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Armando Izzo

Da Scampia al San Paolo, la strada tortuosa di Armando Izzo. Un sogno interrotto quest’estate, ma lunedì…‏

La storia di Armando Izzo, difensore del Genoa, pronto finalmente a tornare al San Paolo

Scampia e il San Paolo sono divisi da 13km, circa un 20 minuti di macchina o un’oretta se vuoi prendere l’autobus e sei fortunato. Certe vuole però Scampia e il San Paolo sono lontani anche 10 anni, perché certe volte per raggiungere lo stadio di Fuorigrotta non basta mettersi in macchina o aspettare, se ti va bene, un autobus sgangherato che ti porta allo stadio. Certe volte per raggiungere il San Paolo da Scampia, devi girare molto più a lungo, per molto tempo.

Se ti chiami Armando Izzo questo tuo giro corrisponde a Trieste, Avellino e Genova. Con quel passaggio che ti doveva portare al San Paolo partito più di 10 anni fa. Se sei di Scampia e hai 9 anni le possibilità di divertirti non sono molte. Anzi, per evadere da quella realtà, c’è solo un modo: un pallone, due porte improvvisate e partitelle che vanno dagli 1vs1 fino a mega-incontri con anche 15 amici per squadra. Se hai talento si vede, o almeno lo lasci intravedere. I tuoi amici ti scelgono sempre nella loro squadra, alla prima chiamata dopo il “tocco”, e i vecchietti in maniera sibillina, guardandoti giocare, esclamano “’o guaglione è forte”. Ma tutto questo non basta, ci vuole anche l’occasione giusta, quel passaggio che da Scampia deve portarti al San Paolo.

La sfortuna purtroppo si accanisce su di lui. La morte del padre è un duro colpo che abbatterebbe chiunque. Il calcio in quei momenti diventa non secondario, ma l’ultimo dei pensieri. E la voglia di calciare un pallone d’improvviso scompare. C’è però uno zio ben addentrato nel mondo del calcio. “Vieni a giocare nell’Arci Scampia” dice ad Armando un giorno. La voglia di tornare a giocare c’è, ma a mancare sono comunque i soldi. Mancano anche per comprare le scarpette per giocare a calcio. No problem, gli fanno sapere dall’Arci Scampia, ce lo vediamo noi. Ed in effetti fu così. Ogni volta che Izzo era sul punto di mollare arrivava il ripensamento, il “tieni duro” che tanto serve in questi momento.

In quel momento la strada di Izzo si incrocia con quella del Napoli. Lo fa per ben due volte. Una prima volta approda a Napoli prima del fallimento. Pochi mesi, poi le strade si separano. Il San Paolo sembra non essere la sua meta, la sua destinazione. Eppure il destino ha in serbo una sorpresa. Izzo è sempre combattuto tra il ritirarsi e il continuare la sua avventura nel mondo del calcio. Le difficoltà economiche pesano e non poco, e più di una volta è sul punto di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo. Ma c’è di nuovo il Napoli alla finestra. Santoro, allora responsabile del settore giovanile azzurro, chiama l’Arci Scampia. Izzo torna al Napoli, definitivamente questa volta.

Ed ecco che compaiono due persone che saranno fondamentali per il suo futuro da calciatore. Il primo e Felice Mollo, allora allenatore dei Miniallievi regionali. Attorno ad Izzo c’è scetticismo, molti ritengono che non abbia un fisico adatto. Ma Mollo crede in lui, così come crede n lui il dirigente Cristiano Mozzillo, che arriva addirittura a convincere in prima persona Izzo a non smettere e a presentarsi agli allenamenti. La seconda persona che sarà determinante per Izzo e Paolo Palermo, agente di calciatori. Lo vede ad un torneo ad Arco di Trento e subito capisce che quel ragazzo “si farà”. Palermo arriva a prendere la situazione come quasi una sfida personale, arrivando ad accompagnare personalmente Izzo agli allenamenti.

Oramai il ragazzo è stabilmente nelle giovanili del Napoli. In Primavera ben figura e quando il suo vecchio mister Mollo lo chiama nella Berretti non ci pensa su due volte e va a dare una mano al suo ex allenatore, aiutandolo a vincere il campionato. Arriva anche il momento della convocazione in prima squadra. È il 2010 e Mazzarri lo convoca per il ritiro a Folgaria. Non ha neanche i soldi per comprarsi un paio di scarpe da calcio. Ancora nessun problema, ci pensa Mazzarri che chiede al preparatore dei portieri Nunzio Papale di comprargli un paio di scarpette nuove. Lo stesso Izzo dirà che “quel ritiro è come se lo avesse pagato Mazzarri”

Da lì in poi è un crescendo di soddisfazioni. Prima la firma sul contratto, poi il prestito alla Triestina. Gioca poco, è vero, ma si mette comunque in mostra e, quando la società è sull’orlo del fallimento, l’Avellino non ci pensa due volte a prenderlo. In Irpinia arriva l’esplosione. Due anni e mezzo, con 64 presenze e 2 gol. Titolare fisso sia nella promozione in B sia nel buon campionato nella serie cadetta, dove si mette in mostra come uno dei migliori giovani difensori del panorama italiano.

A questo punto la logica conclusione della storia dovrebbe essere Izzo che torna a Napoli. Il riscatto del Napoli, la partenza per Dimaro, la fiducia di Benitez e il San Paolo che diventa gradualmente casa sua ma invece non è così. Il sogno di Izzo di tornare a Napoli si infrange davanti a 200mila euro. Tanto è il prezzo con il quale l’Avellino lo riscatta alle buste, cedendolo poi al Genoa. Forse se la norma sui 4 del vivaio fosse passata con un anno di anticipo il Napoli avrebbe fatto uno sforzo per trattenerlo. Fatto sta che non ha creduto in lui, o meglio non ha creduto che potesse valere più di 200mila euro.

E così da Avellino a Genova, sponda rossoblù. Il sogno della maglia azzurra si infrange in quelle buste delle comproprietà. Ma come detto il destino riserva molte sorprese. Ed una storia come quella di Armando Izzo non poteva concludersi per 200mila euro. Il sorteggio per il calendario ci mette del suo. La prima giornata accoppia Napoli e Genoa. Ma Izzo non  è pronto, deve ancora inserirsi, deve ancora scalare le gerarchie di Gasperini. Il suo esordio contro il Napoli è praticamente impossibile. Tranquilli, l’andata è al Ferraris. Ci sono altre 18 gare in cui Izzo convince Gasperini. Esordio e primo gol in A. Ora si può giocare al San Paolo, con la concreta possibilità di calcare finalmente quel terreno di gioco. La maglia è però quella rossoblù. Non importa, il destino forse fra qualche anno interverrà per scrivere un finale diverso, un finale sempre al San Paolo, un finale magari un po’ più azzurro. 

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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