Allora ricapitoliamo. Nell’arco degli ultimi 12 mesi abbiamo assistito nell’ordine: ad un candidato alla presidenza della Federcalcio (che poi è stato eletto) che fa un’infelice battuta sui giovani extracomunitari nei vivai, alla telefonata in cui un proprietario di due squadre (di cui una ne frattempo promossa dalla Lega Pro alla Serie B) definisce “una disgrazia” le promozioni (sfortunatamente per lui avvenute) di Carpi e Frosinone, al presidente della LND che fa dichiarazioni sessiste ed omofobe (giusto per non farsi mancare nulla) sul calcio femminile e, d’accordo che non fa più notizia, all’ennesimo scandalo sul calcioscommesse.
Dimentico qualcosa? Giusto, il “calcio italiano di m…” di Benitez. Che tanto ha scandalizzato i benpensanti. E che poi, alla fine, tra tutte queste cose è l’unica ad aver avuto una punizione certa. Il proverbiale pugno duro. Lo stesso che poi manca quando volano bombe carta o insulti razzisti sugli spalti degli stadi italiani. Ma che volete farci, il problema è il “calcio italiano di m…”
Ma sapete che vi dico. Forse il tanto bistrattato Benitez non è che poi abbia tutti questi torti. Forse l’avrà detto in una sorta di lapsus freudiano, cacciandolo dalla bocca dopo aver accumulato e visto, lui estraneo alle logiche del nostro calcio, tante di quelle cose che, una volta che tornerà in Premier o in Liga potrà raccontare parafrasando la celebre frase “ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”
Ho visto… ho visto derby spostati dalla sera alla mattina, perché una delle due squadre voleva riposare di più. E ho visto silenzi quando la loro diretta concorrente per la Champions chiedeva la contemporaneità del suo match.
Ah, contemporaneità, che bella parola. Evidentemente poco di moda nel calcio “made in pay-tv” di oggi. No, non ce l’ho con le pay-tv che, dal canto loro seguono un ragionamento semplice: una persona, seduta sul divano, può guardare una sola partita alla volta. Si, può fare zapping o mettere le celebri “Dirette Gol”. Ma, a meno di non accendere diverse tv contemporaneamente, può guardare un solo canale. E se il numero degli spettatori è sempre lo stesso, ognuno di questi può guardare un solo canale e le partite in contemporanea sono dieci diventa logico che il numero di spettatori per singola partita crolla.
Mettetevi nei panni di Murdoch o di Piersilvio (cioè di Sky e Mediaset), il ragionamento fila. Ciò che non fila e la garanzia di regolarità del campionato. Non stiamo dicendo che Roma e Lazio faranno “meglio due feriti che un morto” ma che forse, i palazzi del calcio, dovrebbero impedire che si possa anche solo remotamente pensare di farlo. O almeno ci dessero una spiegazione. Non è che alla richiesta di un presidente di giocare in contemporanea arrivano solo silenzi.
Poi potremmo pensare anche male. Mettetevi nei panni del tifoso medio (e non solo). Che può pensare se una squadra gioca 48h prima e le altre due, qualora questa squadra perdesse, possono tranquillamente decidere di non farsi male? A chiunque verrebbe qualche sospetto. Non era forse meglio prevenire il tutto?
Ah, giusto… prevenire. Ho usato quella parola che a voi non piace. Eh, si. Perché se vi piaceva prevenire e non rattoppare all’ultimo secondo, avreste gestito meglio il calendario fin dall’inizio. Se Higuain non si mangiava caterve di gol o anche se, più semplicemente, gli arbitri contro il Dnipro avessero fatto il loro dovere, la settimana prossima il Napoli era a Varsavia. E Juve-Napoli? Di venerdì. Che poi è anche un po’ colpa della Juve visto che andando in finale di Champions ha anticipato quella di Coppa Italia che a sua volta ha scatenato la voglia di rinvio del derby romano da parte della Lazio.
Insomma troppe variabili. Variabili che però voi, che fate i calendari e che, in teoria, sareste anche pagati per portare avanti nel modo corretto il calcio, dovevate tener conto. Non possiamo sempre, ogni volta, mettere una pezza qua e una pezza là. Perché a furia di mettere pezze c’è chi accontentiamo e chi scontentiamo. E poi le pezze coprono i buchi, non li eliminano.
Insomma facciamola breve. Se Juve-Napoli si gioca il giorno x e il derby il giorno y, possiamo pretendere tutta l’onestà di questo mondo dai calciatori, ma il dubbio (fondato o infondato) ci sarà sempre perché viene minata la cosa principale di un campionato: la sua regolarità. E senza questo principio non avrebbe senso nemmeno iniziarlo a giocare un campionato. La Serie A non avrebbe niente da offrire.
E senza niente da offrire, alle televisioni poi cosa vendi?
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro