Quando Nikola Maksimovic nacque a Bajina Basta il 25 novembre 1991, esisteva ancora la Jugoslavia. Da pochi mesi Slovenia e Croazia erano indipendenti e qualche tempo dopo anche la Bosnia avrebbe dichiarato la secessione. Bajina Basta si trovava, e si trova tutt’ora, sull’altra sponda del fiume Drina. Quello che un tempo segnava il confine tra Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente, e che divide la Serbia dalla Bosnia Erzegovina.
Maksimovic è uno che di linee e confini se ne intende. Fa il difensore e il suo compito, se vogliamo utilizzare un’immagine figurata, è quello di essere un confine invalicabile tra le speranze di gol degli attaccanti avversari e la paure di non prenderlo del proprio portiere.
Bajina è piccola come città, 20mila abitanti scarsi, e ben presto diventi il ragazzino “più forte del paese”. Così ti fai la valigia e prima il Kosmos e poi lo Sloga sono le tappe intermedie che ti portano allo Sloboda e all’esordio con i professionisti. Ma si sa che in Serbia esistono solo due grandi squadre. I migliori giocano il Derby Eterno, o sei del Partizan o della Stella Rossa, il resto è poca cosa. Maksimovic va alla Stella Rossa per circa 300mila euro. Non un’enormità, ed infatti ripaga ben presto l’investimento. Con il glorioso club di Belgrado, l’unico nel calcio serbo ad aver vinto la Coppa Campioni, disputa ben 25 incontri, segnando anche un gol, tanto da essere paragonato ad un big del calcio balcanico: Nemaja Vidic. La sua avventura con la Stella Rossa si conclude però abbastanza presto.
A fine stagione l’Apoel Limassol, squadra cipriota, acquista il 51% del suo cartellino. Un’operazione più finanziaria che tecnica, visto che Maksimovic nel campionato cipriota non ci mette proprio piede. Immediatamente viene prestato al Torino. Prestito con diritto di riscatto, logicamente esercitato dopo una buonissima stagione sotto la Mole. Maksimovic infatti si impone ben presto come una delle migliori sorprese del campionato italiano. In coppia con Glik fa del Torino una delle maggiori rivelazioni del torneo, tanto che i granata, trascinati anche dalle reti di Immobile e Cerci, riescono a centrare una storica qualificazione in Europa League.
Ed anche in Europa Maksimovic dimostra di saperci stare, ed anche bene. Per lui 9 le presenze nella seconda competizione continentale, manifestazione nella quale il suo Torino ha ben figurato. Il passaggio da potenziale scoperta a pezzo pregiato del mercato è assai breve. Lo stesso Cairo si accorge ben presto del suo valore. Offerte al di sotto dei 15 milioni non vengono nemmeno prese in considerazione mentre aumenta la fila delle pretendenti.
Il Napoli ha bisogno di un difensore, di uno bravo, che già conosce il campionato italiano. Le parti si parlano, cercano di venirsi incontro. Ma non se ne fa nulla, in estate la distanza che separa il Napoli da Maksimovic è ancora troppa. Il Torino non abbassa le sue richieste e De Laurentiis non ha intenzione di svenarsi. Si decide così di puntare su Chiriches e di “arrangiarsi” con Henrique. Poi arriva gennaio, Henrique ha la valigia pronta e il Napoli ha numericamente bisogno di un altro difensore. Il nome di Maksimovic è sempre là, sul taccuino di Giuntoli. Napoli e Torino sono pronte a risedersi al tavolo per trattare. Nel frattempo i granata arrivano al San Paolo per giocare Napoli-Torino. Con molta probabilità Maksimovic ritorna a disposizione dopo quattro mesi e mezzo. Con la possibilità che la prossima volta Napoli-Torino la viva dall’altra parte del campo, quella azzurra.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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