò agli onori della cronaca nazionale. Adesso invece la notizia diventa qualcosa di secondario, da dare per dovere di cronaca.

C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare. La macchina del fango che si mosse nei momenti successivi a ciò che accadde nel 2014 fu un qualcosa di rilevante. Nelle ore, nei giorni e nelle settimane successive fu costruito attorno al fatto una narrazione atta a far passare il gesto di Gastone come secondario rispetto alla “colpa” dei napoletani. Le infamanti e infondate accuse rivolte a Ciro Esposito e alla famiglia, solo perchè di Scampia, basate sulle più becere e retrograde teorie lombrosiane assunsero toni quasi grotteschi. E mentre lo stesso Ciro lottava in un letto d’ospedale decine di sociologi da salotto si interrogavano sulla maglia di Genny ‘a Carogna e sui fischi all’inno italiano. Oggi niente di tutto questo. Solo generici riferimenti qua e là al tifo degli aggressori e degli aggrediti. E chi allora si apprestava a sciorinare il suo repertorio di stereotipi su Napoli e sulla napoletanità adesso, siamo certi senza dolo, si tiene ben lontano dall’intervenire o dal commentare la vicenda.

Non c’è la tragedia, non cè il mostro da sbattere in prima pagina, non c’è la possibilità di rimpolpare la vulgata secondo la quale è sempre Napoli ad essere nel torto. C’è però qualcosa di ugualmente preoccupante: l’inadeguatezza di quell’apparato che in teoria dovrebbe garantire che una manifestazione sportiva resti soltanto una manifestazione sportiva. L’ennesima prova della superficialità con la quale in Italia si affrontano certi fenomeni. Il pensiero malato per il quale tutto va bene, con indolente inerzia, fino a quando non scappa la tragedia. Ed anche dopo che la tragedia è accaduta si cerca di nasconderla dietro la Carogna di turno.

Ma non sempre c’è un mostro da sbattere in prima pagina o una Napoli da sputtanare. E prima o poi questo paese dovrà fare i conti con le sue problematiche, le sue inadeguatezze e le sue criticità. Sperando che questo esame di coscienza all’italiana succeda prima della prossima tragedia…

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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