In principio fu Maurizio Gaudino, attaccante italo-tedesco degli anni ’80. Quasi 100 gol in circa 20 anni di carriera, divisa tra una decina di squadre della Bundesliga. Ma ai tifosi napoletani quel nome evoca una partita nello specifico. Un dolce ricordo. La doppia fine Napoli-Stoccarda della Coppa Uefa 87/88. Quella alzata da Diego al Neckarstadion di Stoccara. Alzata davanti a 67mila spettatori, di cui una buona parte figli di quella grande emigrazione che tra gli anni ’50 e ’60 da Napoli e dal Sud Italia di diresse verso il Nord Europa.
Gaudino era figlio di quella generazione. La stessa generazione che l’Italia mandava a morire nella miniera di Marcinelle in cambio di forniture di carbone dal Belgio. Valigia di cartone e biglietto di sola andata. Belgio, Germania, Svizzera, Olanda, Stati Uniti, Australia. E da figlio di napoletani emigranti si tolse anche il piccolo sfizio di segnare il primo gol di quella finale. Fortuna, per il Napoli, che valse praticamente a nulla. Il 2-1 del San Paolo e il 3-3 di Stoccarda regalarono ai Diego e compagni la prima gioia europea della storia azzurra.
Sono passati quasi 20 anni. E dal gol di Gaudino siamo arrivati al gol di Bertone. Young Boys-Napoli, girone di Europa League. Un gol che getta nello sconforto gli azzurri, li massacra psicologicamente. E a metterlo a segno, scherzo del destino, è uno che ha le sue origini a pochi chilometri da Napoli.
Leonardo Bertone, nome e cognome italianissimi, sangue campano nelle vene. I genitori emigranti originari della provincia di Salerno. E il primo gol in Europa proprio contro quella squadra che, se il destino fosse andato in modo diverso, avrebbe potuto essere la squadra del suo cuore. Il Napoli punito da un campano, campano come l’allenatore dello Young Boys. Uli Forte, anche lui di origini salernitane. Tecnico che non ha mai fatto mistero di aver speso gli anni della sua gioventù nel mito di Maradona e di quel Napoli. E siamo sicuri che tra le sei lingue parlata fluentemente dal tecnico ci sia posto anche per qualche parola in napoletano.
Uno Young Boys a tinte azzurre. Perché oltre a Bertone e Forte anche Moreno Costanzo può vantare origini napoletane. Il padre era di Lusciano, 30 km da Napoli. Per lui all’andata ci fu un doppio gravoso compito. Fermare il Napoli in campo e procurare i biglietti ai moltissimi suoi amici meridionali che quella partita non volevano assolutamente perdersela.
Sarà partita speciale anche per Raphael Nuzzolo. Già, perché, come potete facilmente intuire, anche le sue origini sono meridionali. E lui non fa neanche mistero di tifare Napoli. Anzi, parole sue, ogni volta che scende in vacanza al Sud, ne approfitta per comprarsi la maglia azzurra. Ammira Callejon ed Higuain, ma per il momento, all’andata gli ha dato più che un dispiacere.
Tre più il tecnico che fanno, paradossalmente, dello Young Boys una squadra più napoletana del Napoli stesso. Ma l’amarcord di campani d’origine che incontrano il Napoli non si limita solo al celebre Gaudino e ai tre italo-svizzeri. Ce ne sono altri.
Il più celebre e il più recente è senz’altro Diego Armando Contento. Un nome, una storia. Figlio di emigranti di Casalnuovo, deve il suo nome proprio a Diego Maradona. Nato proprio nei giorni del secondo Scudetto azzurro, può già vantare diversi trofei con la maglia del Bayern Monaco, oltre a due sfide con gli azzurri nella Champions del 2011/12, prima del trasferimento quest’estate al Bordeaux.
E non è escluso che in futuro possano esserci altri incontri tra il Napoli e i suoi emigranti. Perché se c’è qualcosa che sembrano saper fare bene gli emigranti di seconda generazione è proprio giocare a calcio. Solo in Bundesliga c’è un folta colonia napoletana. Dal giovanissimo figlio d’arte Gianluca Gaudino, 96’ di bellissime speranze, che vanta già 3 presenze col Bayern di Guardiola, passando per i più anziani fratelli Caligiuri, da diversi anni in pianta stabile in Bundesliga. Menzione anche per Stefano Celozzi, difensore del Bochum, con un passato allo Stoccarda e al Bayern Monaco, e per l’ex Borussia Giovanni Federico.
Insomma quella dei calciatori campani figli di emigranti è una lista lunga. E certamente tutti i nomi non possono essere menzionati in un solo articolo. Resta però la certezza di un popolo, quello napoletano, che prima è stato costretto ad emigrare, ma poi è riuscito ad inserirsi, fino a diventare “eccellenza” in terra straniera, diventare ciò che in Italia non era possibile. Gaudino, Forte, Contento, l’espressione calcistica di un popolo che riesce a dare sempre il meglio di sé, spesso e volentieri lontano dalla propria terra.
E nello stretto e goffo napoletano della celebre intervista di Gaudino dopo Napoli-Stoccarda la consapevolezza che le radici, calcistiche e non, sono sempre importanti. “’O Napulitano ‘o truove pe’ tutte ‘e parte”, anche su di un campo di calcio…
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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