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Dall’odore di bruciato del calcio campano ai progetti di De Laurentiis e Benitez

Il segreto è lottare e vincere per cambiare le cose

Cara vecchia Italia del calcio, quante me ne combini! Ma quanta colpa ha la gente minuta, spicciola, il tifoso, l’appassionato, il giocatore in se per se? E quanta altra invece il dirigente? Colui che dovrebbe condurre e non conduce, colui che dovrebbe fissare il tema e non fissa? E in certi luoghi, dove pure dovrebbe nascere lo sport, che odori si percepiscono? Sono centri di sport o sentine puzzolenti? Non sono bastati gli arresti del calcio scommesse degli anni 80 e poi il toto nero, quindi Calciopoli, adesso Scommessopoli. Come fa male vedere ammanettare i CALCIATORI ad uno come me che ha passato una vita sui campi di calcio, da quelli polverosi della mia gioventù ai sintetici di oggi: Signori, Doni, Gervasoni, Paoloni e Andrea Masiello.

Maneggioni, perfidi, ben protetti, spiano e speculano. Su tutto e con un cinismo, e una disonestà che li sta portando in carcere. Il lavoro instancabile dei PM Salvini, Narducci, (per un pò Assessore al Comune di Napoli),Beatrice, quelli di Bari e di Cremona ed altri è orientato proprio su costoro. Maneggione (o accattone) però non è l’ex giocatore che per sbarcare il suo difficile lunario, gira ed osserva; maneggione non è il tecnico rimasto senza posto e quindi adattatosi a scoprire talenti; questi fanno parte del mondo dello sport, vi appartengono di diritto; devono restarci. Maneggione è colui che coltiva le simpatie del presidente – fesso, spacciandogli per vere mille menzogne, falsando la realtà; maneggione però finisce con lo essere anche il presidente che si fida troppo di lui!

C’entra in questo discorso anche la Lega? Serie A, Serie B, Professionisti, la Lega Pro (ex serie C), l’Interregionale (oggi Serie D), la Dilettanti ed i suoi tantissimi Comitati Regionali, Provinciali e Locali, che sia? Per carità! Ma se questi organismi non operano selezioni, se non aiutano, ad esempio, i tecnici ed i giocatori locali ad essere utilizzati, se si prestano al caos che esiste, si fanno corresponsabili dello andazzo e allora conviene intervenire.

In Italia c’è odore di bruciato ma non nelle società, non nei giocatori, non in alcuni dirigenti, non nei veri talent scout, o nei manager seri, ma in un “giretto” ormai individuato e quindi quasi in fuori gioco. Accade in qualsiasi parte d’Italia, compresa la Toscana e la Lombardia, con rispetto parlando; ma quel che accade qui subisce modifiche, stravisamenti, piccole, delicate ma importanti violenze. Il pinco che parla con palla, è fatto comune: ma da noi la speculazione è diventata legale.

E non vado a parare dalle parti del moralismo, ma dalle parti dello sport che va difeso. Dalle parti del calcio che sta andando a puttana, per colpa innanzitutto di alcuni dei suoi dirigenti più noti.  Molti di loro, infatti, sono trascinati davanti ai Tribunali di Napoli, Bari, Cremona, Roma e Torino, scandalizzando e facendo gridare con le loro autorevoli voci Oliviero Beha, Marco Travaglio, Aldo Agroppi e, dulcis in fundo, Zdenek Zeman, attenti osservatori non solo delle tattiche del calcio ma anche dei dibattimenti giudiziari.

Cara vecchia Napoli, dici che faccio del moralismo spicciolo? Manco a pensarlo. Cerco di dire la verità, convinto come sono che solo le troppe verità taciute fino a oggi, ci hanno sconciato come sappiamo e vediamo. Dici che non cambia niente? Non è vero. Tante cose ho visto cambiare in 44 anni e passa di giornalismo, al servizio appunto del vero.

Ma non bisogna cedere. Questo è il segreto. Bisogna saper lottare e vincere. Come vinse Mauro Bencivenga, il mio capitano di un lontano Casoria in C2. Ha lottato, in una terra lontana, in Albania, da allenatore del KF Tirana, ha vinto lo scudetto di quella Nazione. E gli sono arrivati oltre i miei auguri  quello dei suoi allievi del 1999, cioè Daniele De Rossi, D’Agostino, Pepe, Bovo, Lanzaro e quelli di Damiano Tommasi, un grandissimo che l’Italia che cambia ha eletto a Presidente dell’Associazione Italiana Allenatori.

Il mercato del calcio meridionale è prima che una mia invenzione una necessità sociale immediata. L’ho detto, sperando che arrivi  a De Laurentiis e a De Laurentiis, spero, gli venga il prurito di volerlo organizzare lui!  In Villa Comunale, a Mergellina oppure all’Hotel Jolly di via Medina, a fianco alla Chiesa sconsacrata dove nascerà il Museo del Napoli.  Tante sono le locations. Lo spero.

Cannavaro, Borriello, Di Natale, Nocerino,Insigne, Ciano, Maiello, Floro Flores, Criscito, Lodi  e  Quagliarella mi fanno sperare che, adesso, tutti scoprano il calcio di casa. Perfino, il vulcanico Aurelio…. E non credo, spero per lui, sia disposto a far esplodere altre guerre. Non gioverebbe, del resto, all’ uomo di azione. Si ritroverebbe solo. E, noi tutti, invece, intendiamo rispettare i suoi trionfi. De Laurentiis ha dimostrato in questi anni del suo ritorno a Napoli di essere davvero bravo ma appartiene a quella categoria di campani (è di Torre Annunziata ndc) che si ritiene decisamente più furba di tutti. Se si ostina, come sembra che stia facendo, cadrà miseramente, come sono caduti tanti prima di lui (Fiore, Ferlaino, Corbelli, Naldi, Gaucci etc.).

Una nuova classe di dirigenti sportivi è pronta. Vi fanno parte……………………………: apriamo le porte ma diciamo loro di continuare ad avanzare nello sport non più con le astuzie e gli inghippi ma con l’intelligenza. Lo sport non è una gara tra furbi ma tra gente sana. E, poi, noi non aduliamo ma con onestà critichiamo. Che capiscano costoro che saranno rispettati se sapranno rispettare. Che vinceranno se sapranno lottare. La cara, vecchia Campania, Napoli, il Sud tutto, hanno bisogno di un pizzico di amore e di onestà con lo sport.

Vogliamo concederlo?

Concedetemi un saluto, prima di chiudere questo pezzo, alle Curve A e B, a don Aniello Manganiello ed a quella che sarà sempre  la sua Parrocchia (Don Guanella, via Ghisleri e Scampia), ai giovani campioni del Napoli, cioè Insigne, Callejon, Hamsik, Inler, Higuain, con i difetti e le bizze della loro giovane età e poi, un pensiero, affettuoso e sportivo a tre grandi campioni: Antonio Ghirelli, Franco Mancini e Giorgio Chinaglia.

 

Nando Troise

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